FELICE DE SANCTIS
Il futuro dei trasporti europei è affidato alla multimodalità (ferroviaria, stradale e marittima) che trova nella rete TEN-T (Trans-European Networks – Transport) l’opportunità di assicurare a imprese e cittadini un sistema infrastrutturale efficiente in grado di collegare ogni angolo dell’Unione europea, grazie a tecnologie innovative.
Con il TEN-T merci e persone possono circolare più rapidamente e facilmente fra gli Stati membri grazie a connessioni internazionali basate essenzialmente sulla intermodalità. Entro il 2020 è previsto un raddoppio del traffico attuale. Di qui la necessità di velocizzare gli investimenti e modernizzare la rete. Il progetto multimodale favorirà la riduzione della congestione stradale, delle emissioni di gas serra e inquinanti e l’incremento della sicurezza nei trasporti.
Di questi temi abbiamo parlato con il presidente dell’Autorità portuale del Levante, Franco Mariani.
Presidente Mariani, l’efficienza di un sistema portuale si valuta in base all’innovazione tecnologica e ai servizi telematici offerti ai passeggeri. Quale importanza riveste il collegamento con altri sistemi?
«Sempre più nel futuro, la gestione di flussi di persone e mezzi non potrà prescindere da un forte supporto della tecnologia. Lo sviluppo è ormai decisamente orientato verso una società in cui ogni oggetto reale sarà connesso alla rete con un aumento esponenziale della circolazione di dati ed informazioni. I sistemi logistici che nasceranno su tutti i corridoi TEN-T non potranno che essere caratterizzati da una grande capacità di gestire tutte queste informazioni anche per raccordarsi con il resto dell’economia mondiale.
In questo scenario è indispensabile che ogni porto sia dotato di un efficiente Port Community System, cioè di un sistema applicativo interconnesso con gli altri sistemi e le applicazioni gestite da tutti gli attori che operano nell’ambito portuale.
Questa condizione è ancora più necessaria quando il contesto territoriale in cui si opera è complesso per la presenza di più porti e per la frammentazione del retroporto perché i singoli PCS portuali, cooperanti ed inter-connessi, possono costituire l’infrastruttura portante di un unico sistema regionale integrato».
Come si inserisce il porto di Bari in questo discorso e quali aree copre?
«Del sistema pugliese fa parte il Porto di Bari, porto core del corridoio scandinavo-mediterraneo che si estende dal confine russo-finlandese e dai porti finlandesi, attraversando la Svezia meridionale, la Danimarca, la Germania, l’Austria occidentale e l’Italia sino a Malta. La posizione geografica di Bari consente già oggi al porto di svolgere il ruolo di terminale del corridoio verso i Balcani e la Grecia, mentre in futuro potrà ben estendere il proprio bacino di influenza con collegamenti con il Medio Oriente».
Quali programmi ha avviato l’Autorità portuale del Levante in questo processo di innovazione tecnologica?
«Traguardando i nuovi scenari di sviluppo dei traffici nel Mediterraneo e le sollecitazioni che venivano dall’Unione Europea per l’efficientamento dei processi portuali con l’utilizzo delle tecnologie informatiche l’Autorità Portuale di Bari ha avviato alcuni anni fa un programma molto impegnativo ed ambizioso per la creazione del proprio PCS GAIA. Il sistema, progettato e gestito dallo staff tecnico dell’Ente, coordinato dall’ing. Mario Mega, Direttore Tecnico dell’Autorità Portuale e ideatore del sistema e chi cura lo sviluppo e la gestione, è stato creato come strumento di supporto e integrazione dei processi portuali con il coinvolgimento diretto di Operatori ed Istituzioni. Definire il ruolo del PCS portuale è complicato se si fa riferimento alla lettura europea e mondiale e non si tiene conto della specificità delle norme italiane e del complesso sistema di ripartizione delle competenze esistenti nei porti italiani.
Solo per darne un esempio nell’area portuale operano, oltre all’Autorità Portuale, la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Dogane, la Polizia di Frontiera, il Ministero della Salute. Tutti enti che interagiscono tra loro e cooperano per erogare servizi a tutti gli utenti del porto ed alla cittadinanza».
Qual è la vostra filosofia gestionale?
«Offrire servizi rispettando le competenze, garantendo la libera concorrenza, promuovendo la cooperazione. Il PCS GAIA è stato pensato per la gestione di tutte le informazioni che riguardano flussi di passeggeri, mezzi, eventi portuali e inter-modalità, attraverso un’unica piattaforma integrata, svolgendo un ruolo di coordinamento e facilitazione per lo scambio informativo tra tutti gli attori. Dopo quattro anni, è diventato ormai un fondamentale strumento di lavoro che permette un efficiente gestione dei processi decisionali integrati che coinvolgono l’Autorità Portuale e gli altri attori portuali. Negli ultimi anni l’Autorità Portuale del Levante si è posta in pole position nel processo di sviluppo degli smart port. Attualmente stiamo lavorando per l’adeguamento alla Direttiva EU 65/2010 che prevede che entro il 1 giugno 2015 venga attuata la semplificazione amministrativa per le navi che approdano nei porti europei e per l’attuazione di un sistema comune in tutta l’EU per cui gli armatori troveranno un unico sistema in grado di gestire tutte le procedure amministrative necessarie agli approdi. Avremo, inoltre, a breve un potenziamento ed un ampliamento dei servizi portuali che si focalizzeranno sui sistemi di controllo del traffico e su previsioni meteomarine particolareggiate per il porto di Bari».
La Gazzetta del Mezzogiorno – 31.10.2014 – pag. 12