FELICE DE SANCTIS
Diventa sempre più diffusa la sensazione di vivere la fine di un’epoca, il tramonto di un’illusione durata 15 anni (per chi ci ha creduto) e, in realtà, più di vent’anni, comprendendo anche il periodo di Tangentopoli, con una rivoluzione mancata e uno Stato corrotto, decadente, furbo, perennemente in crisi, che ha perpetuato se stesso e ora sembra essere arrivato al capolinea per mancanza di risorse.
Non parliamo solo di risorse economiche, che pure sono deficitarie, ma di risorse umane che non siano i soliti imbonitori di turno, ma soprattutto di risorse morali, quando perfino la Chiesa, colpita da scandali e contraddizioni, ha difficoltà a parlare alla gente e soprattutto ad essere credibile, in una società del mordi e fuggi, dove l’alternativa è il sacrificio che non vuole più nessuno. Lo strapotere televisivo voluto e imposto al “popolo bue” incosciente e recettivo, senza più capacità di critica, ha avuto il suo “messia” in un cavaliere capace di mentire perfino a se stesso, riuscendo a trovare una vasta platea consenziente e plaudente per mero opportunismo.
Oggi ci ritroviamo pieni di incertezze, con famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, mentre sono costrette a mantenere figli senza futuro, che perpetuano, per necessità, la dipendenza economica dai genitori, almeno fino a quando il risparmio non si esaurirà e finirà la grande illusione. Quel momento ognuno di noi lo avverte sempre più prossimo e non sa come reagire. Preferiamo non pensarci, sia per evitare di soffrire, sia per allontanare il dolore, sia perché non abbiamo una soluzione alternativa. Ma è giunto il momento di fare i conti col presente, soprattutto quando il grande imbonitore non riesce più a mentire, perché a corto di argomenti.
Consentiteci una parentesi letteraria, sempre attuale che, forse, può offrire un quadro più esaustivo del presente. Tra i romanzi storici che amiamo, un posto prioritario lo occupa sicuramente “I promessi sposi”, che tutti conosciamo, ma che forse, in pochi, hanno letto come metafora del tempo presente, rivelatore di uno spirito nazionale, di un costume italico, forse dell’unica vera identità nazionale che ci ha accomunato dal Seicento ad oggi.
Viviamo un’epoca caratterizzata dalla preponderanza del fattore economico che diventa “valore” nell’era della globalizzazione, generando individui isolati e incapaci di gestire la propria creatività. Oggi, complice la tv, si va avanti per modelli precostituiti e offerti come pacchetti già pronti al consumo di massa. Si tratta di modelli sociali senza regole o con regole già prestabilite, di comportamento di massa dove non è importante il contenuto, ma il contenitore. Insomma, l’apparire più che l’essere.
La politica nazionale si fa alle cene organizzate da giornalisti di regime, dove si decide del futuro dell’Italia, al di fuori del Parlamento, ormai ridotto a consorteria di servi, di finti laudatores di nuove libertà, che nascondono una reale sudditanza al feudatario di turno.
Non fa eccezione il consiglio comunale di Molfetta, dove è impossibile discutere, dove non è lecito opporsi al volere del sultano e dove va in scena l’ennesimo film di una messa celebrata dal sindaco dove tutti devono annuire in silenzio e nessuno deve interrompere questa celebrazione (blasfema) e chi si oppone è colpevole di sacrilegio, per aver osato contraddire il “Verbo” Azzollini che celebra se stesso e il suo potere. Dall’altro lato c’è un’opposizione timida che non riesce ad esprimere una critica costruttiva e decisa e quando lo fa, con una malcelata timidezza, offre il destro al sindaco celebrante, di aggredirli e insultarli. Il Pd è sempre alla ricerca di se stesso, incapace di rinnovarsi e trovare una classe dirigente alternativa, accontentandosi di perpetrare se stessa e i suoi dirigenti, con qualche nome nuovo, ma metodi antichi: il nuovo è più vecchio del vecchio, senza argomenti, senza una capacità progettuale, senza prospettiva politica.
