Emergenza democratica
15/05/2013
FELICE DE SANCTIS - È arrivato il momento del voto. I cittadini di Molfetta devono scegliere il nuovo sindaco. Le strade sono due: continuare nella scia del passato, con il centrodestra con tutti i guasti che ha prodotto in Italia con Silvio Berlusconi e a Molfetta con Antonio Azzollini, oppure avviare il cambiamento con il centrosinistra. Pd e Sel, infatti, a Molfetta hanno avviato una vera rivoluzione, rispetto al partito nazionale che con Bersani non è riuscito a proporre un candidato nuovo e giovane come Renzi e poi ha perduto le elezioni, scontentando contemporaneamente il proprio elettorato. A Molfetta, invece, il segretario Giovanni Abbattista, iniziale candidato, ha fatto un passo indietro (e di questo gli va dato atto) al momento in cui è spuntata una candidatura che ha tutti i presupposti per rappresentare quel cambiamento e quell’inversione di tendenza che la gente chiede. Molfetta, in questo, ancora una volta si rivela laboratorio politico. Paola Natalicchio è il candidato che risponde ai requisiti ideali: donna, giovane, giornalista, competente, coraggiosa, libera da legami con il territorio che potrebbero inquinare il suo lavoro, impegnata per la prima volta in modo diretto politica. Insomma, il cosiddetto candidato della società civile che ha dimostrato autonomia e grinta, capacità e determinazione necessari ad avviare in collaborazione con tutti (e non da sola, imponendo la propria volontà) quella trasformazione sociale, economica, civile di Molfetta, caduta nel degrado più totale negli ultimi 10 anni del sistema di potere politico ed economico del sen. Antonio Azzollini. Paola rappresenta un candidato pro e non contro come Azzollini e oggi Ninnì Camporeale che sembra seguire gli ordini del capo, dimostrando scarsa autonomia decisionale. Azzollini, come Berlusconi è uomo che divide, ha diviso le famiglie, gli amici, ha messo una contro l’altra le forze politiche per la sua sete di potere, di poltrone, di stipendi e di pensioni, non rinunciando a coprire contemporaneamente quella parlamentare e quella comunale. Un disprezzo dei cittadini e della democrazia, che portato alla nascita del fenomeno dei grillini. E qui ci piace ricordare l’esempio di un altro sindaco del recente passato, come il sen. Enzo de Cosmo, che rinunciò alla carica di sindaco per il Senato: ma parliamo di altri uomini, altri tempi, altra moralità. Azzollini crede di essere il Re Sole e come Luigi XIV che credeva di essere lo Stato, lui ripete a se stesso: La ville, c’est moi, il Comune sono io! Quest’arroganza ha fatto disamorare la gente dalla politica, che dovrebbe essere arte nobile e che invece a Molfetta ha prodotto solo scandali, arresti e perfino un misterioso suicidio. Così nell’immaginario collettivo la politica è diventata una cosa sporca. E’ questo il risultato di una gestione che ha stancato perfino l’elettorato moderato, che non digerisce più il “cerchio magico della Nutella”, come l’abbiamo definito in un altro editoriale, un cerchio che esclude tutti gli altri e che, fino a qualche tempo fa escludeva lo stesso Ninnì Camporeale, oggi recuperato in extremis in mancanza di altri candidati e che sembra parlare per conto terzi, e in mancanza di idee, copia perfino i programmi del centrosinistra, che sono incompatibili con la gestione del potere della destra. Ma parliamo di fatti, come ama dire lo stesso Azzollini e come recitava il suo manifesto elettorale del 2008. Per consentire agli elettori di scegliere meglio il proprio candidato sindaco, “Quindici” ha pensato di rispolverare le promesse fatte dal candidato sindaco del 2008, poi eletto Antonio Azzollini, per vedere che si è trattato di promesse da marinaio. Un sindaco Pinocchio che ha penalizzato pesantemente Molfetta e che ora passa il testimone a Ninnì Camporeale, anch’egli prodigo di promesse destinate a restare sulla carta. Ecco le promesse di Azzollini nel 2008: Bilancio risanato, oggi siamo in deficit e tutto non è stato ancora rivelato. Il deficit comincia ad emergere, come dimostra il dimezzamento dei contributi comunali alle famiglie bisognose, elargiti discrezionalmente e senza regole. Il Porto commerciale? Ancora in alto mare e con costi lievitati e penali pagate da noi. Palazzo Dogana: