Un aborto annunciato
15/04/2016
FELICE DE SANCTIS - Porto delle nebbie l’avevamo definito già dall’inizio, perché nasceva male e la sua costruzione proseguiva peggio. Oggi siamo all’aborto annunciato. La voglia di fare grandi opere per qualcuno è il modo migliore per giudicare un’amministrazione comunale, con la logica degli anni 80 quando venivano considerate volano dell’economia, concetto ripreso poi dai governi Berlusconi solo sulla carta e sui ridicoli contratti firmati davanti al compiacente Bruno Vespa. Poi il risultato è stato che molti governi non sono stati capaci di portare a termine nemmeno quelle grandi opere ferme da anni come l’autostrada Salerno-Reggio Calabria che, il Berlusca prima e il Renzi dopo, promettono come realizzabili nel giro di pochi mesi o un anno al massimo. Anche perché molti grandi opere sono diventate sinonimo di corruzione. Ma c’è un altro aspetto da considerare: è stata nulla o negativa la produttività nella realizzazione delle opere pubbliche, cioè la capacità che l’opera possiede in termini di crescita del Pil (prodotto interno lordo), cioè il valore di beni e servizi prodotti dall’economia. Quindi l’indicatore di crescita del Paese. Ma di quale produttività parliamo per il porto di Molfetta, attribuibile solo ai capricci di un sindaco-senatore? Le principali cause della mancata produttività del Pil vanno ricercate in Italia nella scelta e nella valutazione con criteri ed obiettivi sbagliati e nella bassa qualità della “progettazione” così come è intesa a livello internazionale. Del resto cosa ci si può aspettare da un appalto che nasce viziato perché cucito su misura per l’unica azienda che possiede una determinata gru, come le indagini della magistratura hanno poi rilevato? Una conferma dell’abitudine tutta italiana di non scegliere e valutare sulla base di criteri economici, ma solo su criteri politici, d’interesse delle lobbies, elettorali e clientelari. Come si fa a progettare un’opera di questa portata, la terza più grande opera pubblica in Italia dopo il Mose di Venezia e il nuovo porto di Civitavecchia, senza uno studio di fattibilità, senza una valutazione dei traffici marittimi a medio-lungo termine, senza un’analisi dei possibili mercati e della redditività della costruenda infrastruttura e senza considerare che nei fondali sono presenti migliaia e miglia di residuati bellici dai semplici proiettili alle bombe d’aereo? Ma la valutazione con criteri economici riduce inevitabilmente il potere discrezionale della politica e la possibilità di indirizzare risorse pubbliche (i famosi soldi che vengono da Roma) verso soggetti imprenditoriali senza verificare la loro utilità e redditività. Una riprova l’abbiamo dalla constatazione che nella maggior parte delle opere pubbliche realizzate, i risultati sono stati disastrosi. E in quanto alla corruzione diffusa in questo campo, va detto che non è con la lotta alla corruzione che si possono realizzare opere economicamente sostenibili in grado di far crescere il Pil e non distruggerlo come avviene in Italia. E’ esattamente il contrario: se un’opera pubblica non ha basi di fattibilità economica, difficilmente la sua realizzazione sarà immune dalla corruzione. Quando poi a progettare ci si mette chi ha dimostrato con scarsa cultura di valutare l’opera a prescindere dagli aspetti di fattibilità economica, il danno è scontato e l’aborto assicurato, come è avvenuto con il porto di Molfetta. Del resto c’era da aspettarselo di fronte a progetti raffazzonati, a superficialità amministrativa e a ipotesi di reati che hanno portato ad arresti e a sequestri del nuovo porto commerciale di Molfetta. Ora si ricomincia da capo. E’ stata una doccia fredda per tutti il fatto che il Consiglio superiore dei lavori pubblici abbia rigettato perfino il progetto dei lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale, prima di riprogettare l’intera opera. E’ questo il risultato dell’incapacità dei cosiddetti esperti e di quei politici che con molta superficialità hanno commesso errori su errori, soffiando sul fuoco e organizzando proteste, raccolte di firme, nessuna delle quali spontanee, ma tutte artatamente pilotate a danno di utili idioti. Il fatto concreto è che oggi è stato notificato al Comune di Molfetta il parere negativo del Consiglio superiore dei lavori pubblici sul progetto di esecuzione dei lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale. Il parere ottempera quanto richiesto dal punto 2 del provvedimento di dissequestro condizionato emesso in data 15 maggio 2015 dalla Procura della Repubblica di Trani. Tale provvedimento dispone, infatti, la restituzione delle