FELICE DE SANCTIS -
Finalmente! Abbiamo raccolto in giro questa esclamazione, anche fra le fila del Pdl nostrano, dopo oltre un decennio di presenza ingombrante. Le dimissioni dell’ex sindaco-senatore Antonio Azzollini motivate dalla scelta di candidarsi ancora una volta (la settima) al Parlamento, sono state accolte come una liberazione: la fine di un incubo. Forse soprattutto dai suoi che non ne potevano più di una presenza ingombrante e hanno cominciato a correre via come topi impazziti. Intanto l’arrivo del commissario prefettizio dott. Biagio De Girolamo (foto) ha permesso di recuperare spazi di legalità, a cominciare dalla revoca dei dirigenti nominati da Azzollini. Ci auguriamo che il commissario voglia fare pulizia di tutte le eventuali situazioni irregolari, cominciando a controllare anche i bilanci comunali e delle municipalizzate, Asm in primis. Paura o opportunismo, certo è che oggi non si trova un azzolliniano manco a pagarlo (tranne i compagni di merenda che restano quanto di più infimo ha prodotto la politica molfettese), mentre gli altri gruppi o aggregazioni (chiamarli partiti sarebbe improprio) che hanno partecipato al governo precedente, ora sono a caccia di un chirurgo plastico che restituisca loro una verginità perduta. E in Italia, come a Molfetta questo non è impossibile. E così si tenta di riaggregare tutto e il contrario di tutto, pur di battere il tiranno. Ma a quale prezzo? Questo oggi non si dice, come è già accaduto col governo di Guglielmo Minervini e con i Visaggio, si passerà dopo all’incasso. E Azzollini? La difficoltà di ottenere una candidatura con la possibile riforma elettorale, lo preoccupava molto. Poi il ritorno in campo del suo padrone Berlusconi, il rieccolo della politica italiana, gli ha aperto la strada ad una possibile ricandidatura con metodo del porcellum, una situazione che può permettergli di giocare su due fronti: candidarsi al Senato (o alla Camera, secondo le disponibilità), mettere un fantoccio al Comune (Nicola Camporeale o un altro fedelissimo a sorpresa), poi farlo cadere fra due anni e tornare a fare il sindaco, mantenendo l’incarico parlamentare. Dall’altro fronte il centrosinistra è ancora alla ricerca di un candidato sindaco vincente, espressione della società civile (che non si esprime), una figura che abbia autorevolezza riconosciuta e possa mettere insieme le sue diverse anime. Questa difficoltà è emersa chiaramente dal confronto all’americana, organizzato da “Quindici”, un evento senza precedenti, che ha riscosso un grande successo e i cui contenuti potete leggere nelle prossime pagine di questo numero. E’ stato necessario l’impegno del giornale leader a Molfetta per mettere attorno ad un tavolo i rappresentanti del centrosinistra, dopo il fallimento del cantiere del centrosinistra (a Molfetta, come abbiamo sostenuto nel dibattito, gli unici cantieri che funzionano sono quelli edilizi, con abusi, annessi e connessi, con relativo contorno di illegalità, come sostiene la magistratura). E ci si è accorti che si parlava lo stesso linguaggio, ma con sfumature diverse. Troppe. Andrebbero smussati gli angoli, se si vuol vincere e questa sarebbe l’occasione buona, dopo il disastro dell’amministrazione Azzollini che ha degradato al città a livelli mai visti dal dopoguerra ad oggi. Soprattutto se non si vuole riconsegnare la città al centrodestra che in questi anni ha privilegiato l’illegalità diffusa, col risultato che vediamo e che peggiorerebbe fino alla cancellazione di ogni regola civile e di democrazia. La stessa cosa dicasi per l’Italia e quegli italiani onesti terrorizzati dal ritorno di Berlusconi che ha il solo obiettivo di finire l’opera di distruzione portata avanti finora, mentre il governo Monti faticosamente e dolorosamente (per noi cittadini contribuenti e non evasori) ha cercato di rimediare in qualche modo per tentare di ridare credibilità al Paese ridicolizzato da un premier impresentabile, cercando anche di salvarci dal baratro e dalla fine della Grecia. Ma al Cavaliere di Arcore questo non sta bene, preferisce il tanto peggio tanto meglio, l’unica politica che sa fare (perfettamente imitato dal suo sodale Azzollini) anche per clientele da difendere, ricatti da pagare, aziende proprie al collasso da salvare, processi dai quali fuggire, mettendo in campo una politica eversiva e violenta che punta a cavalcare il disagio sociale e la crisi economica (da lui provocato) nel suo nichilismo disfattista. L’abilità di venditore (unica capacità che gli riconosciamo, visti i suoi fallimenti come imprenditore e come politico) gli permette di parlare alla pancia di quegli italiani che amano non rispettare le regole e le leggi o quelli che si nutrono di promesse e illusioni pronti a sostenere il demagogo di turno che gli offre paradisi artificiali. No, gli italiani devono ritrovare orgoglio e dignità per dire basta ai padroni, ai prestigiatori che promettono ai poveri, per togliere loro risorse da destinare ai ricchi, e che sono stati capaci perfino di distruggere la classe media. Occorre il riformismo contro il populismo, serve non una svolta, ma una rivoluzione profonda e soprattutto una riconciliazione nazionale, dopo le troppe divisioni create dal berlusconismo in nome del “divide et impera”. Il sostegno al governo Monti di Pd, Pdl e Udc, sembrava essere un primo passo verso questa riconciliazione, nel tentativo di superare le divisioni per affrontare l’emergenza. Ma il caimano ha distrutto tutto nella sua sete di potere e rischia di precipitare l’Italia nel baratro. E’ compito anche dei giornalisti e della stampa, mettere in guardia i cittadini del pericolo che corrono con personaggi come Berlusconi e Azzollini. Purtroppo a livello locale “Quindici” resta una voce fuori dal coro servile e interessato, l’etica professionale è sconosciuta. C’è chi, pur di servire chi paga, pubblica scorrettamente comunicati stampa strumentali a offendere i giornali liberi sui quali quei soggetti non trovano spazio. Ma l’era azzolliniana ha prodotto anche questa spazzatura mediatica rappresentata dalla diffusione di fogli gratuiti che non si misurano col mercato perché non venderebbero nulla, o siti internet che utilizzano immagini da escort berlusconiane per farsi guardare. Occorre dire basta, con coraggio e dignità gettando via tutto il marciume di questi anni, per ricostruire una società più giusta e libera. Per fare questo la società civile deve impegnarsi in prima persona, se non lo fa il rischio è quello di lasciare spazio a faccendieri e affaristi i cui effetti devastanti abbiamo già sperimentato in passato. Le scelte che faremo ora, condizioneranno i prossimi 10 anni. Non possiamo sbagliare! Ecco, questo è l’augurio che facciamo in questo Natale che avremmo voluto tranquillo, ma che sarà devastato dalla propaganda eversiva berlusconiana. La speranza è quella di un futuro migliore per la nostra città e quindi per i nostri figli: occorre partecipare alla vita politica, per contribuire a costruire quella politica buona che può cambiare un destino di degrado al quale ci hanno condannati. Auguri di un sereno Natale e di un 2013 migliore!
QUINDICI – 15/12/2012
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Felice de Sanctis