Le imprese pugliesi si incontrano e si confrontano su innovazione e cambiamento, per discutere delle opportunità di sviluppo in uno scenario di lunga e difficile crisi economica, nel quale, però, le eccellenze del territorio hanno dimostrato di sapersi rimboccare le maniche, riconvertendo e rinnovando i processi di produzione per affrontare il mercato globale.
Auspice dell’incontro l’Unioncamere Puglia che, come ha sottolineato il presidente Alessandro Ambrosi, intervistato dal prof. Giulio Sapelli, docente ed esperto di economia internazionale, ha come obiettivo quello di costituire un primo momento fondativo di una Officina/Laboratorio che nel tempo si organizzi come sede permanente dell’incontro fra imprese e cambiamento, fra economia reale e start up. Per fare questo il mondo delle imprese e quello della politica devono svolgere il proprio ruolo, senza sovrapporsi, ma attraverso un processo di concertazione per tirare fuori l’Italia dalle secche della peggiore crisi del dopoguerra.
E proprio l’innovazione è stato il leit motiv della giornata, riecheggiato più volte nel padiglione dell’Unioncamere della Fiera del Levante, invocato come soluzione della fase recessiva che stiamo attraversando. A testimoniare la necessità di questo processo, gli interventi di imprenditori di successo come Pasquale Natuzzi, Domenico Favuzzi, presidente della società Exprivia quotata in Borsa, il Cavaliere del Lavoro Giovanni Pomarico, presidente della società di grande distribuzione Megamark, di banchieri come Augusto Dell’Erba di Federcasse, di manager come Giuseppe Desantis di Gts, di docenti universitari come Vito Albino del Politecnico di Bari, del presidente della Fiera Ugo Patroni Griffi, ma anche di giovani startupper come Valentina Cianci e Nic Caporusso.
La grande trasformazione epocale dell’industria, citata da Sapelli, sta avvenendo in un periodo di crisi che sta cambiando profondamente il modo di fare impresa, ma anche il modo di vivere della gente creando anche uno spartiacque nel sistema sociale fra chi studia e si aggiorna per essere al passo con i tempi di rapida evoluzione tecnologica e chi rischia di essere emarginato, come ha sottolineato il prof. Albino.
La caratteristica di questa evoluzione sta soprattutto nel modo di fare impresa, come ha sottolineato Favuzzi: prima chi faceva il mercato erano i produttori, oggi si produce quello che chiede il mercato, che è il vero motore della domanda. Perciò l’impresa è soggetta a una complessa trasformazione, anche per i cicli economici molto più veloci che vedono società leader mondiali nascere e morire nel giorno di appena 5 anni. Questo impone la necessità di stare al passo col cambiamento per sopravvivere e quindi di riaggregarsi per far fronte alla sfida della globalizzazione. E nell’informatica, in particolare - ha precisato Favuzzi -, nessuno può competere da solo, questo spiega le migliaia di acquisizioni e collaborazioni a livello mondiale in tutti i settori per cogliere le opportunità del mercato.
Un concetto confermato dai due giovani rappresentati di start up Cianci e Caporusso: è fondamentale competere come sistema, la singola azienda non può farcela da sola, ma deve riscoprire lo spirito che ha animato le grandi scoperte e innovazioni del passato, in un’ottica di collaborazione senza della quale si è tagliati fuori da un mercato che non perdona. L’obiettivo è un ecosistema sostenibile che non danneggi il sistema sociale, superando il vecchio concetto che vede l’impresa come soggetto che sfrutta il territorio in cui opera, ma un elemento di costruzione.
Ma per fare questo occorre un sistema finanziario a sostegno delle imprese che hanno necessità di acquisire capitali. E qui entrano in gioco le banche, che, nel sistema Puglia sono caratterizzate da una dimensione cooperativistica e popolare che rende più flessibile ed efficace il sostegno alle piccole e medie imprese che rappresentano il grande tessuto produttivo del territorio pugliese, proprio perché non c’è più un sistema bancario autoctono con testa e gambe nello stesso luogo: in questo la nostra regione può essere attrattiva e competitiva, come ha ricordato Augusto Dell’Erba, perché il nostro sistema bancario di tipo capitario e non di capitale, è speculare al territorio.
E il tema dell’innovazione è tornato alla ribalta con l’intervento di Pasquale Natuzzi, stimolato da Sapelli a raccontare la sua esperienza e la sfida alla crisi. “Non bisogna mai arrendersi nella sfida all’innovazione continua di processi e prodotti facendo in modo che l’impresa sia snella – ha detto Natuzzi -, anche per far fronte agli ostacoli rappresentati dalla competizione globale con Paesi a basso costo del lavoro. Solo così si resta competitivi e si può continuare a produrre in Puglia, come vogliamo fare noi. Abbiamo risorse umane intelligenti e su queste vogliamo e dobbiamo investire. Attraverso una formazione trasversale, tipica dell’impresa snella. Infine un appello a smettere di criticare sempre tutto e tutto, bisogna lavorare insieme in uno sforzo comune, tra governo, sindacati e imprese in un gioco di squadra nel quale abbiamo sempre creduto e che è stata l’arma vincente della nostra azienda. Credo che ce la possiamo fare: abbiamo giovani talenti e vedo tanta voglia di fare”.
Del resto il pugliese è come Ulisse – ha aggiunto Giuseppe De Tomaso, direttore della “Gazzetta” – lo trovi in tutto il mondo con grande coraggio per seguir virtute e canoscenza. E a proposito di conoscenza De Tomaso ha sottolineato il rapporto esistente, confermato dalle classifiche del Sole 24 Ore, fra ricchezza e indice di lettura: nella prospera Lombardia si legge di più che nella povera Calabria. Se la Puglia ha un indice di produttività superiore a tutto il Mezzogiorno e personaggi come Natuzzi a livello mondiale, è perché l’indice culturale è più alto. Questa è un’anomalia positiva, ma occorre interrompere anche la lunga spirale dell’assistenzialismo e l’idea che senza lo Stato non si possa andare da nessuna parte. Oggi occorre venire fuori dallo stallo provocato dalla modifica del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001 per fare una concessione alla Lega e oggi divenuta freno allo sviluppo: basti pensare al mancato raddoppio della linea ferroviaria Lesina-Termoli per la quale si sta battendo la “Gazzetta”, ma che è frenata da un veto del Molise. Vanno ripensati, perciò, il ruolo dello Stato e delle Regioni, va cambiata la mentalità secondo la quale tutti remano contro. Del resto, è sempre valida la massima keynesiana “l’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre”: Colombo andava alla ricerca delle Indie e trovò l’America. Sviluppiamo, come abbiamo dimostrato di saper fare, la nostra cultura d’impresa, accelerando il processo di distacco dalla politica e dall’idea che questa possa rappresentare l’ultima istanza per la soluzione dei problemi economici.
E poi, mettiamo passione nella nostra attività, come hanno suggerito Giuseppe Desantis e Giovanni Pomarico che si è dichiarato orgoglioso di essere pugliese e di contribuire a far conoscere i nostri prodotti in Italia. “Basta a parlarci addosso – ha concluso Pomarico – il vero cambiamento lo realizziamo puntando di più su noi stessi, realizziamo un tavolo di confronto con gli imprenditori e mettiamo le risorse necessarie ad aiutare i giovani a costruire il loro futuro che è anche il nostro”.
La Gazzetta del Mezzogiorno
Economia 4.12.2014