Il bluff dell’efficienza
15/11/2022

È il bluff dell’efficienza quello dell’amministrazione comunale attuale. Lo avevamo già scritto nel 2001-2006 in occasione della prima consigliatura di Tommaso Minervini, quando al di là dei proclami e della propaganda autocelebrativa sull’efficienza, i risultati non erano pari alle promesse.
Ora, al termine dei famosi 100 giorni dopo l’insediamento, considerati il periodo di tolleranza e avvio di un’amministrazione, una sorta di rodaggio senza critiche, abbiamo deciso di fare un primo bilancio di questo governo cittadino.

Abbiamo chiesto alle forze di opposizione di valutare il percorso inziale di questa amministrazione, che abbiamo etichettato come “ciambotto 2” per via dell’accozzaglia di liste civiche e personaggi voltagabbana che la caratterizzano. E questa è stata la sua forza elettorale e di raccolta voti, ma è anche la sua debolezza in quanto la cosiddetta coalizione di destracentro, fatta più di uomini che di idee e programmi e soprattutto di mancata visione della città.

Sotto l’insegna di un’unica definizione, l’amministrazione “del fare” autoproclamatasi simbolo dell’efficienza e dell’esperienza, non offre alcun elemento di continuità (pur proclamata in campagna elettorale) che non sia continuità con un passato di inefficienza e carico di pesanti vicende giudiziarie che hanno portato anche all’arresto di un assessore, vicende che il sindaco cerca di far dimenticare alla città.

Tra l’altro, l’attuale amministrazione, non può nascondersi nemmeno dietro gli errori degli altri, come ha imparato a dire anche il governo della presidente Meloni, perché gli altri erano sempre loro stessi. Ma anche con l’aggravante che una parte delle forze politiche della maggioranza, il gruppo che fa capo all’ex candidato sindaco Pietro Mastropasqua, che si è subito sfilato da un’amministrazione inefficiente, corrotta (almeno secondo le accuse della magistratura, che dovranno essere provate in giudizio) e incapace di risolvere i problemi della città.

Questo passo appare significativo, perché chi meglio di un componente della vecchia maggioranza conosce le manovre politico-amministrative che hanno caratterizzato il ciambotto 1?

E oggi, il primo bilancio dei 100 giorni registra solo dati negativi, sui quali concordano tutte le forze di opposizione nel definire una città brutta, sporca e cattiva, proprio per l’inefficienza di chi la governa.

Ecco tornare il bluff tra la propaganda affidata a un martellante ufficio stampa che tramette anche le… “notizie” dalle condoglianze del sindaco al defunto di turno, fino ad arrivare a progetti faraonici destinati a restare sulla carta o incompiuti, come appaiono realmente agli occhi dei cittadini i tanti cantieri aperti e fermi da mesi, oppure sequestrati dalla magistratura.

Il livello della classe dirigente politica è perfino più basso di quello precedente e resta da capire (anche se tutti lo sanno) chi governi realmente questa città, a chi facciano riferimento i consiglieri comunali, quali lobby, una per tutti quella dei costruttori (che denunciamo da sempre), condizionano le scelte amministrative, spesso più a favore di tecnici e professionisti che alle necessità della popolazione?

E già perché i bisogni e i desideri dei cittadini sono completamente ignorati, come appare evidente dalle scelte e dalle priorità inutili e costose: una per tutte il rifacimento della storica piazza Cappuccini (alla quale è dedicata l’immagine di questo editoriale del nostro fotografo Mauro Germinario), che non aveva bisogno di alcun restauro, ma, per loro, il cemento deve girare comunque.

E gira in città, dove il consumo di suolo ha raggiunto livelli record, dove si costruiscono edifici inutili, occupando ogni spazio possibile, senza lasciare alternative al verde o ai parcheggi. E questo a tutto vantaggio della moltiplicazione degli appartamenti in questi edifici, uno più brutto dell’altro, uno più anonimo dell’altro, che vengono venduti a prezzi esorbitanti, non corrispondenti alla qualità dei materiali impiegati, costringendo gli acquirenti a onerosi rifacimenti.

Molfetta è sempre più sporca per l’inefficienza dell’Asm, dove oggi è stato sostituito il presidente Paparella che lascia una città lurida e inguardabile. Al suo posto si insedia l’avv. Adele Claudio che promette, sulla scia del suo referente politico la Meloni, di fare… pulizia. Giudicheremo l’Adeloni (come la raffigura ironicamente il nostro Michelangelo Manente nella vignetta di questo mese) dai risultati che riuscirà a conseguire.
Anche in questa materia trionfa il bluff del sindaco: la colpa della sporcizia è dei cittadini zozzoni (anche quelli che lo hanno votato?) e noi non ci possiamo fare nulla, se non limitarci agli appelli e agli inviti a mantenere il decoro della città.

