FELICE DE SANCTIS -
Guerra alla Città metropolitana, la nuova crociata del sindaco-senatore incompatibile Antonio Azzollini agita in questi giorni le acque politiche locali. E’ un modo per distrarre l’attenzione dei cittadini dai problemi irrisolti di Molfetta, una città sempre più allo sbando, che ha perduto il ruolo leader che aveva una volta nel territorio.
Molfetta ha sempre avuto un ruolo speculare con la politica nazionale, nel bene e nel male: è stata la prima città ad anticipare la caduta della cosiddetta Prima Repubblica, che, considerati i disastri e le ruberie della seconda, ci toccherà rimpiangere. Ma è stata anche una delle prime città a sperimentare il più grande bluff mediatico di tutti i tempi, che ha aperto la strada all’attuale crisi economica e soprattutto sociale: il berlusconismo.
E l’ex comunista opportunista Azzollini è stato pronto a fare il salto della quaglia e a passare armi e bagagli a destra, dove aveva fiutato la possibilità di “fare carriera” politica, come molti ex comunisti e socialisti imbarcati nell’arca di Silvio il prestigiatore, il novello Creso che trasforma in oro quello che tocca e in polvere i redditi dei sudditi. Risultato un Paese corrotto, un Parlamento pieno di indagati e condannati, l’Italia a rischio default, pochi ricchi grazie alle ruberie, tanti poveri anche fra gli ex benestanti della classe media, distrutta da una politica economica dissennata, aggravata dall’attuale periodo congiunturale più grave del dopoguerra.
Ha usato le stesse armi della demagogia e della propaganda del padrone di Arcore: il populismo di maniera, che nasconde una povertà di intenti e di contenuti e che ha avuto effetto solo in quella fascia di cittadini meno attrezzati culturalmente e che si identificano nelle sue caratteristiche peggiori. Ha instaurato un sistema feudale e clientelare per governare. Importante è essere credibili dal popolo bue e magari dare la colpa dei guai agli avversari, magari attribuendo loro i propri difetti o alla stampa: la crisi non c’è, diceva Silvio, è colpa dei media. Molfetta è la principessa del Sud, tutto va bene, non leggete Quindici, dice il nostro Silvio in sedicesimo.
E così una balla dopo l’altra: dal porto delle meraviglie alla Provincia di Molfetta. E sì, cari lettori, è questo che vuol far credere il nostro sindaco-senatore incompatibile che vota una legge a Roma e poi, novello Masaniello, incita il popolo contro quella stessa legge a Molfetta.
A corto di argomenti (e di soldi, per i buchi di bilancio del Comune) Azzollini si inventa, perciò, l’ultima crociata: la guerra santa all’area metropolitana di Bari proponendo la non adesione di Molfetta che, con la provincia Bat e le grandi città come Barletta, Andria e Trani, dovranno formare una nuova provincia, magari con capoluogo Molfetta che si è messa a capo dell’insurrezione, in nome dell’autonomia, per evitare di diventare “periferia di Bari” e sudditi dell’odiato capoluogo (meglio essere sudditi suoi?), come fa dire ai suoi servi nella informazione-propaganda.
Troverete su questo numero un approfondimento sulla città metropolitana e sulle convenienze ad aderire a questa nuova realtà istituzionale. Qui ci preme esprimere delle opinioni e far comprendere il vero rischio che la città corre: quello di finire nella Provincia di Foggia. E sì, perché i termini per decidere sono scaduti e se non scegliamo noi di aderire all’area metropolitana, la decisione passerà ad altri, la Regione o il governo che certamente non faranno eccezioni per Molfetta (altrimenti si scatenerebbe un contenzioso campanilistico nazionale) e assegneranno la città a Foggia, dove saremo veramente l’ultimo Comune di un capoluogo al quale non ci lega nulla. Insomma, una vera e propria follia demagogica, che rivela tutta l’ignoranza politica di Antonio Azzollini, che ha fatto finora il “re degli ignoranti” e vorrebbe continuare a farlo con i suoi sudditi, i suoi leccapiedi e i cittadini ingenui (sempre meno numerosi) che gli danno ancora credito.
Non si può, per ignoranza politica, per scarsa lungimiranza sulle prospettive economiche dell’area metropolitana (i finanziamenti europei verranno dati solo alle aeree metropolitane), in un mondo che cambia e privilegia le macro regioni, fare campagne campanilistiche in nome di un’assurda autarchia mussoliniana, che tanti danni ha portato all’Italia.
E’ bene sostenere con chiarezza che le aree metropolitane sopprimeranno le province, quindi è un falso dire che sopravvivrà quella di Bari, per far piacere al suo amico presidente Schittulli che non vuol perdere la poltrona. La verità è un’altra e come sempre ve la dice “Quindici”, quella che gli altri non dicono: Azzollini non solo vuole mantenere il controllo della città e del suo fantomatico nuovo porto, perché si crede eterno come tutti i personaggi autoritari, ma cerca di crearsi un bacino elettorale favorevole nel nord barese, dove prevale il centrodestra, mentre avrebbe vita difficile nell’area barese. Infatti con la soppressione delle province e la creazione delle aree metropolitane, verranno ridisegnati i collegi elettorali: una sicura sconfitta per Azzollini.
Così non perdendo la sua anima barricadiera di origine comunista totalitaria e stalinista prova ad agitare le acque a fare ammuina, come all’epoca della foresteria della capitaneria (da lui stesso prima autorizzata) e a combattere contro l’area metropolitana, da egli stesso votata a Roma. Insomma, ancora una volta prende i suoi cittadini per imbecilli e li spinge inesorabilmente verso Foggia, per giustificarsi, poi, magari dicendo che è una decisione presa dal governo Monti e lavarsene le mani.
Se è un ignorante politico, come crediamo, possiamo attribuirgli la buona fede, se non lo è, allora non possiamo permettere che faccia prevalere l’interesse personale su quello collettivo. Perché si ostina contro Bari, perché teme eventuali controlli e politiche comuni, mentre, come per il porto, Azzollini ama andare per conto suo?
Nell’area metropolitana, che assorbirà le competenze della provincia, Molfetta non perderebbe nulla, manterrebbe le attuali funzioni, divenendo al contempo la seconda città più importante dopo Bari e avrebbe un ruolo di primo piano intercettando finanziamenti per uno sviluppo economico, mentre a Foggia sarebbe l’ultimo Comune della Daunia (ma che c’entriamo noi con la Daunia? Forse c’è anche un’ignoranza storica) che dovrebbe concorrere con Comuni più agguerriti e attrezzati come Barletta, Andria e Trani. Che faremmo, invece, nell’ipotesi di una nuova provincia? La chiameremmo Batmo e saremmo i fratelli poveri delle altre tre città? Cerchiamo di essere seri. I cittadini non ne possono più di queste pagliacciate estemporanee che, come è avvenuto per l’Italia, hanno portato Molfetta agli ultimi posti. Dobbiamo augurarci anche noi, per salvarci, l’avvento di un governo tecnico, auspicando il commissariamento della città? Ricordiamo che Molfetta ha già aderito al progetto di area metropolitana nel 2006.
Basta, allora con le bugie, il re è nudo, e non riesce a parlare più nemmeno agli ignoranti, sempre più poveri e disillusi di anni da promesse irrealizzate. Basta con le menzogne, e la negazione anche dell’evidenza. Occorre un ricambio di classe dirigente a cominciare dal sindaco peggiore del dopoguerra.
QUINDICI – 15.10.2012
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Felice de Sanctis