«Terremoto, le regole di sicurezza ci sono, serve applicarle»
Scienza e prevenzione. Il prof. Sollazzo: Basilicata e Puglia, più vaste le aree a rischio
02/06/2012
«Col terremoto non si scherza, i rischi ci sono sempre e dovunque: non vanno sottovalutati. Certo, alcuni crolli possono essere evitati se le costruzioni sono state realizzate secondo le norme antisismiche. Ma la normativa in materia è diventata più rigorosa solo nel corso degli anni, man mano che si verificavano le criticità. Più si va indietro nel passato, più i rischi aumentano».
A parlare è il prof. Alfredo Sollazzo (foto), già docente universitario di scienza delle costruzioni e oggi professore emerito del Politecnico di Bari.
Come mai si è scoperto solo ora che il territorio italiano e quasi tutto sismico?
«In passato si è proceduto in base al verificarsi degli eventi sismici. Man mano che questi accadevano, si allargava l’area a rischio a macchia di leopardo. L’Italia, però, in materia, può vantare studi di ingegneria sismica che risalgono al 1784 all’epoca di Ferdinando IV di Borbone. Dopo il terremoto dell’80, che è stato uno dei più disastrosi, l’area sismica italiana si è estesa a quasi tutta la penisola».
Allora gli edifici realizzati prima del ‘900 sono da considerarsi tutti a rischio?
«Non si può generalizzare. Ma certamente più indietro si va col tempo e più è difficile difendere anche il patrimonio artistico italiano. Occorrerebbero delle verifiche periodiche sulla staticità delle costruzioni».
Ma questo è impossibile e richiederebbe un’ingente spesa pubblica.
«Certamente, non basterebbe il bilancio dello Stato a far fronte a tale necessità. Certo una maggiore attenzione va posta, individuando le situazioni a possibile rischio, ma consolidare tutte le opere è impossibile: è inutile farsi illusioni».
Oggi le norme sono più rigorose, come mai i capannoni industriali anche più recenti, vengono giù in caso di terremoto, come è avvenuto in Emilia?
«Le norme attuali sono rigorose, forse anche troppo, ma questo non vuol dire che non debbano essere rispettate, anzi. Sicuramente ne risente l’aspetto “fisico”, ma di fronte alla sicurezza non c’è estetica che tenga. Ben diverso è il caso dei capannoni industriali, anche perché molti di questi sono prefabbricati e quindi si tratta di “strutture slegate” che non tengono conto delle regole generali».
Che si intende per «struttura slegata»?
Nelle costruzioni in cemento armato la struttura è tutta collegata i solai vengono gettati con le strutture verticali. Mentre nei prefabbricati vengono realizzati prima i pilastri, poi i muri portanti laterali, quindi la struttura non è monolitica e in caso di evento sismico, viene giù con facilità. In passato quando sono state applicate “forze orizzontali”, si simulava, in pratica, una situazione sismica e la struttura era efficace e quelle opere sono arrivate fino a noi».
Qual è oggi la situazione in Puglia. E’ una regione a rischio?
«Anche qui vale il discorso precedente: fino all’inizio del XX secolo le aree a rischio erano poche, poi man mano che si sono verificati gli eventi sismici, sono state allargate. Le zone più pericolose erano quelle del Gargano, mentre venivano considerate a bassa sismicità quelle della Provincia di Foggia fino a Trani, Bari e la Puglia meridionale. Ma, dopo il 2003, con la nuova mappa sismica, sono state ricomprese anche queste. La Basilicata, invece, è più a rischio, soprattutto nell’area di Potenza: ma occorre dire che le criticità possono venire più dall’area dell’Irpinia che non da quella del Gargano».
Oggi cosa si dovrebbe fare in via preventiva?
«La sicurezza delle costruzioni è un problema delicato e spesso viene sottovalutato, pensando che gli edifici stiano bene. Sono necessarie verifiche periodiche, anche se questo è difficile e costoso, ecco perché occorre investire di più in sicurezza. Poi quando si verificano fenomeni di “liquefazione” del suolo che fanno perdere portanza al terreno, allora anche la prevenzione diventa difficile. In conclusione, norme più severe sulle costruzioni non servono, quelle che abbiamo sono più che sufficienti, occorre applicarle con rigore, senza sconti per nessuno».
 
La Gazzetta del Mezzogiorno 2.6.2012 – Primo Piano pag. 6
Felice de Sanctis
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