Il termine fascismo va ben compreso, è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista… ritengo che si possano indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’Ur-fascismo o fascismo eterno. Lo diceva già ben 26 anni fa, il 25 aprile del 1995, Umberto Eco in una lezione alla Columbia University.
E in questi giorni, dopo l’assalto squadrista alla Cgil di Roma, ci è tornata in mente questa citazione che ci consente una riflessione sui tempi che stiamo vivendo. A togliere il velo a questo “fascismo eterno” hanno contribuito anche le inchieste di Report e Fanpage, quello che resta del giornalismo d’inchiesta che molti giovani aspiranti cronisti ignorano o evitano perché troppo scomodo, faticoso e, a volte pericoloso (non per altro uno degli esagitati dell’aggressione romana, armato di pala, voleva aggredire un giornalista di “Repubblica”).
Quindi non siamo di fronte ad un episodio marginale che molti hanno paragonato all’assalto del 6 gennaio scorso a Capitol Hill, il Congresso americano e sede del governo (e i fascisti di Forza Nuova erano pronti a marciare su Palazzo Chigi), ma forse il confronto andrebbe fatto, a 100 anni dall’episodio, con un’altra data quella del 12 settembre 1921, quando un gruppo di squadristi fecero la cosiddetta marcia su Ravenna, entrando nella Camera del lavoro, sfasciando e picchiando sindacalisti e anche sacerdoti, come ha ricordato qualcuno.
Quindi sino di fronte a un salto di qualità nell’ambizione eversiva della destra neofascista, a una prova generale di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, soprattutto se questi delinquenti vengono incoraggiati e non accusati, da una destra che è in Parlamento e si identifica con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La loro ambiguità colpevole e connivente è confermata dal fatto che, invece di condannare questi squadristi, hanno accusato il ministro dell’Interno Lamorgese di non aver saputo controllare la manifestazione. Insomma, un modo ipocrita per coprire i delinquenti di Roma. E’ come se, invece di condannare un omicida, si dà la colpa ai carabinieri per non aver saputo evitare il delitto. E tutto per una fame di consensi e per non perdere i voti di questi esaltati antidemocratici.
Siamo al paradosso di giustificare la violenza per fini elettorali, perché è noto che Fratelli d’Italia e la Lega (Nord) prendono voti da queste organizzazioni antidemocratiche. Dietro i capi bastone Fiore e Castellino, ci sono vaste zone grigio scuro, se non nero catrame, collegate a settori importanti delle forze di destra presenti nel Parlamento italiano e perfino in quello europeo, come la vicenda di quel tal Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles che parlava di finanziamenti illeciti facendo il saluto romano e irridendo alle stesse istituzioni. Ah, quel bivacco di manipoli di mussoliniana memoria!
La pandemia ha favorito il rafforzamento di questi gruppi che cavalcano il malcontento che covava sotto la cenere (e cova ancora) e che deriva dall’aumento delle disuguaglianze, dalla crescita della disoccupazione e della povertà, terreno fertile per chi vuole sovvertire lo Stato e cancellare ogni forma di liberà, cominciando dalla stampa che è la prima. E pescano nella massa ignorante che odia le élite e la politica, non riconosce l’esperienza e la competenza, fino al rifiuto della realtà.
E in questo rifiuto si inserisce la vicenda dei green pass, un prodotto della scienza e dell’azione di prevenzione e di freno della pandemia da Covid, come i fatti stanno dimostrando, fino a garantire la riapertura di molti luoghi pubblici. Cavalcando la protesta degli ignoranti, i fascisti hanno trovato uno sbocco al loro isolamento, con l’intesa dei partiti di destra e i loro evidenti segni di approvazione. Così trasformano la rabbia sociale in rivolta, che si riversa su bersagli simbolici, come la sede della Cgil, abbandonandosi alla violenza quasi a voler colpire l’opinione pubblica che non riesce a convincere con gli assurdi ragionamenti dei no-vax. Questa massa eccitata incita all’odio razziale (il razzismo di Salvini) che detesta migranti e politiche di accoglienza, sociale e religiosa; l’odio ideologico verso gli ultimi, i senza lavoro che percepiscono il reddito di cittadinanza che li aiuta a vivere (ma che va corretto, facendoli anche lavorare, ndr); il rifiuto dell’equità e della redistribuzione del reddito, la difesa dei poteri forti che ha contribuito all’ascesa della Lega (anche se oggi, forse, se ne pente: ma anche il fascismo di Mussolini è nato così col favore di una borghesia poco illuminata e molto schiavista). In pratica, se non è fascismo questo? Nuova veste, nuove forme, vecchia idea: fascismo eterno, appunto. Aveva ragione Eco. E la matrice è anche l’antipolitica che diventa anti Stato, favorita dalla crisi del capitalismo, dalla divisione della sinistra e soprattutto dalla scomparsa di quella classe media che faceva anche da cuscinetto alle tensioni sociali e comunque rappresentava quella media borghesia che, grazie a un lavoro e un reddito sicuro e a contratti a tempo indeterminato, poteva graduare, anche attraverso gli acquisti a rate, la crescita dei consumi e un certo benessere sociale.
Oggi il ceto medio è fatto di precari, di esclusi, delusi e tagliati fuori dal benessere, una situazione che apre la strada alla protesta più violenta che dobbiamo aspettarci dopo questa “prova generale”. Del resto i problemi sono tanti, si sono aggravati nel tempo e non posso essere risolti con un colpo di bacchetta magica. Basti considerare solo un esempio, quello della scuola: non si possono ricostruire in qualche mese tutti gli edifici scolastici la cui manutenzione è stata trascurata per anni per cui oggi abbiamo aule piccole e sovraffollate, non si possono moltiplicare i trasporti insufficienti non solo per mancanza di risorse, ma per impossibilità di gestire un servizio che avrebbe bisogno anche di strade e parcheggi che, soprattutto la Sud, non ci sono.
Un segnale che molti hanno trascurato è quello che è venuto alle ultime elezioni amministrative: l’astensionismo elevato e diffuso che alimenta l’antipolitica. Accanto a questo fenomeno, c’è quello del proliferare delle liste civiche prive di ideologia, ma anche di progetto politico. Quella sorta di sincretismo politico scelto dall’amministrazione Minervini a Molfetta è pericoloso perché non approda a nulla e giustifica tutto in nome della cosiddetta “politica del fare”, ma che, in realtà, fa riferimento agli interessi di singoli personaggi a cui fanno capo le liste civiche. Che ruolo gioca l’edilizia, da noi sempre definita il cancro di questa città, dopo la vicenda del sequestro dei beni di un imprenditore edile con precedenti penali?
Questo percorso “sincretico” può essere considerato una forma mascherata di populismo o è una specie di Ur-fascismo non violento? Il prodotto finale è sicuramente l’evidente degrado e l’insicurezza, come dicono tutti gli esponenti della sinistra, nelle interviste che ospitiamo in questo numero.
Una sinistra che cerca faticosamente di rimettersi insieme in un’idea diversa di città per contrastare un degrado e un’illegalità diffusa tollerata dall’attuale amministrazione comunale sempre in nome di quel consenso necessario per restare al potere e garantire interessi politici sempre e comunque, sempre e con chiunque.
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