Il prezzo degli innocenti
Gli errori della politica saranno pagati da figli innocenti: un prezzo troppo alto per scelte dettate solo da delirio di onnipotenza
15/04/2009

Una volta si diceva che spesso le colpe dei padri ricadono sui figli. Parafrasando questo detto, oggi possiamo affermare che le colpe dei politici e degli amministratori ricadono sui cittadini incolpevoli, costretti a pagare un prezzo alto per errori altrui.

La drammatica vicenda del terremoto in Abruzzo dovrebbe far riflettere su quanti errori siano stati commessi in passato permettendo che le regole fossero violate, che in nome di una presunta libertà di iniziativa privata fossero tollerate irregolarità a favore della “politica del fare” che ha provocato più danni della peggiore inerzia. Poi, una volta avvenuta l’irregolarità, si poteva sanare tutto con un bel condono berlusconiano e la vita continua.

Non è stato così in Abruzzo, dove centinaia di vite sono state fermate proprio dagli errori e dalla tolleranza di quei politici che, alla ricerca di un facile consenso, hanno ceduto anche ad irresponsabili richieste di chi riteneva che tutto alla fine «si sarebbe aggiustato». E questo con una logica che privilegia il presente ipotecando il futuro.

Ha ragione Laura Pennacchi quando nel bel libro «La moralità del welfare», sostiene che il ruolo della politica è centrale proprio per bloccare la «tirannia degli stereotipi del neoliberismo». Il problema centrale delle politiche economiche e sociali è quello di stabilire una giusta distribuzione della ricchezza fra tutti i cittadini, non incrementare il profitto di pochi a qualsiasi prezzo, tanto quello lo pagano sempre i cittadini innocenti.

Peccato che per tornare a discutere di questi temi si debba aspettare una calamità come quella del terremoto, certamente dovuta a fattori esterni, ma che, col senno di poi, si scopre che in gran parte si poteva prevenire, quantomeno per limitarne i danni.

«Non dobbiamo tollerare di continuare ad essere trattati come selvaggi senza memoria né dignità, in balia dei silenzi colpevoli di chi spaccia la prevenzione per "procurato allarme", di chi vuole illuderci che, se non se ne parla, non succederà ciò che la scienza e la storia ci dicono si ripeterà ancora ed ancora. Questa volta dobbiamo pretendere che tutto questo non venga dimenticato, che tutto questo smetta di essere propagandato come emergenza», ha detto un cittadino abruzzese.

La logica che si vuole instaurare è quella di un’oligarchia che impone i propri modelli, spesso dominati da evidenti conflitti di interessi, che non vuole «ostacoli» sulla propria strada, che è pronta ad accusare di allarmismo chi osa chiedere il rispetto delle regole e di disfattismo chi osa «disturbare il manovratore» che sta lavorando. Anche se lo fa per sé e non per la comunità. Il conflitto moderno non è più tra un modello socialista e uno liberale, ma tra una società oligarchica e una democratica. La tirannia di pochi è la vera alternativa alla democrazia costituzionale.

Senza un governo politico dei processi economici, non solo non ci può essere posto per una società democratica, ma si rischia di creare le condizioni per un nuovo feudalesimo. E la storia politica recente è piena di vassalli, valvassori e valvassini promossi ministri dal feudatario di turno, che non ammette critiche e va avanti per la sua strada, anche se porta in fondo a un burrone.

Del resto il modo di affrontare le emergenze, sottovalutando volutamente le difficoltà, è quello di accusare di allarmismo chi osi criticare l’operato di chi governa, e, perciò, invita la gente, che ha problemi di bilancio familiare, a spendere e a consumare oppure esorta gli sfollati del terremoto «ad approfittare delle vacanze di Pasqua per andare a trovare parenti e amici».  Di questo passo il rischio reale è quello di consolidare un andazzo, al punto tale da avere un berlusconismo senza Berlusconi, come auspica il prete del premier Baget Bozzo.

La tattica principale è quella di negare sempre i propri errori anche quando questi esistono e sono evidenti.

È quello che accade a Molfetta dove governa il vassallo del signore di Arcore che continua ad ostinarsi a negare l’evidente, a non voler ammettere i propri errori, al punto di continuare a persistervi diabolicamente, sicuro di non rispondere a nessuno e soprattutto certo che i prezzi saranno pagati solo dai cittadini innocenti.

Senza fermarci nel dettaglio di tanti errori che vengono quotidianamente commessi, ci bastano due episodi emblematici di questa situazione, che fanno di Molfetta una città sotto tutela: la vicenda del mancato riconoscimento di una presenza femminile all’interno della giunta comunale e quella dell’ostinata richiesta di spostamento della caserma della capitaneria, già in fase di costruzione abbastanza inoltrata.

Il sindaco Antonio Azzollini non solo non vuole ammettere i propri errori, perché, allo stesso modo dei monarchi che governavano in virtù di un presunto diritto divino, pretende di governare demagogicamente in nome del popolo, ma si ostina a continuare in un contenzioso infinito perdente (e che ha perduto in tutti i gradi di giudizio), a tutto vantaggio degli avvocati (categoria alla quale egli stesso appartiene e che ha già beneficiato di vantaggi economici in occasione della vicenda dell’impianto di compostaggio). Tanto a pagare alla fine sono sempre gli altri, quei cittadini incolpevoli ai quali fa credere di non aumentare le tasse, ma non confessa di sprecare il denaro pubblico in nome di una testardaggine senza logica e senza risultati.

E la sua corte orante di valvassori e valvassini che si accontenta di qualche prebenda, più o meno lauta, è pronta ad aggredire verbalmente chi osa criticare il comportamento del capo, chi fa rilevare le enormi spese per processi persi in partenza, in un folle contenzioso che non ha alcuna ragione logica, né razionale. Del resto chi critica chiede solo il rispetto delle regole democratiche, che in questa città sembrano cancellate da una presunta ragion di stato.

Dove ci porteranno gli errori della politica? A contare danni economici, sociali e ambientali fra qualche anno, quando figli innocenti pagheranno per gli errori dei padri: un prezzo troppo alto per scelte dettate solo da un devastante delirio di onnipotenza.

Quindici 15.4.2009

Felice de Sanctis
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