Calenda: rivoluzione digitale decisiva anche per il Sud
Il ministro a Bari all’assemblea di Confindustria
24/11/2016
FELICE DE SANCTIS
BARI – Si chiama industria 4.0 il futuro dell’imprenditoria nella sfida globale, nella quale l’Italia, soprattutto con l’industria manifatturiera sta giocando la sua parte. Oggi si prepara l’industria di domani, un domani che è già cominciato e che significa vincere la sfida o soccombere. Non ci sono alternative.
Del resto, lo ha confermato anche il ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda intervenendo a Mola di Bari all’Assemblea generale di Confindustria Bari e Bat nella sede della Sitael Spa di Vito Pertosa.
Ed è proprio da lui che è partito Giuseppe De Tomaso, direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno” come esempio di eccellenza pugliese. Pertosa reduce dal suo ultimo successo in Canada col progetto di un treno destinato a sconvolgere l’attuale concetto di velocità su rotaia perché capace di viaggiare a 1.200 km all’ora.
“Si tratta di un progetto avveniristico con vantaggi competitivi per il nostro gruppo – ha detto Pertosa – sul quale abbiamo investito come attori e non subfornitori, che ci permetterà di sviluppare queste tecnologie in Puglia. Indubbiamente un grosso successo”.
L’ex premier Romano Prodi, ha ricordato De Tomaso, qualche giorno fa parlando del Mezzogiorno ha detto che qui si dovrebbe partire da Industria 1.0. Cosa ne pensa Calenda?
“Dissento in questo da Prodi – ha detto il ministro -. Il Sud non è una riserva indiana, e il mondo e le aziende oggi non hanno l'alternativa se abbracciare o meno questa rivoluzione, e dire che nel Sud ci vorrebbe una cosa speciale diversa dal resto del mondo, io che sono per 3/4 napoletano, la considero insultante. Noi scommettiamo sul Sud e abbiamo cambiato anche il concetto di incentivi. Non siamo più alluvione di incentivi ricordata da De benedetti e citata dal direttore della “Gazzetta”, quelli a bando: abbiamo abbandonato quel principio l’idea che lo Stato centrale a grande distanza possa fare una politica settoriale, questo sì, questo no. L'incentivo fiscale è neutro e col piano del governo lo colleghiamo al fatto che si investe. Dobbiamo decidere se l'Italia ha delle strutture produttive in grado di abbracciare un cambiamento che arriva dappertutto o se non c'è l'ha. Se l'idea è quella di una sfiducia profonda non tanto nelle Regioni quanto nel tessuto imprenditoriale. Per Bari abbiamo previsto la creazione di un competer center (centro di competenza), uno dei 7 in Italia, ma questo non deve creare gelosie fra le regioni, bensì spingere a investire in quelle aree. Non si può più ragionare in termini di esclusività di territorio, ma di integrazione e collaborazione: se ci sono aziende dell’automotive, queste andranno a Torino, se sono aziende dell’aeronautica andranno a Bari. Si deve prescindere dalla localizzazione. Così le regioni diventano fattore di moltiplicazione degli investimenti che facciamo, non la rivendicazione della peculiarità, di quel territorio rispetto a tutti gli altri italiani, uno contro l'altra armate. Altrimenti non è la fine delle regioni ma dell'Italia. Siamo e rimaniamo protagonisti della manifattura, tenete presente che i francesi che sono dopo di noi per eccellenza manifatturiera, l'unica cosa che fa crescere sono gli investimenti. Abbiamo preso una batosta dalla crisi perché dal dibattito italiano è totalmente sparita per i 7 anni della crisi la parola crescita dell’impresa. Questa è l'ultima chiamata”.
Bene supportare il manifatturiero, ma il futuro non è l'economia dei servizi?, ha chiesto ancora De Tomaso. “Ritengo che il manifatturiero ci sarà e si rafforzerà e il confine tra manifatturiero e servizi si farà più labile. Quello che è certo è una rivoluzione che aiuta le Pmi, non le penalizza perché hanno grande flessibilità e adattabilità, riescono a utilizzare le tecnologie così come è avvenuto con la meccanica avverrà col software di produzione”.
Il ministro ha poi fornito qualche dato: mettiamo sostanzialmente tre tipi di incentivo confermiamo il superammortamento, portiamo l’iperammortamento al 250% per i beni di industria 4.0, raddoppiamo il credito di imposta su ricerca e innovazione, e come ticket finanziabile lo quadruplichiamo, rifinanziamo il fondo centrale di garanzia con 1 miliardo, siamo in grado di finanziare circa 25 miliardi di euro di crediti alle Pmi.
Altro confronto interessante è stato quello con Gianluigi Castelli, direttore dell’innovazione del Gruppo Fs Castelli che ha annunciato piano di investimento da 94 miliardi investimenti sui prossimi 10 anni, che si fonda su 5 pilastri dall’estensione della rete dell’alta velocità e prevede 5 milioni di euro per ammodernamento treni della rete regionale e sulla logistica integrata. Fs punta anche sulla internazionalizzazione con eccellenze esportate in Arabia Saudita e Iran con grandi contratti per realizzazione delle reti ferroviarie di questi Paesi, ma due sono particolarmente aggressivi e interessanti: sviluppo di mobilità multimodale per passeggeri, e il ruolo della trasversalità. Capacità della rete riducendo la distanza fra un treno e l'altro e mantenendo gli standard di sicurezza che abbiamo oggi. Sulla multimodalità sta cambiando completamente le logiche di mercato, oggi il sistema dei trasporti e poco sostenibile, ci vuole una forte spinta verso il trasporto pubblico e le Ferrovie si posizionano in questa direzione, integrando grazie a piattaforme digitali i diversi mezzi di trasporto, sollevando il viaggiatore dal dover pianificare il proprio viaggio. Per il futuro con un solo titolo di viaggio il viaggiatore passerà tra diversi mezzi.
L’assemblea generale è stata aperta dal saluto in video del presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia e di quello della Bari-Bat, Domenico De Bartolomeo (“abbiamo voluto presentare alcuni esempi positivi del nostro territorio per suscitare emulazione e far comprendere che non occorrono investimenti insostenibili per la quarta rivoluzione industriale). Ci sono state poi varie sezioni di confronto fra gli imprenditori coordinate da Ilaria Iacoviello di Sky Tg24 con Pasquale Casillo, Danilo Caivano, Antonico Sacchetti, Fabio Giuliani, Beppe Fragasso, Roberto Bianco, Domenico Favuzzi presidente di Confindustria Puglia e Eugenio De Sciascio, rettore del Politecnico e, per la parte politica l’assessore regionale Capone e il sindaco della città metropolitana Decaro.
La Gazzetta del Mezzogiorno 24/11/2016
Felice de Sanctis