Confindustria, Squinzi: senza riforme, non si parte
Emiliano: “basta con il considerare un nemico chi riesce a creare ricchezza”
27/06/2015

FELICE DE SANCTIS

Michele Emiliano ha scelto l’assemblea generale di Confindustria di Bari e Bat che ha eletto il suo nuovo presidente Domenico De Bartolomeo, per illustrare il suo programma di governo, a poche ore dalla sua proclamazione ufficiale come presidente della Regione Puglia dopo Nichi Vendola.
E lo ha fatto con la sua solita verve, con grande concretezza senza lasciare nulla all’improvvisazione, superando gli stereotipi di destra e sinistra. Proprio il riferimento agli imprenditori è stata l’occasione per sottolineare che sono luoghi comuni quelli che vogliono la destra intenta a saltare ogni regola e la sinistra a considerare quasi criminali quelli che costruiscono palazzi.
Secondo il «sindaco di Puglia» c’è un’opportunità straordinaria: quella di considerare chi realizza non un nemico, ma uno strumento per creare occupazione e sviluppo rispettando le regole nella responsabilità sociale del proprio ruolo. Sottolineando l’importanza della legalità, tema già affrontato da De Bartolomeo, il presidente della Regione si è impegnato ad affrontare il problema per dare serenità alle imprese e attrarre nuovi investimenti.
Emiliano non poteva ignorare in questa sede il problema dell’Ilva: «La situazione dell’Ilva non consente deroghe alle regole del diritto e ai diritti delle persone. La Regione Puglia non è in grado di decidere da sola, dobbiamo decidere con il Governo». E ha posto l’accento sulla necessità che il siderurgico torni a produrre e ad essere competitivo, impegnando tutti dal governo, al sindacato alla stessa Confindustria perché Taranto «produca finalmente senza uccidere». E anche su altre vertenze ambientali come quella del gasdotto Tap, il cui approdo è previsto a Melendugno, in provincia di Lecce, ha sottolineato che «le crisi si risolvono con la collaborazione delle popolazioni». La strada da percorrere per superare tutte le diffidenze è quella di spiegare alla gente cosa si vuol fare e quali possono essere i vantaggi, senza escludere la possibilità che, se i danni possono essere maggiori dei benefici, i progetti si possono anche modificare «coinvolgendo e non escludendo». Se poi c’è un’alternativa, va praticata, rispettando la vocazione turistica dell’area. Anche sulle gare di appalto, Emiliano è stato chiaro: i ritardi ci sono solo perché c’è chi tenta fraudolentemente di vincere prima. Ecco, la politica deve svolgere un arbitraggio neutrale: non si può continuare a pensare che si debbano risolvere i problemi della concorrenza andando a braccetto con un politico, invece di competere lealmente. «Non siamo appassionati di politica, ma di strade, ponti, asili nido, ospedali e quant’altro, ecco perché ora è tempo di passare dal dire al fare, con l’obiettivo dell’onestà che va marcata tutti i giorni, facendo il proprio lavoro. Le cose ordinarie noi italiani non le sappiamo fare, proverò a fare cose straordinarie sperando che nessuno faccia il tifo perché noi si fallisca, soprattutto se qualcuno è uno di noi. Sarò anche il presidente di chi non mi ha votato».
Il tema del siderurgico è stato ripreso anche dal presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi, ospite d’eccezione all’assemblea barese: «l’Italia sarebbe un Paese più piccolo sullo scenario economico globale internazionale senza l’Ilva».
Stimolato dal direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno” Giuseppe De Tomaso, il presidente degli imprenditori ha escluso diplomaticamente che il Mezzogiorno sia stato trascurato nelle politiche del governo, ma non ha negato che al Sud ci siano più difficoltà che al Nord, dovute anche a fattori storici. Ma questo non toglie che occorre ridurre il divario fra le due aree del Paese, perché non c’è alcun interesse ad avere un Sud non efficiente che non crea occupazione.
Il problema più urgente, secondo Squinzi è quello di mettere mano alle riforme, non si può continuare con una crescita da prefisso telefonico, occorre puntare almeno al 2% e per fare questo occorre anche migliorare i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione.

Squinzi ha respinto l’idea che le imprese rischino poco, affidandosi al «sistema bancocentrico», come lo ha definito De Tomaso, altrimenti l’Italia non sarebbe arrivata nel secondo dopoguerra al 5° posto fra i Paesi più industrializzati. Gli imprenditori hanno reinvestito nelle loro aziende, mentre oggi ci sono difficoltà dovute alla cattiva distribuzione delle risorse. «Non abbiamo problemi ad investire, ma dateci il mercato, ecco perché servono urgentemente le riforme in grado di creare competitività e non assistenzialismo. Se non ripartono le imprese, non si supera la crisi economica ed occupazionale, oltre ad aggravare i problemi del welfare».
Nel dibattito sul tema del «coraggio di cambiare», ha preso la parola anche il sindaco della città metropolitana di Bari, Antonio De Caro, che ha sottolineato la battaglia quotidiana per mettere a rete un sistema di attività necessarie allo sviluppo, perché nessuna componente sociale da sola riesce a reggere il peso del cambiamento, ma si va ancora a rilento, mancando fondi e personale. Riscoprendo insieme il senso di comunità che si è perduto negli ultimi anni, tante difficoltà si possono superare, anche sul fronte della recrudescenza della criminalità sul quale un eccellente lavoro stanno portando avanti forze dell’ordine, magistratura e prefettura. «Ma non possiamo subappaltare alle forze dell’ordine un ruolo che deve essere anche nostro».

La Gazzetta del Mezzogiorno - economia - 27.6.2015

Felice de Sanctis
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