Siciliani, un impero (460 dipendenti) da Palo esporta carne in mezzo mondo
LA SOCIETA’ PUGLIESE – L’ultima tappa del “Viaggio nell’impresa” organizzato dalla Confindustria di Bari
20/04/2015

FELICE DE SANCTIS

Se la famosa “zampina” pugliese, consacrata “cibo omerico” dal noto gastronomo Luigi Veronelli, ha varcato i confini nazionali e internazionali per essere apprezzata ovunque come prodotto tipico della nostra terra, lo si deve anche alla Siciliani Spa, azienda di Palo del Colle, leader nel settore della lavorazione di carni bovine, suine, ovine. Ma oltre alla “zampina” (di cui Siciliani è depositario del marchio), anche altre salsicce, arrosti di ovino, hamburger, e diversi prodotti di carne confezionata vengono diffusi sui mercati Ue come Francia, Belgio, Spagna, Inghilterra, Germania, Grecia, Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria, Danimarca ed extracomunitari come Albania, Cina, Armenia, Hong Kong, Sud Corea, Costa d’Avorio.
L’azienda, che oltre alla proprietà della struttura pugliese, ha partecipazioni anche in imprese della Sardegna e del Brasile, ha cominciato la sua attività a metà degli anni ’20 con la commercializzazione delle carni. Alla fine degli anni ’80 è nata la Siciliani SpA che oggi occupa ben 20mila mq di superficie con 8.000 mq di impianti. La famiglia Siciliani, attiva nel settore da 4 generazioni, conta circa 460  dipendenti diretti e indiretti in Puglia e Basilicata, mentre in Italia, con l’indotto, arrivano a 1.000, rappresentando un punto di riferimento importante per l’economia del territorio.
Questi gli altri numeri della Siciliani, che oggi possiede la filiera completa della produzione di carni dalle sementi per l’alimentazione del bestiame, agli allevamenti degli animali, alla innovazione e ricerca e al laboratorio di analisi delle carni prodotte: primo produttore europeo di agnelli; 5.000 bovini annui per una produzione di 10.000 capi; 5.000 vitelli annui per una produzione di 10.000 capi annui, per un totale di 20.000 animali annui; movimentazione ovicaprini annui pari 1.500.000 capi. Il 30% della carne è destinata al mercato estero, mentre il volume di produzione è di circa 60 milioni di kg annui realizzati, unico caso in Europa, con tre linee di macellazione, secondo le tipologie di animali trattati.
Questa impresa pugliese si è affermata nelle principali catene della grande distribuzione organizzata e nello stesso tempo, grazie ai suoi allevamenti diretti da cui produce carni di filiera controllata, è presente nel circuito Slow Food con prodotti al 100% made in Italy e inoltre fornisce anche alcune navi da crociera. Per rapportarsi con Paesi e culture diverse, Siciliani adatta le proprie lavorazioni alle esigenze religiose dei propri committenti: ad esempio può lavorare la carne bovina/ovina Halal per i musulmani e Cachère per gli ebrei.

A far conoscere questa azienda di eccellenza pugliese è stata l’ultima tappa del “Viaggio nell’Impresa. Sulle tracce delle eccellenze di Bari e BAT” promosso dal presidente di Confindustria Bari, ing. Michele Vinci (Nella foto: : Gaetano Dentamaro, presidente sezione agroalimentare; Michele Vinci, presidente Confindustria Bari BAT e Carlo Siciliani general manager Siciliani Spa). La visita, alla quale hanno partecipato anche Onofrio Introna presidente del Consiglio regionale, il sindaco di Palo Domenico Conte e l’assessore città metropolitana Carla Palone, è stata l’occasione per i Siciliani di annunciare un nuovo investimento (contratto di sviluppo con Invitalia) da 16 milioni di euro, per ampliare lo stabilimento di Palo con l’obiettivo di arrivare dagli attuali 80mila suini ai 180mila nel 2016.
L’importanza del settore agroalimentare, presente anche ad Expo 2015, è stato valorizzato e sostenuto negli ultimi 10 anni, come ha sottolineato Introna: “I Siciliani, imprenditori della carne da quattro generazioni, si sono avviati in un percorso di innovazione – pure generazionale, perché accanto ai due cugini Carlo junior ci sono ora i figli Giuseppe e Saverio – e di internazionalizzazione, facendo un esempio virtuoso di questa azienda a ciclo completo, dal mangime alla commercializzazione delle carni lavorate, un modello di crescita, di attenzione ai mercati esteri, che va seguito e accompagnato dalla Regione verso nuovi traguardi”.

La Gazzetta del Mezzogiorno 20.4.2015

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