Una svolta e un monito
15/04/2010
FELICE DE SANCTIS Una svolta e un monito dalle elezioni regionali. La svolta è quella del ribaltamento (nelle urne) della maggioranza a Molfetta: dal centrodestra al centrosinistra che ha ottenuto il 50,93% dei voti, contro il 42,65% del Pdl. Se poi si vuole calcolare anche il 5,82% dell’Udc e di Io Sud, si arriva al 56,75% di voti di opposizione al sindaco Antonio Azzollini. Il monito è quello che arriva, invece, dal non voto: solo il 53,47% dei molfettesi (il numero più basso della Provincia di Bari, che è stato del 63,37%) si è recato alle urne, un messaggio non solo di disaffezione e di sfiducia dalla politica, ma soprattutto del diffuso senso di malessere che c’è in giro. Un malessere che deriva dalla crisi economica, dalla difficoltà di quadrare i bilanci e di arrivare alla fine del mese, di trovare un posto di lavoro, di perdere il lavoro con il ricorso sempre più frequente alla cassa integrazione e al prepensionamento da parte di aziende che, non riuscendo ad essere competitive, scaricano sui lavoratori gli effetti della crisi, ma anche della loro incapacità di gestione in periodi difficili. La politica oggi non riesce a dare risposte ai bisogni della gente, impantanata nei conflitti di interesse, nei problemi personali del premier Silvio Berlusconi che trascina il Paese nelle sue risse con la giustizia e con il fisco, mentre l’Italia si avvia verso un triste declino e, dal fronte opposto, non emerge alcuna personalità in grado di contrastare a livello di immagine (perché solo a questo la politica si è ridotta) il padrone di Arcore. E in questa stagnazione non solo economica, ma sociale con punte di degenerazione morale che coinvolgono anche istituzioni che dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto, emerge una nuova realtà che, piaccia o non piaccia, riesce a raccogliere consensi e a coagulare masse popolari su un’idea di società diversa. Il “fenomeno” Nichi Vendola (al quale abbiamo dedicato la bella copertina di Alberto Ficele), che ha battuto sonoramente il suo avversario Rocco Palese del centrodestra 48 a 42 in Puglia e 53 a 40 a Molfetta, oggi rappresenta nell’immaginario collettivo l’unica personalità vincente in grado di battere il centrodestra, pur in situazioni oggettivamente difficili (vedi lo scandalo della sanità), in una regione fortemente di destra, come dimostrano le elezioni politiche del 2008, quando il Pdl ha vinto con 12 punti di vantaggio. «Dove la sinistra imita la destra, alla fine perde e perde male» ha sempre sostenuto Vendola e queste elezioni regionali gli hanno dato ragione. Per combattere lo strapotere televisivo del Cavaliere, occorre riuscire a far sognare la gente, dare una speranza di cambiamento e soprattutto di futuro a una generazione di giovani che l’attuale governo condanna a una precarietà infinita, senza progetti né aspettative. Possono anche non piacere i programmi e la stessa figura di Vendola, ma occorre riconoscere che ci troviamo di fronte al primo fenomeno nuovo nel panorama politico degli ultimi 15 anni. Se questo rappresenterà una svolta anche in Italia e nel centrosinistra, se il laboratorio pugliese del centrosinistra potrà trasformarsi in politica concreta e vincente a livello nazionale, saranno i prossimi mesi a dirlo. Oggi occorre fare i conti col fattore V e su quanto questo fenomeno riuscirà a trasformarsi da mediatico in politico, traducendosi in azioni e programmi concreti in una situazione economica e sociale oggettivamente difficile. Sul fronte opposto uno scenario desolante, con il ministro Raffaele Fitto, sconfitto per la seconda volta da Vendola e al suo terzo insuccesso consecutivo (dopo la batosta delle amministrative a Bari), al quale probabilmente il premier ha suggerito la farsa delle dimissioni, da respingere subito, per