Porto senza fondo
15/11/2015
FELICE DE SANCTIS - Non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola, lo scriveva Cesare Pavese nel Mestiere di vivere e può calzare perfettamente a queste riflessioni sulla situazione del nuovo porto di Molfetta, che sta provocando più rumore che sostanza, da parte di chi vuole che si torni all’illegalità, pur di portare a termine un’opera complessa, faraonica, viziata da irregolarità e minata dall’ accusa di truffa da 150 milioni di euro da parte della Procura della Repubblica. C’è gente che in questa città, come è avvenuto per anni, pensa solo ai propri interessi o a quelli dei rispettivi padroni e che raccoglie firme di sprovveduti disinformati o in buona fede ai quali si racconta la favola del grande porto che produrrà migliaia di posti di lavoro e che oggi, a cantiere fermo, mette sul lastrico 120 famiglie, quando in realtà si tratta solo di 9 operai. Si parla ai cittadini del porto turistico, che porterà centinaia di diportisti in città, una vera e propria falsità, perché il cantiere riguarda il porto commerciale, non quello turistico. Non si dice, invece, che c’è un’indagine penale in corso, che non può essere ignorata, né che si può procedere alla messa in sicurezza del porto, per la presenza dei cassoni galleggianti, che creano problemi alla navigazione. Che ci siano in giro personaggi che parlano per riempire il vuoto della loro intelligenza, come insegnava Alda Merini, è un dato di fatto. Possiamo compatirli, ma non giustificare l’allarmismo che mettono artatamente in giro, né gli scenari apocalittici da un lato (la distruzione dell’opera già realizzata) né utopistici (il sol dell’avvenir) dell’improbabile El Dorado che potrebbe divenire Molfetta con il completamento dell’opera faraonica. A queste stravaganze dà fiato anche il vero responsabile di questo vero e proprio pasticcio, l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, presente a tutte le iniziative proposte da un imprenditore interessato, da un altro forestiero e quindi poco informato e da un gruppo di persone di quel che resta dell’area di centrodestra, ormai a pezzi e in cerca di argomenti per sopravvivere. La strumentalizzazione politica è evidente, ma questo non può portare a una fibrillazione continua su un problema complesso, che ha i suoi tempi dettati dalla legge, soprattutto dopo che è scoppiato lo scandalo giudiziario. Anche perché, in realtà, come abbiamo constatato personalmente, ai cittadini di Molfetta il porto interessa poco o nulla, ma pensano ad altri problemi più importanti e urgenti. Questi soloni della domenica che, in compagnia di qualche mercenario disturbato mentale (più sono vuote le teste, più sono lunghe le lingue), continuano a pubblicare manifesti sul “porto da portare in porto”, con un idiota gioco di parole, si dovrebbe riprendere l’opera a prescindere dai vincoli giudiziari esistenti. In pratica: contra legem. Come si faceva in passato, quando tutto era permesso da chi, avendo la copertura parlamentare, poteva infrangere la legge, secondo le accuse della magistratura, sottraendosi al suo giudizio. Oggi a Palazzo di città siede una persona che non ha i privilegi parlamentari per sottrarsi all’arresto, col voto dei suoi amici senatori, e, giustamente, non vuole commettere illegalità, non solo per tutelare la propria persona e i suoi assessori, ma anche per evitare che, in tal modo – e questo i bugiardi non lo dicono – l’opera si possa protrarre ancora più a lungo, per i prevedibili interventi della Procura di fronte a possibili illegalità. Ha fatto bene, perciò, il sindaco della giunta di centrosinistra a procedere con la richiesta dei necessari pareri del Consiglio superiore delle opere pubbliche e dell’autorità anticorruzione, prima di spendere soldi che sono dei cittadini e non possono essere buttati a mare con superficialità. Ecco perché questi corvi che girano sul porto, non fanno un servizio utile alla città, ma solo a se stessi e al loro padrone politico. Ma un’altra cosa importante viene taciuta da questi pettegoli nulla facenti da bar dello sport, che ci sono 20 milioni di riserve avanzate dalla ditta costruttrice, la Cmc di Ravenna, che in pratica significano richiesta di una penale milionaria da pagare per i ritardi dell’opera, ritardi dei quali sono responsabili anche loro, a causa della vicenda giudiziaria che li vede coinvolti. Se dovesse essere accolta tale richiesta per il Comune di Molfetta significherebbe il dissesto finanziario e tasse da pagare per anni per far fronte a un debito dovuto all’incapacità amministrativa di chi ha voluto quest’opera, assolutamente non necessaria e non produttrice di grossi vantaggi economici. Quindi l’avvenuta realizzazione di un sito internet nel quale saranno inseriti tutti gli atti presenti e futuri relativi al porto, ci sembra un’opera di trasparenza importante, per mettere a tacere le fantasie dei soliti perdigiorno disfattisti e anche uno strumento di lavoro e di dibattito per i cittadini. Che l’opera vada conclusa, ci sembra scontato, ed è questa anche l’intenzione di chi governa la città, ma che debba essere fatta nell’illegalità e senza le necessarie modifiche e gli indispensabili correttivi, ci sembra doveroso, soprattutto per tutelare i cittadini e i loro soldi, da un’ondata populista e politicizzata che sta imperversando da qualche tempo a Molfetta. Infine c’è da aggiungere in questa opera di informazione e soprattutto di conoscenza, per evitare il ritorno funesto agli errori del passato che hanno gettato la città in una paralisi e in una devastante groviglio senza precedenti, dovuto non a imperizia, ma a voluti intrugli amministrativi, che l’adesione all’autorità portuale del Levante, rappresenta una soluzione all’impasse attuale e una scelta in linea con l’evoluzione della legislazione relativa ai porti. Infatti in Puglia è prevista una sola autorità portuale a Taranto. Bari sta facendo di tutto per attribuirsela lei o quantomeno a ottenerne due per la regione. Molfetta può pretendere di essere scelta lei come autorità portuale? Cerchiamo di non essere ridicoli, come è avvenuto quando, sempre il solito Azzollini, ha costituito la società “Molfetta porto”, per gestire una struttura che, lo ricordiamo a chi lo ignora o preferisce tacerlo, non appartiene alla città, ma alla Regione Puglia. Il porto di Molfetta, infatti, è regionale e il suo futuro dipende anche dalle scelte che vengono fatte in quella sede. I sussulti epilettici sul porto sembrano coinvolgere anche alcuni personaggi della maggioranza i quali, pur di liberarsi dell’attuale situazione e ritornare all’illegalità diffusa del passato, col suo carico di scandali e arresti, che si cerca di nascondere o far dimenticare, spaccano i partiti della coalizione di centrosinistra, nella speranza di ritornare al governo della città coinvolgendo personaggi e gruppi responsabili dell’attuale sfascio e desiderosi di rimettere le mani nella marmellata politica. Ecco perché ha ragione Pavese, non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola, come sta facendo coraggiosamente il sindaco Natalicchio che cerca di dirigere un traffico impazzito (vedi la nostra copertina realizzata da Alberto Ficele) in direzione della legalità, in questo porto senza fondo, non evitando il problema, ma affrontandolo con decisione, nell’interesse della città e del suo futuro e non di qualche personaggio più attento ai propri interessi che a quelli della comunità. QUINDICI – 15.11.2015 © Riproduzione riservata
Felice de Sanctis
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