aree portuali oggetto dei lavori “per consentire all’amministrazione competente di procedere al completamento delle opere del Porto, previo redazione di un progetto complessivo comprendente in via prioritaria le opere di messa in sicurezza, da sottoporre all’approvazione degli Enti preposti e non ultimo il Consiglio Superiore dei lavori pubblici”. I lavori di messa in sicurezza sono stati approvati il 28 gennaio del 2015 con delibera di giunta comunale n. 14 e sono stati concordati e precisati nel corso di numerose riunioni congiunte, a partire da novembre del 2013 fra amministrazione comunale, l’amministratore custode giudiziario, la direzione lavori e la ditta appaltatrice e riguardano la messa in sicurezza e conservazione delle opere esistenti alla data del sequestro preventivo del cantiere avvenuto in data 7 ottobre 2013, nonché il ripristino dei danni subiti dal molo di sopraflutto a causa delle mareggiate intervenute successivamente. I lavori prevedevano quindi la messa in opera dei 14 cassoni di cemento prefabbricati e posizionati nello specchio acqueo del porto e il ripristino dei danni subiti dal secondo braccio del molo di sopraflutto per effetto del moto ondoso con l’esecuzione completa del tratto di molto in costruzione alla data del sequestro del cantiere. La sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici ritiene, sulla linea di quanto sostenuto dal Pubblico Ministero che il progetto di messa in sicurezza non deve “in alcun modo determinare la prosecuzione delle opere di cui al progetto originario, ma devono intervenire unicamente sulle opere già realizzate. L’obiettivo del P.M. è quello di contenere la spesa e di evitare la prosecuzione di opere del progetto originario nonché di evitare ulteriore aggravio di spesa pubblica a carico della collettività”. Il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici rigetta il progetto perché non rispettoso del parere espresso dal Pubblico Ministero che ha disposto “la redazione di un nuovo progetto complessivo, comprendente in via prioritaria le opere di messa in sicurezza e bonifica delle aree di intervento” e la sottoposizione di tale progetto allo stesso Consiglio Superiore dei lavori pubblici. Si profila lo scenario di una nuova gara di progettazione, ma intanto permane la necessità di eseguire con tempestività i lavori di messa in sicurezza. Questione che rimane al momento irrisolta dopo il “no” della Procura e i pareri dell’Anac, l’Autorità anticorruzione e del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Finalmente si fa chiarezza sulla vicenda porto strumentalizzata ad arte dal centrodestra e dai servi sciocchi che hanno speculato perfino sulla gravità della situazione, facendo ritenere ai cittadini che gli attuali amministratori volessero bloccare i lavori del porto, tacendo gli ostacoli giudiziari e istituzionali. Non tutti, però, godono dell’immunità parlamentare e non tutti possono rischiare con molta leggerezza eventuali atti illeciti, sicuri di restare impuniti. E’ l’amara verità di una situazione di blocco provocata unicamente dagli errori di chi ha male avviato l’opera e l’ha peggio portata avanti, in disprezzo delle più elementari norme giuridiche e perfino di buonsenso. Cosa deve fare oggi l’amministrazione comunale? Certamente è imprescindibile il completamento di una struttura portuale, realizzata al 60%, ma in attesa del nuovo progetto, per il quale non si potrà non tenere conto dello studio realizzato dal gruppo Sailors, di cui parliamo ampiamente nelle pagine interne, sarebbe utile completare i lavori di messa in sicurezza. Per fare questo, occorre chiedere alla Procura della Repubblica, perché il porto come più volte ha ripetuto il sindaco Paola Natalicchio, è sub judice (una cosa che Azzollini finge di ignorare per far credere ai suoi lacchè che l’opera si può concludere domani), una deroga alla nuova progettazione, permettendo i lavori di messa in sicurezza, prima che possa accadere qualche danno o tragedia. Poi si potrà, anzi si dovrà portare avanti la costruzione del nuovo porto, ridimensionato e razionalizzato, soprattutto quello commerciale, una cosa possibile come hanno dimostrato i progettisti della Sailors nel loro studio. Dopo un aborto, non è detto che non si debba riprovare e questa volta potrebbe nascere un figlio migliore con un’economia integrata (commerciale, peschereccia, cantieristica e da diporto), unica vera possibilità di crescita, sviluppo ed occupazione per questa nostra amata città. QUINDICI – 15.4.2016 © Riproduzione riservata
Felice de Sanctis
Copyright© 2006 Felicedesanctis.it .Tutti i diritti riservati. Powered By Pc Planet