In questo scaricabarile, che vede la colpa sempre nei cittadini e mai in chi la governa, si arriva persino a sottovalutare l’altro grande problema della città: la sicurezza, con delinquenti e baby gang che imperversano indisturbati, togliendo tranquillità ai cittadini.

La risposta bluff del sindaco: è un fenomeno non solo molfettese, anzi da noi è meno grave che altrove. Ma questa, oltre che propaganda, è una tolleranza bella e buona, che rafforza l’immagine di una città dove si può fare tutto, per evitare di perdere il consenso.

E’ questa la Molfetta smart? La città intelligente dove la qualità della vita è scesa a livelli infimi, specialmente se confrontata con i Comuni limitrofi di Bisceglie e Giovinazzo, dove i molfettesi emigrano nel tempo libero? Molfetta, infatti, non ha più un cinema (Bisceglie ne ha 4), non ha un teatro (Bisceglie ne ha 2), non ha un auditorium e ha una biblioteca, appena riaperta, con spazi insufficienti alla domanda, con appena una quindicina di posti per consultazione e studio (Giovinazzo ne ha quasi 100). Eppure nelle propagande elettorali si parlava di un mega teatro (come sempre si è esagerati): “Una struttura ampia 3mila metri quadri, capace di ospitare 1.200 spettatori, con un palcoscenico di 170 metri quadri e una 'buca d'orchestra' per 50 strumentisti. Sono i numeri a raccontare la grandezza del nuovo Teatro comunale di Molfetta, nel Barese. I lavori per la realizzazione del moderno impianto, rivestito esternamente in metallo e vetro, dureranno 30 mesi, per una spesa complessiva di circa 7 milioni di euro”, recitava il reboante comunicato dell’ufficio stampa/propaganda del sindaco. Un altro bluff del quale non si parla più (ma i progettisti sono stati pagati con i soldi nostri), perché è sempre l’edilizia il tema dominante, il cancro della città, che alimenta cantieri privati e cantieri pubblici sempre incompiuti. Avevamo attribuito ironicamente all’ex assessore Mariano Caputo l’appellativo di “cantiere perenne”, ma questa definizione si può tranquillamente trasferire al suo successore ai lavori pubblici. Che dire poi delle nuove iniziative pubbliche senza piani particolareggiati (e ci fermiamo qui perché sulla materia edilizia si potrebbe scrivere un trattato). Immobilismo dove serve, accelerazioni dove conviene, almeno a giudicare dallo stato dei fatti, come sottolineano le stesse opposizioni.

E per concludere elenchiamo rapidamente, ad amministratori che sembrano non vivere a Molfetta e non girare per le sue strade, gli altri mali della città: illuminazione scarsa, motivata da un risparmio energetico senza un piano alternativo come avvenuto a Bisceglie dove oggi tutta la città resta illuminata perché si alimenta con pannelli solari; il viale dei Crociati devastato e incompiuto; l’area mercatale anch’essa incompiuta e sequestrata dalla magistratura; Il parco Baden Powell rifatto tante volte e oggi deserto e abbandonato, ma illuminato di notte a differenza delle strade cittadine; la piscina comunale rudere morente, simbolo anch’esso di inefficienza; piani urbano del traffico, Duc e commercio: chi li ha visti?; sicurezza a rischio con baby gang, ma si arma la polizia locale per restare in ufficio, girare in auto o fare le multe killer sulla SS16bis per fare cassa; e non ultimi gli infortuni giudiziari (sono finiti o ci attendono altre puntate?) dei quali si preferisce non parlare?

Immobilismo e affanno amministrativo di chi non conosce la città, malgrado sindaco e assessori siano presenti a tutte le inaugurazioni, convegni e manifestazioni varie. Il sindaco lancia l’accusa di populismo agli avversari non rendendosi conto che governa con questo metodo, spreco di denaro pubblico, altro che riferimenti salveminiani, che, a giudicare dai fatti, sono solo bestemmie. Questi amministratori le risposte se le danno da soli, senza ascoltare le opposizioni, ma tirando dritto. Chi politicamente è pressoché nulla, sa che perdendo il potere tutto franerebbe e così ci si attacca al governo come un’ostrica allo scoglio e si gioca allo scarico di responsabilità.

L’amministrazione degli slogan senza programmazione e strategia, rischia di fare solo danni. Troppo presto per giudicare? Per ora limitiamoci al bilancio dei primi 100 giorni. E l’esordio non promette nulla di buono né a Molfetta e, consentitecelo, nemmeno a Roma con il Meloni governo, tra norme “anti rave” (per eliminare il dissenso) e “carichi residuali” di migranti disperati, per respingimenti disumani.

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Felice de Sanctis
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