Fumo, a Londra c’è già un ufficio dove l’aria è sempre pulita
31/10/1992 07:30:00

dal nostro inviato
FELICE DE SANCTIS

LONDRA — Chi di noi non desidererebbe lavorare in un ambiente sano dove l’aria che si respira all’interno è migliore di quella esterna, dove i non fumatori possono convivere con chi fuma, senza litigare, né essere costretti ad aprire continuamente le finestre anche d’inverno? A chi non piacerebbe interrompere per un po' il lavoro e rilassarsi una mezz’ora in palestra o in piscina? E, infine, all’ora di pranzo avere a disposizione un ristorante di prima classe? Questo ufficio ideale è già una realtà. E’ stato realizzato qui a Londra in un vecchio edificio ristrutturato, una volta sede di una banca, la Millbank. Il progetto è di uno scienziato svedese, il prof. Carl-Gustav Petterson, che ha utilizzato tecniche di avanguardia che permettono il ricambio dell’aria, depurandola di tutti gli agenti inquinanti e dannosi per la salute. All’iniziativa ha partecipato anche una ditta italiana, la Hiross, fornendo i materiali per un sofisticato sistema di aria condizionata che passa sotto il pavimento, permettendo un continuo ricambio. «Noi abbiamo ristrutturato la Millbank — ci dice Petterson — perché siamo convinti che questo tipo di uffici rappresenta la soluzione ottimale per lavorare anche diverse ore senza risentire danni alla salute: basti pensare alla vecchia diatriba sul fumo passivo, che col nostro sistema viene superata. E poi ci sono da considerare i fattori economici: per un’azienda prendere in fitto alcuni locali della Millbank viene a costare un terzo che in altri posti». Nel campo della ricerca sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi la Gran Bretagna è fra i Paesi più avanzati. Da anni gli inglesi, preoccupati del crescente inquinamento delle città, che si ripercuote anche all’interno degli edifici, nei luoghi di lavoro, nei ristoranti, nei cinema, nei teatri ecc., hanno condotto studi per migliorare la situazione. Uno dei fattori inquinanti maggiormente sotto accusa è il cosiddetto fumo ambientale, definito tecnicamente con la sigla Ets (Environmental tobacco smoke). «Il fumo ambientale è sicuramente un fattore inquinante - ci spiega il dr. John A. Hoskins, che opera nel centro di ricerca “Medical research council toxicology unit” - ma lo è fra i minori, perché bisogna tener conto di altri agenti inquinanti molto più pericolosi che si formano negli ambienti chiusi: asbesto, radon, polvere, solventi, insetti e altri tipi di microbi. molto dannosi, dei quali però non ci accorgiamo perché non li vediamo e perché, nel breve periodo, non irritano e non danno fastidio. Altri fattori inquinanti sono i condizionatori di aria calda e fredda che, negli ambienti chiusi, favoriscono la formazione di sostanze dannose per la salute degli individui». Se si tiene conto che la maggior parte della popolazione vive più tempo in ufficio che a casa propria, si può ben valutare l’importanza del problema dell’aria indoor. Negli ambienti chiusi si determina un’alta concentrazione di agenti inquinanti, che solo un’adeguata ventilazione può attenuare, diluendone gli effetti negativi. «Si tende ad attibuire molta importanza al fumo passivo - aggiunge il dr. Hoskins - ma si trascurano gli altri fattori. L’accusa maggiore che viene rivolta al fumo ambientale è quella di provocare cancro ai polmoni. Abbiamo condotto una serie di ricerche utilizzando ambienti chiusi con presenza di fumatori e non fumatori. La percentuale di rischio è risultata a volte inferiore a quella di ambienti in cui era vietato fumare». Un’altra ricerca è stata condotta fra soggetti non fumatori sposati con fumatori. Su 26 studi epidemiologici, condotti fra il 1981 e il 1989 in 8 Paesi, in ben 21 di essi non è stato riportato alcun aumento statisticamente rilevante di tumori polmonari nei non fumatori. Tre addirittura hanno dato risultati negativi. Tutto ciò - secondo i ricercatori - significa che i soggetti non fumatori, sposati con fumatori, rischierebbero addirittura meno degli altri. «Gli unici soggetti a rischio, non tanto per il cancro, quanto per malattie respiratorie (risentono del fumo i bronchi e le mucose) — secondo il dr. Hoskins — sono i bambini, i quali, di regola, non dovrebbero essere frequentatori di locali pubblici, né di ambienti di lavoro. Il fumo ambientale può diventare dannoso quando viene assunto con altre particelle presenti nell’aria. In realtà, può sembrare paradossale, ma il fumo ambientale diventa, invece, un utile segnale di allarme della scarsa ventilazione dei locali, perchè si vede, ristagna, dà fastidio: ciò significa che l’ambiente è mal ventilato e che è necessario provvedere ad un adeguato ricambio di aria. Un allarme che senza il fumo non sarebbe avvertito, continuando ad assorbire i ben più pericolosi agenti inquinanti presenti nell’aria». In conclusione, in attesa di poter vivere e lavorare tutti in uffici modello, come quello della Millbank di Londra, sarebbe utile intanto fumare meno e poi cercare di garantire soprattutto un’efficace ventilazione degli ambienti di lavoro, per una migliore qualità della vita e, di riflesso, anche del lavoro.
La Gazzetta del Mezzogiorno 31.10.1992

Felice de Sanctis
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