è ancora lì immobile e abbandonato, altro che albergo di lusso. La Cittadella dello sport: progetto ora dirottato sulla nuova pista di atletica, altra promessa elettorale. L’Ipermercato all’aperto: sempre nel libro dei sogni. La nuova zona artigianale: ancora sotto giudizio della magistratura, delle autorità regionali competenti per le acque per il rischio idrogeologico reale se si costruisce nelle lame. Il rilancio del Centro antico con vigili di quartiere, botteghe e negozi: si registrano solo chiusure e parcheggi selvaggi in piazza municipio e sulla banchina Seminario. I vigili urbani? Non si vedono in città, figurarsi nel centro storico: un premio a chi ne trova uno. La sicurezza? Record di auto bruciate, di atti di vandalismo, di furti, di bullismo e di proliferazione dell’abusivismo commerciale. La qualità della vita: basta guardarsi intorno per vedere degrado e inefficienza dappertutto. La riqualificazione della politica: la classe dirigente più impresentabile degli ultimi 10 anni. Azzollini poi sosteneva di disprezzare quei “politicanti che un giorno stanno da una parte e il giorno dopo dall’altra in base a interessi esclusivamente personali”: li ha arruolati tutti sotto le sue bandiere! “Servono persone oneste, competenti e soprattutto coerenti” diceva nel 2008: la realtà ci ha fatto trovare di fronte a disonesti, corrotti, come ha accusato la magistratura e soprattutto incoerenti. Tra scandali, arresti e denunce, i fascicoli alla Procura e alla Guardia di Finanza non si contano. Infine, la ciliegina sulla torta: diffondere la cultura del merito secondo cui chi vale e chi studia va avanti. Finora abbiamo visto andare avanti solo gli amici e gli incompetenti. Il popolo bue e ignorante che piace al suo padrone Berlusconi, perché lo può manipolare. Quindici da sempre si batte per la meritocrazia e la legalità e continuerà a farlo, fin dalla sua fondazione, quasi 20 anni fa, ha scelto sempre di essere un giornale “scomodo” pagando anche i prezzi di questa sua posizione libera e controcorrente. In quanto alla scelta di preferire un candidato ad un altro, anche questo rientra nelle prerogative del giornalismo. Non dimentichiamo che il giornalismo anglosassone dal quale tutti hanno preso lezioni (e al quale qualche sedicente giornalista locale dovrebbe abbeverarsi) e che sono di proprietà di editori puri (senza altri interessi economici o politici), alla vigilia delle elezioni, fanno il cosiddetto “endorsement”, cioè dicono quale candidato preferiscono. “Quindici” non essendo legato ad alcun interesse economico o politico e non percependo contributi pubblici o privati, ritiene di fare solo l’interesse della città e, dopo aver espresso critiche alla gestione di centrodestra di Azzollini, ritiene di avere il diritto di esprimere la propria opinione su chi possa essere il candidato migliore per risollevare le sorti di Molfetta. Tutto, quindi, per amore della città, non di un candidato piuttosto che di un altro. E questo in assoluta trasparenza, a differenza di altri che cercano di nascondere le proprie preferenze, anche se dalla lettura degli articoli si evincono facilmente oppure praticano un cerchiobottismo deteriore spacciandolo per obiettività: il peggio dell’ipocrisia giornalistica. Se non dicessimo chiaramente ai lettori chi preferiamo tradiremmo la loro fiducia e la credibilità conquistata in tanti anni di servizio alla città, scegliendo, come altri, un atteggiamento ipocrita di comodo. Non è militanza, ma scelta di campo, dopo anni di denunce. Come Paolo Mieli, direttore dell’autorevole “Corriere della Sera” scelse di dichiarare la sua preferenza per Prodi, come il New York Times appoggiò Obama, noi di “Quindici” oggi dichiariamo la nostra preferenza per Paola Natalicchio (foto), non solo perché è nata all’interno della nostra redazione, non solo perché è giornalista, ma soprattutto perché riteniamo che sia la scelta migliore per Molfetta. E questa è la sola cosa che ci preme: contribuire a liberare la città dal “tiranno” e a creare condizioni di vita migliori per i nostri figli. E’ emergenza democratica, non si può rischiare la fine della nostra Molfetta. QUINDICI - 15.5.2013 © Riproduzione riservata
Felice de Sanctis
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