Pazienza finita
15/09/2011
FELICE DE SANCTIS Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? La celebre frase pronunciata da Cicerone al Senato romano nel 63 a. C. si attaglia anche al nostro sindaco-senatore-presidente: fino a quando, dunque, Azzollini, abuserai della nostra pazienza? E’ quello che i cittadini di Molfetta, stanchi di una disastrata amministrazione guidata dal Pdl, ripetono ormai quotidianamente, soprattutto dopo lo scandalo denominato “Mani sulla città”, che ha portato all’arresto del dirigente (ora ex) dell’Ufficio Territorio del Comune, ing. Rocco Altomare, una vicenda che ha sconvolto la città e sulla quale il sindaco non ha voluto fare chiarezza. Questo scandalo è stato la punta dell’iceberg di un andazzo gestionale di una città ormai allo sbando, dove tutto è permesso dalle bancarelle abusive dei fruttivendoli, che malgrado l’intervento della magistratura vengono legalizzate dall’amministrazione di centrodestra, ai gazebo che dilagano, alla sporcizia costante delle strade, ridotte a colabrodo, alle piccole illegalità diffuse e tollerate fino ad arrivare al saccheggio del territorio, con un’urbanizzazione che favorisce la speculazione, che non conosce opere di urbanizzazioni e piani di servizi, per non parlare poi dell’ostinazione nella costruzione di un nuovo porto commerciale che porterà solo danni economici fra i tanti risarcimenti che i cittadini saranno costretti a pagare alla ditta appaltatrice per i ritardi dovuti alla presenza di bombe nei suoi fondali. E Azzollini continua a dire che la nostra città non teme confronti con quelle vicine, che è un modello di amministrazione, mentre vige una gestione personalistica del potere, con assessori senza delega e senza autonomia che non contano nulla e devono solo eseguire i suoi ordini a fine settimana, quando il sindaco del week end torna a casa, dopo aver combinato pasticci nella commissione Bilancio del Senato (vedi ultima manovra economica, rifatta ben 5 volte, per incapacità sua e del ministro Tremonti di gestire una crisi complessa come quella attuale). Senza capire l’effetto dei provvedimenti tampone, solo un placebo per un malato grave come l’Italia, non si possono calmare i mercati finanziari: buttare giù due cifre e qualche ipotesi di improbabile recupero fiscale, non è difficile, magari con un po’ di fantasia e finanza creativa alla Tremonti. Occorre una conoscenza profonda dei bilanci, dei meccanismi economici. Allora due sono le ipotesi: o il nostro senatore li ignora, oppure li conosce ma preferisce ignorarli per far contento il padrone Berlusconi, che ha dato ordine di non toccare i ricchi, di lasciare in pace gli evasori (che finora sono stati gratificati da generosi condoni e scudi fiscali), ma di spremere ancora di più chi già paga tasse esose. E’ facile recuperare soldi con l’aumento dell’Iva, non considerando che questa scelta porterà a un calo ancora maggiore dei consumi, deprimendo ancora più l’economia e non favorendo la crescita. E’ facile buttare giù due conti sul recupero dell’evasione sperato, senza concrete misure di riforma del sistema. Dilettanti allo sbaraglio a Roma, ancor più dilettanti a Molfetta, soprattutto guardando le persone delle quali il senatore si circonda. C’è da restare sconcertati. Con questa manovra finanziaria, già considerata inutile e insufficiente dalle autorità monetarie europee, è caduta anche la maschera del sindaco che con il suo doppio incarico da Roma porta vantaggi anche a Molfetta. Il sindaco che obbedisce alla Lega, che gli ha regalato i milioni per il suo giocattolo preferito, il porto? Il sindaco che regala le quote latte a Bossi e perfino concede un punto di appoggio per Radio Padania? Azzollini e Tremonti sono solo autoreferenziali, profondamente inseriti in un sistema malato che esclude chi non ne fa parte, si perpetua e ha delle sue regole sbagliate e dannose per la comunità. Invece di alleggerire con la leva fiscale le imposte sui redditi bassi, magari utilizzando la patrimoniale (che, ovviamente, non piace al capo Berlusconi) per rilanciare i consumi e gli investimenti (perché non considerare anche il cuneo fiscale?), si scelgono misure improbabili, alle quali non credono i mercati finanziari e così l’Italia scivola sempre più verso un default che non sarà in grado di sopportare. Non è facile accelerare il pareggio del deficit con le barzellette (tipo l’esclusione dal computo della pensione degli anni di servizio militare o il riscatto della laurea). Occorre coraggio se si vuole gestire in una situazione difficile, soprattutto creata dagli stessi governanti con l’aumento della spesa pubblica, che non si vuole o non si è capaci di ridurre. Tutti sono bravi ad amministrare utilizzando la leva fiscale. E questo per quanto riguarda le ricadute romane sul nostro Comune (a proposito come fa a sdoppiarsi Azzollini quando fa il senatore del Pdl che deve penalizzare gli enti locali e quando deve gridare contro il governo, come fanno gli altri Comuni, per i tagli della manovra, che li costringerà a ridurre fortemente i servizi e ad aumentare le tasse?), che non spingono la crescita, ma salvano i furbi e fanno pagare la crisi ai più deboli (occorre tassare i patrimoni, senatore, non il lavoro: lo insegnano anche agli studenti del primo anno di economia!). Ma la cosa più vergognosa è la vicenda dello scandalo urbanistico, che sembra essere coperto dal sindaco, che non vuole costituirsi parte civile, come sarebbe giusto, contro gli indagati, anzi fornisce loro una difesa a spese dei cittadini. Torna la domanda che si fanno anche gli inquirenti: come è possibile che Altomare abbia fatto tutte le illegalità di cui è accusato, senza che i suoi referenti politici fossero al corrente della situazione? Allora se il sindaco ignorava queste ipotesi di reato, che se verranno confermate sono di una gravità unica, deve costituirsi parte civile nel processo, altrimenti il suo atteggiamento può creare il sospetto di connivenza. E la moglie di Cesare, si sa, deve essere sempre al di sopra di ogni sospetto. Diceva già nel 1929 Eric Hobsbawn nel “Secolo breve”: non si è mai vista una nave affondare con un capitano e una ciurma più inconsapevoli del disastro e più impotenti a porvi qualche rimedio. Ma in Italia con Berlusconi e a Molfetta con Azzollini questo avviene realmente. Ma la pazienza è ormai finita. QUINDICI – 15/9/2011 © Riproduzione riservata
Felice de Sanctis
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