Puglia, famiglie-formiche anticrisi
Aumentano i depositi in conto corrente ma le imprese restano in difficoltà. Nei dodici mesi fino a giungo 2014 gli indicatori rivelano lo stato di difficoltò dei pugliesi e il calo degli investimenti
09/12/2014

FELICE DE SANCTIS

Non cambia molto la situazione del risparmio e del credito alle imprese e alle famiglie in Puglia, rispetto ai mesi precedenti. C’è  un lieve miglioramento, se si rapporta la situazione alla media nazionale e del Mezzogiorno, ma i rapporti con le banche registrano ancora una situazione critica. Stesso discorso per quanto riguarda la propensione al risparmio, sempre più difficile in tempi di crisi economica, con redditi fermi da anni e difficoltà ad arrivare alla fine del mese per molte famiglie, che hanno così ridotto la domanda di depositi e le richieste di obbligazioni.
Secondo i risultati dell’indagine svolta dalla Banca d’Italia presso le banche, nei 12 mesi terminanti a giugno, i prestiti sono diminuiti, sebbene a ritmi meno intensi rispetto sia al 2013 sia alla media nazionale e del Mezzogiorno. La flessione ha riguardato sia le famiglie sia le imprese; riguardo a queste ultime, essa è risultata più intensa nei confronti di quelle di minore dimensione e non si è estesa al comparto energetico. La domanda delle imprese si è indirizzata ancora al finanziamento del capitale circolante e alla ristrutturazione del debito. Anche i prestiti alle famiglie hanno continuato a ridursi, sebbene a ritmi inferiori rispetto a quelli delle imprese. La qualità del credito è ancora peggiorata, ma ha mostrato segnali di stabilizzazione. Il flusso delle nuove sofferenze (crediti di incerta riscossione, ndr) sui prestiti alle imprese, pur rimanendo su livelli storicamente elevati, è diminuito, mentre è aumentata l’incidenza dei prestiti caratterizzati da un minore grado di anomalia.
Un quadro non certo rassicurante, soprattutto se si considera la qualità del credito stesso, dove le rischiosità dei prestiti a residenti in Puglia si è mantenuta sui valori elevati, pur essendosi attenuato il ritmo con cui si accumulano le sofferenze. Il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti vivi (tasso di decadimento) è calato al 3,5% dal 3,9 a dicembre scorso, un valore superiore rispetto alla media nazionale, ma lievemente inferiore a quello registrato nel Mezzogiorno. Tuttavia, sono ancora aumentate le posizioni caratterizzate da un minore grado di anomalia: l’incidenza dei prestiti scaduti, incagliati o ristrutturati sui crediti totali è aumentata, a giugno, di 0,7 punti percentuali rispetto alla fine del 2013, raggiungendo il 9%. Il decadimento dei prestiti alle imprese ha subito una moderata riduzione (5,6% a giugno, da 6,1 di dicembre), dovuta soprattutto ai settori manifatturiero e delle costruzioni.
Per le famiglie consumatrici il tasso di crescita delle nuove sofferenze è rimasto sostanzialmente stabile (1,3%), sia per le banche con sede fuori regione sia per quelle residenti; l’indice di deterioramento netto del credito è rimasto anch’esso sostanzialmente invariato (-2,5%, da -2,6 nel 2013). Nel giugno del 2014, i depositi detenuti presso le banche dalle famiglie e dalle imprese residenti in regione sono cresciuti del 2,8% sui 12 mesi grazie alla componente caratterizzata da maggiore liquidità (conti correnti) e nonostante la lieve riduzione fatta registrare, per la prima volta dopo una prolungata espansione, dai depositi a risparmio. I depositi delle famiglie consumatrici sono aumentati del 2,9% a giugno (2,1 a dicembre 2013).
Il valore complessivo ai prezzi di mercato dei titoli a custodia nel portafoglio delle famiglie consumatrici si è ridotto, a giugno, dello 0,8%. È diminuito il valore dell’investimento in obbligazioni (-17,6% per quelle emesse da banche italiane e -12,8 per quelle di altro tipo) mentre è aumentato il valore degli investimenti in titoli di Stato italiani e quello delle azioni e delle quote di fondi comuni (OICR), che hanno beneficiato anche del positivo andamento degli indici mobiliari.
Ma a crollare sono soprattutto i prestiti alle imprese pugliesi. I finanziamenti sono diminuiti di oltre un miliardo di euro in appena un anno. A lanciare l’allarme è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato gli ultimi dati della Banca d’Italia per monitorare l’andamento degli impieghi erogati alle aziende. In particolare, da agosto 2013 ad agosto di quest’anno, lo stock dei prestiti è sceso da 23 miliardi 660 milioni euro a 22 miliardi 558 milioni. La flessione è del 4,7%. La crisi finanziaria ha allentato la morsa sugli Stati e sugli istituti bancari, ma non sulle imprese. Da tempo, nei Paesi periferici dell’euro-zona, gli spread sono sensibilmente calati e la raccolta di capitali a tassi più bassi dimostra che la situazione è migliorata, sia nel breve che nel lungo periodo, grazie al sostegno della Banca centrale europea. Tuttavia, non si vedono ancora ricadute positive sulle aziende – dice la Confartigianato -, soprattutto su quelle di piccole dimensioni. I rubinetti del credito, infatti, restano tuttora chiusi. Negli istituti bancari si sta inceppando l’ingranaggio principale per sostenere l’economia reale. In un anno si registrano lievi riprese nei mesi di gennaio (+1,9 per cento), giugno (+0,5) e luglio (+0,4). Tutti gli altri sono negativi.

La Gazzetta del Mezzogiorno - 9.12.2014 pag. 24

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