dal nostro inviato
FELICE DE SANCTIS
PECHINO — L’anziano cinese seduto su una panca di legno decorata manovra un archetto a mo’ di violino, poggiato sulle ginocchia, che emette un suono armonico: le note dell’opera di Pechino. Un pensionato lo accompagna con le parole, mentre altri anziani e qualche turista incuriosito, attorno a lui, assistono all’improvvisato spettacolo, che si ripete quasi tutti i giorni all’interno dei giardini del Tempio del cielo. IL POTERE DEl NONNI La Cina sta cambiando rapidamente, ma quella antica sopravvive in mille modi diversi: nell’ubbidienza all’autorità, nella maniera di allevare i bambini, nelle abitudini frugali, nella presenza capillare della burocrazia, nella cultura della pazienza e della persuasione, ma soprattutto nel culto della famiglia e degli anziani in particolare. I nonni sono tutt’oggi tenuti in grande onore, il loro parere è sempre richiesto con deferenza. Il «potere dei nonni» è sempre stato forte: in passato il capo del clan familiare ricopriva di solito qualche carica imperiale. Oggi non è cambiato molto e la presenza degli ultra ottantenni alla guida del Paese ne è una conferma. Ma anche nelle campagne l’organizzazione comunista del mondo agricolo segue le antiche tradizioni familiari. Ed è per questo che è accettata. Il funzionario del partito che sovrintende alla comunità è quasi sempre il capo di un clan locale. E i componenti di una squadra di lavoro sono spesso parenti prossimi, a cui si aggiungono, in caso di necessità produttive, quelli più lontani. Un episodio che mi hanno raccontato può rendere l’idea dell’influenza dei nonni nella società cinese e di come spesso con la persuasione si ottengono risultati maggiori che con l’imposizione. Alcuni anni fa una bambina di 10 anni, abitante in un villaggio della Cina Settentrionale, un bel giorno prese la decisione di non andare più a scuola e per sfuggire alla punizione dei genitori, andò a rifugiarsi dalla nonna. Il padre e la madre che continuavano a protestare, furono cacciati dall’anziana donna. Nemmeno il funzionario del partito osò opporsi al suo volere. Per capire l’importanza di questo fatto occorre tener conto che nella Cina post-rivoluzione culturale, la frequenza scolastica è obbligatoria anche per i figli dei contadini più poveri (il tasso di analfabetismo è sceso dall’85% del 1949 al 20% di oggi), e la trasgressione a tale principio è sancita penalmente. Perfino nei cimiteri portano a «passeggio il nonno». Ho visto gente che camminava fra i viali con un’urna funeraria in mano (la cremazione è obbligatoria, altrimenti, per seppellire i morti, non ci sarebbe spazio sufficiente per i vivi): la prelevano dalla tomba e se la portano in giro, improvvisando un misterioso «dialogo» con le ceneri del defunto. Al termine della passeggiata, e del monologo, la ripongono al suo posto dando appuntamento al nonno, ma lo fanno anche con gli altri parenti scomparsi) alla prossima visita. LA FAMIGLIA STRUTTURA PORTANTE Da secoli la famiglia è la struttura portante della società, e ancora oggi le vengono affidati compiti importanti, come quello di controllare il comportamento dei suoi membri e di inserirli nel mondo del lavoro; un operaio che va in pensione può lasciare il suo posto al figlio. «Tre tondi e un suono», fino a qualche tempo fa era questa la massima aspirazione di una famiglia media; e cioè bicicletta, macchina da cucire, orologio da polso e radio a transistor. Ma la nuova sete di benessere ha aggiunto un altro «suono» ai desideri: la televisione. Oggi è in parte soddisfatto con una tv ogni 6,8 famiglie che vivono in città e ogni 53 di quelle che abitano in campagna. Ma i prezzi di questi beni sono ancora alti. Per la bicicletta (di cui la Cina è la massima produttrice del mondo, con oltre 16 milioni di esemplari l’anno) sono necessari tre mesi di salario di un operaio medio dell’industria. E per ottenerla, come per altri beni di consumo, occorre chiedere alcuni buoni allo Stato, che attraverso questo sistema riesce a controllare tutti gli aspetti della vita quotidiana dei cittadini. E’ una struttura burocratica capillare che provvede al controllo, attraverso il danwei, l’unità di lavoro. Tutti in Cina devono appartenere a un danwei di fabbrica, di zona, di villaggio o di ufficio, che assegna il lavoro, decide quanto grande dev’essere la casa che abiti e perfino quando puoi avere un figlio. Anche nel presentarsi o nel rispondere al telefono bisogna citare il danwai a cui si appartiene. UN BAMBINO OGNI TRE SECONDI. E’ soprattutto sulle nascite che viene esercitata la maggiore vigilanza: un Paese di 1 miliardo e 150 milioni di persone è costretto a frenare l’ulteriore aumento della popolazione (nasce un bambino ogni tre secondi). Tutte le coppie possono avere un solo figlio. Se ne hanno due, il salario del padre viene ridotto, del 20 o del 30%, al terzo figlio, tutti i fratelli perdono il diritto di entrare nelle scuole migliori. Sono misure drastiche, con le quali si cerca di frenare l’incremento demografico. Ecco perché, dopo il primo bambino, molti padri preferiscono farsi vasectomizzare. Nelle campagne, dove è concesso un figlio in più, il controllo è più difficile, anche perché il desiderio di aumentare la famiglia è dettato da uno stato di necessità: servono braccia per coltivare i campi. Molte contadine tengono nascoste le gravidanze e vanno a partorire in paesi dove non sono conosciute. Se, poi, nasce una femmina è un dramma e spesso le bambine vengono uccise o vendute. «Nei primi dieci mesi del 1990 - denuncia il “Quotidiano del popolo” - sono state 10.475 le persone coinvolte in questo