Automobilista, ovvero supertar-tassato, una specie di animale domestico che si può tosare come e quando si vuole, senza che la «bestia»protesti. Il popolo in auto si è messo sempre in coda: in autostrada, alla posta, all'Aci, all'assicurazione. E ha sempre pagato. Appena ha accennato a una reazione, è stato subito zittito dal fisco e dalle compagnie di assicurazione in materia di caro-benzina, poi, non ha nemmeno il diritto di parola: deve subire in silenzio ogni oscillazione del prezzo. Ogni volta che si domanda come mai quando il prezzo del petrolio sale, aumentino anche la «verde» e il «gasolio», mentre quando scende restino invariati, la risposta è sempre la stessa: perché paghiamo il petrolio in dollari, la moneta Usa è forte e la liretta si deve adeguare. Così abbiamo avuto uno scatto di orgoglio, siamo andati in Europa e abbiamo adottato l’euro. Oggi che il valore della moneta europea è tanto salito da mettersi alla pari col dollaro, dovremmo pagare meno la benzina: elementare. Nient’affatto, replicano i petrolieri, tutta colpa delle tasse: l’80% del prezzo è costituito da imposte, trasporto, oneri ecc. Allora la «bestia» domestica decide di ribellarsi e di boicottare le compagnie più care che vogliono approfittare dell’esodo estivo per lucrare di più. Ma perché il ministro Tremonti, che promette sempre riduzioni di tasse, non ci fa un bel regalo concreto alla vigilia delle vacanze tagliando d’autorità il prezzo della benzina? Sarebbe uno dei provvedimenti più equi, non solo a vantaggio dei ricchi, ma soprattutto di coloro che con l’auto non vanno in vacanza, ma lavorano.