Squinzi corregge il tiro contro Monti: «Sono stato frainteso»
Il leader di Confindustria: «Non sono io a far salire o scendere lo spread». La polemica. Smentito l’asse con la Cgil. Prima la frase sul “no” alla macelleria sociale concorde con la Camusso. Poi la retromarcia: frasi estrapolate dal contesto e strumentalizzate. E gli industriali pugliesi si dividono sulle uscite di «Giorgio il tranquillo».Vinci (Bari): maggior cautela. Bozzetto (Puglia): tagli alla politica, non solo al sociale
10/07/2012
A sentirlo a Bari all’assemblea degli industriali una settimana fa, dava l’impressione di una persona misurata, pacata, mai sopra le righe. Un presidente nazionale di Confindustria tranquillo, che non buca il video, contrariamente all’irruento suo predecessore Emma Marcegaglia, certamente più sanguigna.
Ma Giorgio Squinzi domenica ha smentito questa sua immagine pubblica, replicata in tutte le riunioni regionali dell’Associazione di via dell’Astronomia.
Non avendo grandi qualità oratorie, Squinzi preferisce la battuta ad effetto, la stilettata improvvisa e, dopo aver definito una «boiata» la riforma Fornero del mercato del lavoro, e l’Italia un Paese sull’orlo dell’abisso, liquidando anche il decreto Sviluppo del ministro Passera, ora ha dato l’affondo finale perfino al premier Mario Monti, definendo la sua spending review, la revisione (i tagli) della spesa, una «macelleria sociale». Ma ciò che appare più grave agli occhi degli industriali che lo hanno eletto, è che tale affermazione l’ha fatta in casa della Cgil a Serravalle Pistoiese raccogliendo gli applausi e i consensi perfino del leader del sindacato Susanna Camusso.
Un imprevisto asse Cgil-Confindustria, operai-imprenditori, che non è stato gradito dalla grande industria (Eni, Enel, Telecom) che pure gli ha consentito di battere il suo avversario Bombassei nella corsa alla presidenza. Perfino Luca Cordero di Montezemolo ha subito preso le distanze da quella definizione, invitando Squinzi alla moderazione, ricordando che quelle dichiarazioni fanno male e non esprimono la linea di una Confindustria civile e responsabile.
Poi il premier Mario Monti, non ci sta a farsi assegnare un misero 5 come voto e reagisce negativamente, con una battuta molto soft: credevo che gli industriali si lamentassero delle tasse, ma non dei tagli alla spesa pubblica,  «forse ho capito male». Ma aggiunge con decisione che queste uscite estemporanee rischiano di minare la credibilità faticosamente riconquistata dall’Italia e fanno lievitare lo spread e i tassi.
Insomma, una mezza tempesta sulla quale fioccano le interpretazioni più varie dalla volontà di cavalcare il malcontento, al rodaggio del suo nuovo ruolo di presidente di Confindustria, dalla nostalgia dei governi politici alla presenza di un suggeritore occulto, che potrebbe essere lo stesso Berlusconi (mai criticato dall’imprenditore bresciano, quando era al governo). L’ex premier non potendo attaccare direttamente Monti che sostiene in Parlamento, potrebbe utilizzare altre figure per minarne la stabilità.
Sicuramente questa uscita poco felice riflette le difficoltà della Confindustria alla ricerca di un ruolo efficace, una situazione nella quale si dibatte da tempo e che si ripercuote anche in periferia con divisioni e contrasti. La stessa sua elezione, avvenuta di misura è stato il segno di una spaccatura netta soprattutto fra grandi e piccoli imprenditori.
Cosa ne pensano gli imprenditori pugliesi di questa sortita del loro presidente?
Michele Vinci, presidente di Assindustria Bari e Bat è rimasto sorpreso dall’esternazione di Squinzi, persona normalmente molto cauta, come abbiamo visto a Bari: «forse ha usato qualche parola di troppo trovandosi in casa della Cgil, probabilmente per una sorta di “galanteria” nei confronti della Camusso. Certo, sono parole forti per un presidente di Confindustria, anche quando ha definito “boiata” la riforma del lavoro il tono è stato un po’ smisurato. Ma occorre dire che in una situazione di forte crisi sia gli imprenditori che i sindacati stanno facendo la loro parte nell’interesse del Paese, forse una maggiore cautela non guasterebbe. Comunque è solo una questione di forma, lui si è fatto prendere la mano, perché nei contenuti credo che la pensi diversamente».
Stessa impressione ha avuto Domenico De Bartolomeo, presidente dell’Ance, l’associazione degli imprenditori edili provinciale: «le esagerazioni sono il frutto del momento particolare che l’Italia sta vivendo: Squinzi, come noi tutti, vede sempre il rigore, ma non ancora la crescita, mentre continua il default delle aziende. Una situazione preoccupante che oggi accomuna Cgil e Confindustria per superare la contingenza. Squinzi è uomo di azienda e quindi si è fatto trascinare dall’impulsività, mentre deve cercare di essere più diplomatico nell’esprimere oggettivamente l’attuale momento di difficoltà delle imprese».
Si schiera decisamente con Squinzi, Angelo Bozzetto presidente reggente di Confindustria Puglia: «Credo che Squinzi abbia espresso il pensiero di tutti gli imprenditori e di quelli pugliesi in particolare. Certamente è stato anche frainteso. Ma in linea di principio siamo d’accordo non solo sui contenuti, ma anche nella forma. E’ ora di esprimere liberamente il proprio pensiero anche nella forma più libera. Squinzi faceva riferimento ai tagli che devono essere fatti non tanto nel sociale, dove già sono stati fatti molti sacrifici quanto nella politica, nei privilegi, nelle pensioni d’oro. Ci devono essere delle priorità nei tagli per non colpire la povera gente. Se Squinzi si è messo la maglietta della Cgil è perché vuole un approccio diverso nei confronti del Paese».
In controtendenza Vincenzo Ciccolella, imprenditore florovivaistico quotato in Borsa e presidente della sezione energia di Confindustria Bari: «Oggi le imprese sanno bene che una delle cause della crisi economica è rappresentata dall’alto costo della spesa pubblica e su questo fronte è stato fatto molto poco. Ecco perché non mi è chiaro il termine di “macelleria sociale” usato da Squinzi sulla decisione dei tagli del governo Monti: vuol dire, forse, che lui non ha a cuore la riduzione di questa spesa? ».
A Bari nel corso dell’Assemblea di Confindustria, un imprenditore aveva contestato i politici ai quali, a suo dire, era stato dato troppo spazio in dichiarazioni di circostanza, chiedendo che parlasse subito il presidente. Che Squinzi abbia raccolto la protesta e gli umori di quel suo collega barese per farne una battaglia nazionale? Bari come laboratorio italiano della nuova linea di Confindustria? Forse, almeno a giudicare da quest’ultima performance di Squinzi.
 
La Gazzetta del Mezzogiorno – 10.7.2012 – Primo piano pag. 6
Felice de Sanctis
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