FELICE DE SANCTIS -
Siamo già al tempo delle scelte, non si può continuare a fare melina quando occorrerebbe decisamente affidare alle punte di sfondamento il compito di andare in attacco per vincere (se lo si vuole veramente). Invece nel centrosinistra si continuano a fare un passo avanti e due indietro rimanendo ristagnati, nella migliore delle ipotesi, nel centrocampo. Certo, è difficile trovare un candidato vincente dopo il dominio incontrastato del sindaco, senatore, presidente Antonio Azzollini (complice una legge elettorale che per garantire la governabilità, non garantisce la democrazia e soprattutto il controllo da parte delle opposizioni, ridotte ad un’esigua minoranza). Azzollini si è dimesso da sindaco, dimostrando ancora una volta a quanto tenga alla città rispetto alla carica di senatore e presidente della commissione Bilancio. I suoi due mandati verranno ricordati dagli storici (noi contemporanei ci limitiamo ad un giudizio forse anche incompleto per mancanza di elementi oggettivi che il tempo si incaricherà di far emergere) come i peggiori della storia della città. Il potere quasi assoluto del nostro Re Sole, ha fatto terra bruciata attorno a sé, tanto da non avere un erede fidato sul quale contare per poter continuare a controllare e dominale Molfetta. Ecco perché è probabile che venga designato un personaggio fantoccio dietro il quale egli stesso, magari con la carica di vicesindaco o assessore alle finanze, aggirerebbe l’incompatibilità della quale si è sempre fatto beffa, come ha ignorato le norme più elementari di democrazia e rispetto delle minoranze. Non vuole critiche, non ama il contradditorio e come il suo leader Berlusconi, non tollera che qualcosa possa essere fatta in modo diverso da come lui l’ha concepita. Il risultato è quello di una desertificazione della città sul piano economico, sociale e amministrativo. Come i lanzichenecchi il Pdl e il centrodestra hanno lasciato dietro di sé solo rovine e crisi economica e hanno anche bruciato i pozzi con nomine dirigenziali che perpetuano il controllo del territorio, anche in caso di loro sconfitta. Al pari di alcuni leader del centrosinistra come Veltroni e D’Alema, il Tonino molfettese avrebbe potuto avviare un dignitosa rottamazione di se stesso, assicurando quel ricambio necessario che ha portato all’exploit di Grillo, simbolo della protesta senza idee, né programmi. Ma chi governa per troppo tempo, non si logora come affermava Andreotti, bensì si attacca alla poltrona, convinto che non debba mai cedere il testimone. Nascono così i tiranni che vengono poi abbattuti a furor di popolo. Eppure il suo signore di Arcore ha ceduto (anche se costretto e involontariamente) lo scettro del potere, anche se si rode il fegato ogni ora. Bisogna avere anche la capacità di uscire di scena elegantemente, una dote che il nostro sindaco ha dimostrato di non possedere. Ma in questi anni di potere, Azzollini ha fatto terra bruciata anche nell’opposizione, bloccandone ogni iniziativa con la forza dei numeri e approfittando della dialettica interna al centrosinistra che, non avendo un padrone, come nel Pdl, deve necessariamente confrontarsi dialetticamente al suo interno per raggiungere una sintesi efficace. In realtà, è proprio la sintesi che è mancata, anche per la presenza di forze politiche, pseudo movimenti personali e personaggi capaci solo di dividere e distrugge e non di costruire. Oggi il centrosinistra si ritrova senza un leader unanimemente riconosciuto, al punto che la designazione del coordinatore del Pd, Giovanni Abbattista, appare più come una necessità che una scelta condivisa. E bisogna dare atto al buon Giovanni di essersi assunto un onere non da poco in questa situazione. E la società civile non è riuscita a produrre nulla in alternativa. Una larga parte di essa ha perfino chiesto che a rappresentarla fosse questo giornale con una lista “Quindici” capeggiata dal suo direttore, considerato, a torto o a ragione, l’unico oppositore deciso al sistema di potere azzolliniano. Ci vengono riconosciute doti di coraggio, di onestà, di autorevolezza (il famoso giornale leader che dispiace a chi non accetta una realtà, ma che non conosce nemmeno il significato del termine), di capacità, di libertà, di credibilità, conquistate sul campo con inchieste sui vari problemi cittadini e con le denunce delle distorsioni e degli abusi messi in atto dalla maggioranza di centrodestra. Pur lusingati da questa stima e considerazione, riteniamo che il nostro ruolo non sia stato, né debba essere quello di un partito, ma quello politico di chi, rappresentando l’opinione pubblica attraverso l’informazione, sia un vero contropotere come avviene in tutte le democrazie avanzate. E non è un caso che il potere voglia vendicarsi attraverso una legge in approvazione in Parlamento, devastante per giornali e giornalisti, mettendo il bavaglio a notizie scomode attraverso la leva della giustizia e, utilizzando lo strumento della diffamazione (letta con i propri codici) o presunta tale, complici alcuni magistrati pigri o distratti, colpire anche errori incolpevoli, per il solo fatto di essere diretti verso gli inquilini del Palazzo. Quegli inquilini che si attaccano disperatamente alle loro poltrone, non accorgendosi di tutto quello che accade attorno, alimentando con il loro comportamento quella dannosa antipolitica che potrebbe portare a imprevedibili disastrose conseguenze. Oggi forse sarebbe necessario anche a Molfetta un governo tecnico che duri almeno un anno, per permettere alle forze politiche di organizzarsi e soprattutto di rinnovarsi, creando una nuova classi dirigente preparata, ma soprattutto onesta e responsabile verso l’interesse collettivo e non particolare. Occorre cominciare a bonificare il deserto, tornando a piantare i semi dello sviluppo, ma soprattutto della identità culturale della nostra comunità, con progetti concreti, condivisi (accantonando rancori e pregiudizi) e perciò partecipati. Non è impossibile, basta crederci e lavorare tutti insieme. Ecco perché noi di “Quindici” siamo stati e saremo sempre vigili esercitando il ruolo di controllo che ci viene riconosciuto dalla Costituzione attraverso il diritto di critica. Già nei prossimi giorni punteremo a favorire il dibattito su temi e programmi necessari alla rinascita di questa città. Ma ormai, lo ricordiamo, è il tempo delle scelte e nessuno deve sottrarsi al compito di partecipare alla vita politica per portare il proprio contributo alla crescita della nostra comunità e soprattutto per invertire quella tendenza negativa e devastante di degrado di questi ultimi anni. E’ difficile, non lo nascondiamo, assumersi le proprie responsabilità in una realtà dove sono state cancellate tutte le regole e dove il rispetto della legalità è sconosciuto. Noi vorremmo chiamare tutti a contribuire al cambiamento, che si può fare solo attraverso la politica, perché se si è lasciati soli, è difficile vincere. Occorre riformare quella coscienza civica, che oggi ha lasciato il posto all’indifferenza, tornare alla partecipazione convinta come accadde nel ’94 e credere in un’idea e in un sogno. Anche i sogni spesso, diventano realtà.
QUINDICI – 15.11.2012
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Felice de Sanctis