Per non parlare di Rifondazione comunista, chiusa nei suoi dogmi, sconfitti dalla storia e ai quali si aggrappa per mancanza, anch’essa, di una classe dirigente efficace, invocando vecchie ideologie, dividendosi e frazionandosi a sua volta in modo includente, col risultato di dare l’impressione di non esistere se non su qualche manifesto di protesta e su qualche documento di condanna, lontano dalle esigenze delle masse, non più alla ricerca di valori sociali, ma economici. La coscienza di classe è stata sostituita da una coscienza economica, il proletariato come consumatore sognante. Avere l’ultimo modello di cellulare, in questa società edonistica, materialistica e superficiale, è diventato il nuovo diritto da difendere. Ecco che Rifondazione, anch’essa alla ricerca di un’eredità e di identità, combatte battaglie perdute contro un nemico inesistente, magari inventandosi un nuovo nemico, che serve solo ad illudersi di esistere, incapace com’è di parlare alla gente, ai lavoratori ormai delusi e disincantati perfino dal sindacato.
Intanto, per una sorta di legge del contrappasso, lo stesso sindaco, nel ruolo di senatore è costretto a recitare la parte dell’episcopello come relatore della Finanziaria, dove Tremonti gli impone la proposizione di emendamenti impresentabili (insufficienza dei 40 anni di contributi per la pensione, blocco delle tredicesime, tagli ai disabili). Così il senatore azzurro acquista indulgenze per il suo futuro politico quando non potrà più fare il sindaco, né il senatore, come prevede il regolamento del suo partito, dopo ben 17 anni di mandato parlamentare. Il “Signor refuso”, in pratica si prepara ad incassare il premio per il “gioco sporco” di cui si è fatto carico per il governo di Berlusconi.
L’episcopello era un’antica usanza medievale in occasioni religiose, ma che aveva un carattere profano e licenzioso. Lo sciocco del villaggio (o il bambino più ingenuo) veniva agghindato come un prete ridicolo (da qui il termine “episcopello”) e portato in processione fino al un luogo preposto per lo svolgimento di una messa blasfema. L’episcopello, esageratamente avvolto in stole clericali, recitava i passi della messa, ma lo faceva parodiando il vero testo, sostituendo i versi originali con altri blasfemi e stupidi. Poi, alla consacrazione dell’ostia, l’episcopello veniva obbligato a mangiare escrementi e a bere urina, tra le risate dei presenti.
Così Azzollini presenta emendamenti sui quali è destinato ad essere smentito e che saranno prontamente ritirati, dopo le proteste generali.
Rileggetevi le pagine dei Promessi Sposi durante queste vacanze, non vi sembreranno un romanzo storico ambientato nel ‘600, ma un saggio dei nostri giorni e provate a sostituire personaggi e situazioni del Manzoni per ritrovare casi di straordinaria attualità.
E, forse, vi verrà la voglia di reagire, superando stanchezze e disillusioni, speranze svanite di un possibile cambiamento. Noi come giornalisti stiamo sostenendo una battaglia contro la legge bavaglio, per continuare a informarvi raccontando quello che tutti non dicono e che i politici vorrebbero nascondere: scandali, corruzioni, tangenti, abusi di potere, conflitti di interesse ecc.
A Molfetta occorre pretendere che le sedute del consiglio comunale siano riprese con telecamere le immagini diffuse in diretta (come aveva promesso il presidente Nicola Camporeale). Quindici invita tutti, mass media e cittadini a fare pressione in tal senso: sarebbe il primo passo verso quella riscossa della società civile, per dare una spallata alla seconda repubblica che, in realtà, si è rivelata solo un prolungamento della prima anche peggiore. Quella riscossa che ci fece urlare un tempo, che sembra ormai lontano: “Restituire la città ai cittadini”.
E’ un nostro diritto, pretendiamolo!
QUINDICI - 17.7.2010
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Felice de Sanctis