Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Tanto rumore per nulla. Dopo 5 mesi di verifica politica, nel tentativo di realizzare anche a Molfetta una maggioranza più forte con la presenza di tutte le forze politiche dell’Ulivo, il risultato è stato quello di trovarsi al punto di prima. O quasi. Certo un’evoluzione c’è stata: la trasformazione di una giunta tecnica in una giunta, in parte, politica, con l’inserimento di due nuovi assessori che potremmo definire - per la loro storia ed esperienza pubblica - sicuramente “politici”, Franco Cives e Tommaso Minervini. Insomma, come direbbe qualcuno, è tornato il primato della politica. Ma era questo che volevano i molfettesi nelle elezioni amministrative del ‘94 quando hanno scelto Guglielmo Minervini sindaco, alla guida di una coalizione, in cui si riconoscono le forze della società civile e che rappresentava una svolta rispetto al passato?
Forse una volta superata la fase iniziale di quella rivoluzione pacifica, con la “liberazione” della città dai vecchi politici, era indispensabile tornare alla politica, quella pulita, senza altri interessi che quelli del bene comune, sulla scia di una tendenza nazionale. Forse i tecnici avevano dimostrato la loro incapacità a mediare, secondo una flessibilità propria dei politici, interessi legittimi, ma di parte. I prossimi due anni ci diranno se quest’evoluzione avrà dato i suoi frutti. Un’amministrazione non va giudicata anno per anno o mese per mese come fa qualcuno, ma per l’intero arco del suo mandato.
Però ci chiediamo: perché non si è riusciti a piantare l’ulivo a Molfetta? Troppi interessi divergenti? Difficoltà nel dividere la torta degli incarichi? Richieste troppo onerose di “visibilità” da parte di qualcuno? O i tempi non erano ancora maturi?
Riflesso emblematico di questa situazione di generale difficoltà è una cosa che non può essere passata sotto silenzio: l’elezione del presidente del consiglio comunale. Sono state necessarie ben otto votazioni per eleggere Franco Visaggio, sul cui nome avrebbero dovuto convergere tutti i voti della maggioranza. Invece, come potrete leggere dalla cronaca della seduta del consiglio, la maggioranza si è presentata divisa e ha offerto uno spettacolo poco decorso: approfittando del voto segreto, sulle schede non sono mancate le solite frasi idiote. Alla fine è stato necessario correre a recuperare un consigliere assente per riuscire ad eleggere il candidato della maggioranza. Un brutto film, già visto in passato, che lascia l’amaro in bocca. Un episodio che non ci è piaciuto affatto. Se il candidato non era gradito, occorreva dirlo subito, magari rinunciando ad allargare la maggioranza a tutti i costi.
Ora ci chiediamo: che esecutivo è questo? Un ibrido semipolitico? Ha un senso la presenza di due assessori politici? E’ solo un contentino a quei partiti che chiedevano una giunta tutta politica? E’ una maggioranza politica o programmatica? E soprattutto: ha un futuro, reggendosi ancora sul filo di rasoio di soli 16 consiglieri su 30, e quindi con un solo voto di scarto?
Tirando le somme, verifichiamo che non sono state poste le basi per la costruzione di una solida coalizione di centro-sinistra. Le forze politiche che nominalmente si richiamano all’Ulivo, di fatto poi sono poco disponibili a trovare le ragioni di un progetto politico comune. Invece dovrebbe prevalere il senso di responsabilità di tutti. Altrimenti si corre il rischio di arrivare all’appuntamento delle elezioni amministrative del ‘98 in una situazione di grande confusione e frammentazione. Ciò non solo significherebbe regalare la città alla destra, ma, quel che è peggio, non riuscire ad elaborare progetti comuni per dare alla città concrete prospettive di sviluppo. Insomma, produrre un nuovo “libretto verde”, frutto di tutte le forze dell’Ulivo. Ma sono tutti d’accordo su questa ipotesi?
L’opposizione, dal canto suo, ha confermato la propria totale inconsistenza. Da quel fronte non arriva nulla se non vuote e ripetitive condanne, senza alcuna proposta alternativa, che non siano i vecchi ridicoli manifesti i cui orizzonti “spaziano” dagli escrementi canini alle malcelate voglie di ritorno al passato. Poi c’è stato anche l’episodio di una falsa lettera di dimissioni di alcuni consiglieri della maggioranza, recapitata oltre che agli organi di stampa, perfino al segretario generale (ma sulle lettere false Molfetta vanta una lunga tradizione e noi ne sappiamo qualcosa per esserne stati vittime). Insomma, un panorama sconsolante.
Gli ex socialisti (quali?), dimenticando di essere stati tra i responsabili dello sfascio edilizio della città, si permettono anche di accusare la maggioranza di volere un ritorno al passato. Quale? Quello che li ha visti attivi protagonisti? Un po’ di decenza non guasterebbe. La gente ha buona memoria. Il silenzio sul piano regolatore per certi personaggi sarebbe l’atteggiamento più decoroso.
In questo scenario deludente, nonostante tutto, pur avendo messo da parte i sogni, non abbiamo perduto l’ottimismo e speriamo che questa iniezione politica possa rappresentare un ricostituente per l’amministrazione di centro sinistra.
Ma due elementi positivi vanno evidenziati: l’adozione del piano regolatore che - anche se i tempi per la realizzazione non saranno brevissimi (ma se lo strumento urbanistico non fosse stato approvato ora, si sarebbero allungati ulteriormente) - rappresenta un grosso passo avanti verso la normalizzazione del mercato della casa. E’ un impegno concreto che si è riusciti a portare a termine e non va sottovalutato o dileggiato come fa il Cdu, che nella sostanza di questo PRG dovrebbe riconoscersi.
L’altro aspetto positivo è quello del possibile ritorno alla tranquillità e sicurezza sociale dopo il blitz dei carabinieri contro il mercato della droga, con l’operazione “Reset”. Diciamo possibile, perché, dopo il fallimento dell’operazione “Primavera”, il dubbio è legittimo. Va dato atto alle forze dell’ordine e alla magistratura di aver messo in campo un’operazione in grande stile, e vanno ringraziate per questo, ma ci auguriamo che il loro lavoro sia fruttuoso e non si arresti, ma le indagini continuino per colpire i capi dell’organizzazione e soprattutto i loro patrimoni.
Intanto godiamoci questa tranquillità. Ormai nella vita sociale, come in politica si vive giorno per giorno. Non è una bella prospettiva, ma è la realtà. Tentiamo tutti di fare qualcosa per cambiarla e migliorarla. Insomma, a “smuovere l’aria”. Noi ci proviamo.
Quindici 15.10.1996
Felice de Sanctis - QUINDICI