Le crisi economiche che si sono succedute a partire dal 2008 hanno colpito soprattutto le banche. Di qui è nata la necessità di aumentare l’attività di vigilanza per ridurre al minimo i rischi e regolare la patrimonializzazione degli istituti di credito.
Infatti, ogni attività che una banca svolge (dall'erogazione di crediti alla compravendita di titoli) comporta dei rischi. A fronte di questi rischi, gli accordi di Basilea prevedono che le banche “mettano da parte” un tot di capitale. Nel corso degli anni questi accordi sono andati gradualmente perfezionandosi e oggi siamo alla terza versione con provvedimenti che migliorano la capacità del settore bancario di assorbire choc derivanti da tensioni economiche e finanziarie, indipendentemente dalla loro origine; migliorare la gestione del rischio e la governance; rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche.
Le prossime scadenze per garantire la liquidità sono due: l'entrata in vigore della regola sul liquidity coverage ratio (Lcr), volta ad assicurare che le banche detengano un ammontare di attività liquide di qualità che consenta loro di fronteggiare eventuali situazioni di stress sul mercato della raccolta per un periodo di 30 giorni; mentre al primo gennaio 2018, dovrebbe scattare la norma sul net stable funding ratio (Nsfr), che incentiva il ricorso a fonti di finanziamento stabili.
Intanto le grandi banche hanno ottenuto una vittoria con l’alleggerimento delle regole di Basilea III con una dilazione al 2019 dei più duri requisiti alla liquidità richiesti agli istituti di credito. Anche le Borse hanno festeggiato, premiando i titoli più danneggiati dall’esplosione della crisi dei debiti sovrani.
Ma i problemi del settore rimangono sempre gravi e anche lo stesso accordo di Basilea appare piuttosto lacunoso. Le intese precedenti prevedevano che il “cuscinetto” di liquidità sarebbe stato introdotto dal 2015, mentre da quell’anno dovrà essere pari solo al 60%, per poi crescere di dieci punto l’anno fino al 2019. L’alleggerimento dei requisiti sull’Lcr, il liquity coverage ratio, renderà più facile la vita alle banche, che non solo avranno più tempo per accumulare i loro cuscinetti di liquidità, ma potranno inserire tra gli asset di alta qualità (e quindi assimilati) ad esempio bond delle aziende con rating fino a BBB- e pure i titoli garantiti da mutui immobiliari, purché con un rating uguale o superiore alla doppia A. Questo allentamento sulla liquidità consentirà alle banche di non ridurre gli impieghi, come i crediti alle imprese o alle famiglie, con ricadute importanti sull’economia reale.
Le norme, infatti, stabiliscono requisiti prudenziali più forti per le banche, chiedendo loro di avere sufficiente liquidità e riserve di capitale. Il nuovo schema renderà più solide le banche europee, spiega la Commissione Ue, rafforzerà la loro capacità di gestire adeguatamente i rischi legati alla loro attività e di assorbire le perdite.
La Gazzetta del Mezzogiorno 31.10.2014 pag.14