Anche per le banche gli esami non finiscono mai, soprattutto quelle sottocapitalizzate. Gli ultimi ai quali sono stati sottoposti dalla Bce, la Banca centrale europea, sono gli “stress test”, che si compongono di due parti, un test di base e uno “sotto stress”. Sono una specie di esame per valutare il loro stato di salute, dando conto di quelle che si trovano effettivamente in difficoltà: offrono quindi, indirettamente, una comparazione positiva sullo stato degli altri istituti di credito. Gli “stress” fanno parte di una valutazione più ampia, il cosiddetto comprehensive assessment, che si compone anche di un’analisi sulla qualità degli attivi degli istituti (la cosiddetta asset quality review, spesso indicata come “AQR”).
In pratica, viene analizzato quanto “capitale”, ossia quanto denaro proprio (non “prestato”), possiede ciascuna banca: si tratta del denaro che la banca può eventualmente utilizzare nel caso in cui si verifichi la necessità di dover assorbire perdite improvvise determinate da una crisi economica. La soglia di capitale minimo da raggiungere per poter passare gli stress test è fissata da una percentuale che viene calcolata considerando tutte le attività della banca “pesate” per il rischio: in pratica, prestiti molto rischiosi hanno una “peso” maggiore rispetto all’acquisto di titoli di Stato, generalmente ritenuti un investimento più sicuro.
Per superare gli esami, le banche devono avere in capitale una somma uguale al 5,5% di tutte le attività pesate per il rischio: quella quota è oggi ritenuta necessaria per consentire a una banca di sopravvivere in caso di crisi finanziaria. Entro il 2016 tale soglia dovrebbe raggiungere l’8 per cento.
Banca Carige e Monte dei Paschi di Siena sono state quelle italiane bocciate fra le 23 banche valutate negativamente dalla Bce (su 130 istituti di credito di 19 Paesi europei) perché a loro mancano rispettivamente 814 milioni e 2,11 miliardi di euro di capitale. Ora queste banche hanno 9 mesi di tempo per recuperare redditività ed efficienza (ridurre i costi, razionalizzare la rete degli sportelli, innovare prodotti e servizi offerti), come già hanno iniziato a fare dall’inizio dell’anno, considerato che lo stress test si riferisce a dicembre 2013. Le strade da percorrere sono quelle dell’aumento di capitale oppure con la cessione di asset, beni immobiliari o partecipazioni. Infine c’è la strada dell’alleanza con banche più solide.
Per correntisti e risparmiatori, non ci saranno effetti negativi, in quanto, come assicura Bankitalia, queste banche restano solide e possiedono capitali sufficienti per affrontare anche periodi di crisi, tranne scenari apocalittici, che, comunque, coinvolgerebbero tutto il sistema del credito.
Felice de Sanctis
La Gazzetta del Mezzogiorno – 31.10.2014 – pag. 14