Salvare il soldato Tommaso-Ryan
15/04/2022

E così si torna a votare con nessuna novità: le solite alleanze, sicuramente un po’ più pasticciate con le liste civiche funzionali solo ad alcuni personaggi e non rappresentative dei cittadini, col solito trasformismo e trasversalismo. Potremmo dire che siamo al ciambotto 2, la vergogna.
Destra e sinistra o quello che può attribuirsi a queste due formazioni dove i passaggi di campo e di fronte sono all’ordine del giorno, restano confusi.

Ma è la grande ombra del presidente della Regione Michele Emiliano ad incombere sulla città da destra a sinistra, perché lui gioca su tutti i fronti, impone come candidato sindaco l’ex magistrato Pasquale (Lillino) Drago al centrosinistra, ma lascia libero Saverio Tammacco (da poco arruolatosi di nuovo nel centrosinistra) di sostenere Minervini con le sue liste civiche.

Un pasticcio che farà aumentare il già elevato astensionismo, sia perché la gente è stanca, non ne può più, non crede più a nessuno nemmeno a un Pd che cerca di risalire faticosamente il fiume, ma ogni tanto viene ricacciato giù da una corrente che si chiami Piergiovanni (ieri) o De Nicolo (oggi).

In realtà il Pd di Molfetta è alla ricerca di un ruolo, ma non riesce a liberarsi delle zavorre del passato, per la presenza dei luogotenenti di Emiliano. Così il Pd appare tutto e il contrario di tutto, con i giovani a rimorchio, tutto pur di non disturbare il manovratore Emiliano che sul territorio ha i suoi fedeli proconsoli (anch’essi già protagonisti di cambi di fronte per utilità politica).

Insomma, Emiliano a Molfetta controlla, direttamente e indirettamente, maggioranza e opposizione.

Nel nuovo ciambotto di Tommaso Minervini e delle liste civiche di Saverio Tammacco c’è perfino l’ex senatrice Carmela Minuto, eletta con Forza Italia e oggi battitrice libera. Non può mancare il sempiterno Pino Amato che, dopo aver criticato, per 4 anni l’amministrazione e il sindaco Minervini, si è arruolato fra le sue truppe, chissà a quale prezzo politico. Ed è quello che ha salvato il sindaco dal rischio della sfiducia, dove anche la Minuto ha dato una mano nel salvare il soldato Tommaso-Ryan.

In questo gioco di Risiko, gli errori maggiori forse li ha commessi Sinistra italiana che aveva in pugno l’occasione per far cadere Minervini, ma in nome di un’etica politica, apprezzabile ma probabilmente non opportuna in quel momento quando doveva prevalere il realismo, non ha votato la sfiducia, perdendo la vera occasione storica di cambiare la situazione, rimandando a casa un sindaco che non avrebbe avuto la possibilità di gestire la campagna elettorale, come sta facendo, da una posizione privilegiata.

Un errore tattico all’epoca e strategico oggi, quando decide in extremis di appoggiare Drago, candidato di Emiliano, con la motivazione “di mettere fine allo strapotere di Minervini”. Insomma, a Sinistra Italiana è mancata la mossa del cavallo e ora sembra giocare di rimessa. Poteva sedersi subito al tavolo delle trattative e tentare di portare avanti un proprio candidato sindaco o quantomeno porre delle condizioni che oggi, invece, sarà costretta a subire.
La scelta di Drago non ci sembra la migliore, non per la persona degnissima, ma per l’inesperienza e soprattutto perché finora gli ex magistrati (tranne qualche sparuta eccezione) non hanno fatto una buona figura in politica. C’è anche da considerare che il buon Lillino è un perfetto sconosciuto per l’opinione pubblica a differenza di Felice Spaccavento, il cui ritiro resta tuttora un mistero e non vorremo che fosse legato allo stesso Emiliano.
Poi c’è da dire che una coalizione di sinistra non può allearsi con il Movimento 5 Stelle la cui rappresentanza locale è molto discutibile e un Pasquale Mancini folgorato sulla via del potere, passando nelle file del centrosinistra, dopo essere stato un esponente di primo piano con Azzollini e poi con Minervini (comunque un uomo di destra). Potenza del trasformismo e del trasversalismo.

Un ciambotto di sinistra, allora? Poco ci manca. E si dovrà faticare non poco a convincere gli elettori non schierati e non interessati, che sono la maggioranza. Non possiamo prevedere, però, quale sarà la forza dei signori delle tessere e dei voti, per portare la gente alle urne. Abbiamo sentito in giro opinioni di questo tipo: questa sarà la prima volta che sceglierò l’astensione o la scheda bianca.

Rifondazione comunista ha scelto di non stare in alcuna coalizione, tantomeno in una che comprenda il PD (ma Letta conosce la situazione di Molfetta o non vuole disturbare anch’egli il manovratore Emiliano?) e spera con questa tattica di portare a casa un paio di consiglieri comunali, come accaduto nell’ultima tornata elettorale amministrativa.

E il silenzioso ex sindaco e senatore Azzollini in questa partita che gioco vuole portare avanti? Forse quello di sostenere l’ex assessore Pietro Mastropasqua (sarebbe il più giovane candidato sindaco, se decidesse di scendere in campo) che con una coalizione forte come quella di Minervini, sulla carta avrebbe poche chance, ma è rimasto sempre fermo nelle sue posizioni politiche, abbandonando poltrona e maggioranza quando sono arrivati gli scandali di Appaltopoli e le alleanze pasticciate. Ma non dimentichiamo il caso di Paola Natalicchio, che nessuno dava per vincente, e poi diventò sindaco.

In queste manovre si ha l’impressione che coscientemente o incoscientemente (leggi Sinistra) si finisca per salvare il soldato Tommaso-Ryan, che aveva dichiarato che questo sarebbe stato l’ultimo suo impegno diretto in politica, ma poi si è fatto prendere dal gusto del potere, come ammoniva il saggio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha.

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Felice de Sanctis
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