tentare ancora di accreditarsi nel ruolo di leader, che non gli riconosce più nessuno. E’ l’ultimo atto di una vicenda personale che oggi vede la sua parabola discendente: da pupillo del premier, al punto da essere indicato da qualcuno come possibile erede, a responsabile della sconfitta elettorale del Popolo della Libertà in Puglia. L’ostinazione con cui si è battuto per ottenere la candidatura della sua “controfigura” Rocco Palese, con il quale è legato anche da un legame di parentela, bocciando quella della sen. Adriana Poli Bortone e ostacolandola in tutti i modi, anche quando la richiesta gli è venuta direttamente dal Grande Capo, si è rivelata perdente e quindi Fitto oggi paga il prezzo di quella scelta. La senatrice di “Io Sud” oggi auspica le dimissioni del vertice del Pdl e soprattutto degli ex di An, a cominciare dal sen. Francesco Amoruso di Bisceglie, coordinatore regionale del partito, che condivide con Fitto la responsabilità della pesante sconfitta elettorale del partito. Anche Amoruso ha collezionato un errore dopo l’altro e non è stato in grado di rilanciare il Pdl, anzi ne ha provocato un maggiore calo di consensi nel corso degli ultimi anni, dimostrandosi non all’altezza della situazione. Forse ci sarà qualcuno che suggerirà questa soluzione allo stesso Berlusconi che potrebbe chiedere la testa di Amoruso, per avviare un concreto rinnovamento del partito in Puglia: si parla del sen. Gaetano Quagliariello. Intanto il ministro Fitto con le sue dimissioni, respinte come da copione, esce comunque di scena, (forse avrebbe dovuto lasciare prima il suo incarico di ministro del Mezzogiorno avendo fatto poco o nulla per il Sud, piegandosi alle decisioni antimeridionaliste della Lega, volute da Bossi e Berlusconi e sottoscritte dal governo), dopo una carriera in crescendo, ma che ha avuto come caratteristica una certa arroganza del potere. Il “bambino” come viene etichettato negli ambienti politici e giornalistici per la sua precocità a scendere nell’arena politica, forse è cresciuto troppo in fretta, non riuscendo ad assimilare quelle doti di tolleranza e di capacità politica che tutti riconoscevano a suo padre, uno dei leader della Dc pugliese, deceduto prematuramente, lasciandogli una pesante eredità. Le sconfitte di Fitto rappresentano, invece, un’altra vittoria per il sindaco-senatore Antonio Azzollini, suo avversario e antagonista nella corsa alla poltrona ministeriale, alla quale, però, lo stesso Berlusconi destinò il politico di Maglie, lasciando al sindaco azzurro la carica di presidente della commissione Bilancio del Senato. Azzollini aspirava anche alla carica di coordinatore del Pdl pugliese, ma anche questa gli era stata negata. Oggi, forse, dopo la sconfitta del Popolo della Libertà in Puglia, questa ipotesi potrebbe essere meno lontana. Ma Berlusconi forse considererà anche un altro aspetto: il forte calo di consensi che Azzollini e il suo partito hanno avuto a Molfetta, perdendo una maggioranza consolidata nelle urne. Infatti, con questa tornata elettorale il centrosinistra qui è diventato maggioranza e il suo candidato-pupillo Antonio Camporeale è riuscito ad entrare a via Capruzzi solo grazie ai resti. Non sappiamo come verrà valutata questa situazione a livello nazionale. In conclusione, forse qualcosa comincia a cambiare anche a Molfetta. Sarà compito delle forze politiche dell’opposizione di centrosinistra di dimostrare di essere capaci di diventare maggioranza anche politica e non solo elettorale, superando divisioni ed errori del passato, soprattutto da parte della sinistra più radicale che in molti casi è stata l’artefice delle sconfitte: prendere lezioni da Vendola, forse, potrebbe essere salutare. QUINDICI – 15/4/2010 © Riproduzione riservata
Felice de Sanctis
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