«Innovazione e ricerca così Eni batte la crisi»
L’a.d. Descalzi in Puglia, spiega: olio e gas, ma anche vento e sole
07/10/2016
MONOPOLI – L’Eni ha saputo far fronte alla crisi dei prezzi del petrolio, passato da 110 a 40 dollari in 7 anni grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca, col contributo determinante dell’università. Lo ha detto l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, al convegno “Università e sviluppo sostenibile, alcune sollecitazioni per un Paese che guarda al futuro”. E questo ha permesso all’Eni di diventare la prima società per esplorazione da 3-4 anni a questa parte, grazie a 250-300 ricercatori fissi, investendo 450 milioni. «Siamo in un sistema che deve creare cambiamenti perché se non lo fa, va alla deriva. In Italia prducevamo 400mila barili al giorno fra olio e gas, nel giro di 10 anni questi numeri si sono dimezzati con un calo di piattaforme e riconversione di raffinerie. Abbiamo investito in tecnologie nostre, tecnologie italiane (a Marghera, Gela, Porto Torres) e adesso anche dove si perdeva, siamo in equilibrio». Descalzi ha ricordato l’azione di recupero di 4.000 degli oltre 7.000 ettari presenti in Italia, puntando sul fotovoltaico, sul solare e sull’eolico, dando così nuova vita a terreni bonificati, ma non utilizzabili, mentre le piattaforme dismesse sono state trasformate in laboratori. L’Ad si Eni ha sottolineato con orgoglio questa capacità di un Paese come l’Italia che, pur non avendo materie prime, è riuscito a reggere alle sfide della globalizzazione grazie alle competenze e alla tecnologia. In questa logica il rapporto con l’Università è stato determinante e lo potrà essere ancora di più come leva di sviluppo per l’Italia e l’Unione Europea. In Italia oggi i servizi rappresentano circa il 74% del valore aggiunto dell’economia, mentre il settore manifatturiero solo circa il 20%. Per quanto riguarda la produzione industriale a partire dal 2000 siamo entrati in una fase di stagnazione che con la grande recessione del 2008 ha portato ad una perdita di circa il 20% dei livelli di produzione industriale, il valore più basso tra le principali economie europee. Questo calo è stato quasi interamente dovuto ad una riduzione del tessuto industriale italiano, considerando che la percentuale di utilizzo della capacità produttiva questa risulta pressoché invariata. Quindi, oggi siamo così arrivati ad un plateau nel terziario e ci troviamo di fronte ad una decrescita industriale. Dal punto di vista energetico, settore chiave per il rilancio dell’economia, l’Italia come l’Europa, è oggi un Paese privo di risorse primarie, con circa il 90% di importazioni di petrolio e prodotti petroliferi necessari a soddisfare il suo fabbisogno e circa il 90% di importazioni di gas, con impatti sulla competitività industriale e sulla sicurezza energetica. «Cosa dobbiamo fare quindi per ripartire e tornare a crescere? – si è chiesto Descalzi -. Bisogna puntare sullo sviluppo di nuove tecnologie, che nascono da una ricerca sempre più focalizzata all’impresa, e fare leva su know-how e competenze per favorire la generazione di nuove idee. Bisogna rilanciare lo sviluppo in una chiave diversa. Si deve lavorare su una cultura che, ponendo le sue fondamenta su solide competenze, fornisca ai giovani anche la flessibilità mentale che consente di adattarsi al contesto in continuo cambiamento. Lavoriamo da anni nelle discipline scientifiche ed ingegneristiche ma ora bisogna emergere con brevetti e tecnologie proprietarie e spingerci attraverso lo sviluppo di progetti. Guardando alla storia di Eni, risulta evidente come la nostra azienda abbia seguito la stessa trasformazione del ciclo industriale italiano. Oggi quindi per rispondere alla sfida di rinnovamento che abbiamo di fronte abbiamo deciso di impostare la nostra strategia proprio in questa chiave di rivalorizzazione in chiave nuova del patrimonio industriale che abbiamo a disposizione, puntando per questo sulle nostre persone. I nostri progetti di riconversione industriale sono un esempio chiaro di come Eni sia riuscita ad adattarsi ad un contesto in continua evoluzione, facendo leva su competenze, ricerca e sviluppo tecnologico, per rilanciare il nostro tessuto industriale e migliorando la competitività in un’ottica di lungo termine, che abbraccia il cambiamento del paradigma energetico e si rivolge ad uno sviluppo low carbon. Nel dibattito sono anche intervenuti Gaetano Manfredi, presidente Crui e rettore dell’Università degli studi di Napoli “Federico II” e Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, che ha annunciato la concessione della laurea in ingegneria honoris causa a Descalzi per il suo impegno nella sostenibilità ambientale con riferimento all’introduzione di nuove tecnologie che hanno ridotto del 27% il gas serra. La Gazzetta del Mezzogiorno 7.10.2016 – Economia & Finanza
Felice de Sanctis
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