primitivo “commercio”di persone sequestrate e vendute, con un aumento del 110,2% rispetto all’89. Il 60% era costituito da donne e bambini, soprattutto delle zone rurali dell’interno del Paese. Bande specializzate li acquistano o li sequestrano per trasferirli nella zone costiere, quelle più sviluppate, dove le donne vengono avviate alla prostituzione e i bambini venduti al mercato clandestino del lavoro». Il governo per questi mercanti di schiavi ha previsto la pena di morte. Per controllare meglio le nascite, da qualche settimana il governo ha deciso che i cittadini senza fissa dimora (si calcola che siano oltre 70 milioni, di cui un quarto donne) debbano essere muniti di un certificato di stato di famiglia per essere assunti o ottenere una nuova residenza. DUE STANZE PER CASA In città si vive in appartamenti modesti di due o tre stanze (a Shanghai ogni abitante dispone di appena 4 mq., poco più dello spazio che occupa un letto matrimoniale) di solito senza bagno e cucina, che si trovano sul pianerottolo, in comune con altri inquilini dello stabile. In Cina all’apparenza tutti i cittadini sembrano uguali, ma in pratica questa parità non esiste. Ci sono differenze sia pure minime, ma proprio per questo maggiormente desiderate. Anche per i comunisti il consumismo di Stato rappresenta un segno di distinzione, ma solo per quei pochi eletti che fanno parte della burocrazia, con la possibilità di avere accesso ai migliori negozi e di viaggiare in treno in prima classe. La burocrazia rappresenta anch’essa una struttura portante di questo immenso Paese (fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica era il terzo al mondo per estensione, dopo il Canada) di 9,56 milioni di kmq. e dove vive il 23% della popolazione del nostro pianeta, con appena il 7% della superficie agricola mondiale. BUROCRAZIA SECOLARE L’apparato burocratico ne ha condizionato lo sviluppo fin dal tempo degli imperatori, che governavano ogni località attraverso amministratori e magistrati, nominati da Pechino e accuratamente selezionati, con rigorosi esami, ma non necessariamente di famiglia aristocratica (anche se i ricchi erano avvantaggiati per la maggiore possibilità di accesso agli studi). Oggi per far parte dell’apparato statale è necessario innanzitutto dimostrare la conoscenza del marxismo e, ironia della storia, occorre la «provenienza di classe»: famiglia di contadini. In tal caso si è agevolati e si ha la prospettiva di una sicura carriera. La caratteristica, della struttura burocratica è quella di una forte gerarchia (sono presenti oltre 20 ranghi diversi). Fino a qualche tempo fa per gli stranieri era difficile riconoscere il rango di ciascun funzionario: l’imbottitura della poltrona in ufficio, la qualità e il taglio del vestito, il numero di tasche sulla giacca. Particolari che, però, non sfuggivano ai cinesi. Oggi, con abiti di foggia occidentale, la situazione sta cambiando, anche se resistono i «particolari che contano». Mi hanno colpito le penne nei taschini dei funzionari: dal loro numerosi può stabilire il grado o l’importanza di vari... ragionier Fantozzi. PRIVILEGI E CORRUZIONE Ma è la «porta di dietro» il sistema più comune per procurarsi i privilegi: si tratta della possibilità, attraverso una posizione elevata, di manovrare un articolato sistema di influenze, con le quali è possibile ottenere vantaggi, che rendono più comoda la vita in questo Paese. E’ chiaramente l’anticamera della corruzione, che qui è particolarmente diffusa, come lo era nell’ex Unione Sovietica. Dice un proverbio cinese: «La porta del magistrato è sempre aperta, ma chi non ha denaro non ci dovrebbe entrare». Quella della corruzione, forse, per analogia e affinità, è la realtà cinese che gli italiani possono comprendere meglio. Da qualche tempo la situazione - dicono le autorità - è più sotto controllo e l’allargamento dell’area del benessere permette di ridurre questo malcostume. La commissione controllo e disciplina del partito ha già colpito 20mila funzionari, responsabili di corruzione, e i casi più gravi, terminati con la condanna a morte, sono stati trasmessi in televisione (in questo caso le differenze con l’Italia diventano abissali). Del resto i benefici che si ottenevano con quel sistema (biglietti a teatro, accesso ai magazzini dei prodotti di lusso d’importazione, viaggi ecc.), sono stati superati dalla progressiva apertura all'economia di mercato. Per cui oggi si assiste al paradosso che i contadini stanno economicamente meglio dei funzionari e degli intellettuali, perché vendono autonomamente i loro prodotti, ricavando redditi più alti di quelli fissi dei burocrati, che spesso lavorano ore per guadagnare quasi nulla (uno stipendio medio si aggira sulle 60-80mila lire mensili). IL MALCONTENTO E cresce lo scontento, che nasce dalla stessa natura umana. Un funzionario mi ha confidato: «Forse avrei fatto meglio a fare il contadino o il commerciante, ma la mia attività professionale l’aveva già decisa lo Stato, fin dai tempi della scuola.Oggi non è più così, per fortuna. Ma ci vorranno anni per cambiare e il rischio è di ritrovarci come alcuni Paesi occidentali (leggi l’Italia, ndr), dove i lavoratori statali hanno salari insufficienti e pagano le tasse, mentre chi opera nel mercato, forse è meno protetto, ma se ci sa fare può vivere meglio, pagando anche meno tasse: come si fa a controllare la produzione in quest’ immenso paese?». Alcuni cinesi già oggi stanno diventando ricchi e possono permettersi perfino l’automobile. E’ il «miracolo» dell’ apertura al capitalismo. La Gazzetta del Mezzogiorno - Cultura - 2.3.1992 - 2. continua