Dolce e «cara casa»e lo Stato bussa a denari
L’ORA DELL’IMU. Se la cassa piange. Un’imposta “impopolare” colpisce in maniera più pesante il Mezzogiorno e le aree più povere
13/06/2012
Pagare le tasse, in particolare per gli italiani, è stata sempre una sofferenza, un’imposizione considerata un limite della propria libertà e soprattutto una vessazione dello Stato nei confronti dei cittadini considerati come sudditi.
Retaggi storici, ma anche il malcostume dei condoni, hanno fatto dell’italiano un soggetto insofferente alle regole fiscali, considerate come un esproprio. E l’alta evasione, che non ha paragoni con nessun Paese occidentale, ne è una conferma.
L'Italia è al top in Europa per questo poco invidiabile primato. L'ammontare complessivo delle tasse non pagate a causa dell'economia sommersa, non ha infatti paragoni tra i partner Ue: ben 180 miliardi di euro, il 27% del gettito fiscale complessivo, a fronte di un “nero” che vale oltre 418 miliardi.
Ma la crisi economica che ha travolto l’Europa e l’Italia in particolare che, non ha raggiunto il default della Grecia e il rischio bancarotta della Spagna, ma è sempre a rischio, ha costretto il governo tecnico di Mario Monti a dover rimediare risorse economiche in modo rapido ed efficace.
Di qui la tassazione indiretta attraverso l’aumento del prezzo della benzina, ma anche la reintroduzione della tassa sulla prima casa, gettito certo e immediatamente esigibile. Nasce così l’Imu (Imposta municipale unica), un acronimo che è diventato presto negativamente popolare e che tutti gli italiani conoscono bene, perché va a colpire il bene più caro di tutti noi: la casa.
È cominciato il conto alla rovescia che ci porterà entro lunedì prossimo 18 giugno a versare la prima rata di questo nuovo balzello che servirà a fare subito cassa, in attesa di tempi migliori, considerato che il gettito Imu vale 2,5 volte quello della vecchia Ici.
La necessità di fare presto ha prodotto, perciò, uno strumento ancora perfettibile, come riconosce lo stesso governo, che si ripropone di riequilibrare in modo diverso questa imposta, che colpisce in maniera più pesante il Mezzogiorno.
Infatti non si possono non considerate alcune criticità di questo strumento fiscale a cominciare dal fatto che anche la casa concessa al proprio figlio in uso gratuito, ieri esente, oggi venga considerata come una seconda casa e tassata di conseguenza. Se si pensa che al Sud i genitori sono diventati una sorta di ammortizzatore sociale per i figli che non trovano lavoro o sono precari, si va doppiamente a penalizzare il Mezzogiorno. Anche nell’esclusione della detrazione per il figlio di età superiore ai 26 anni non si è tenuto conto che da noi, proprio a causa della carenza di posti di lavoro, i figli restano a casa oltre i 30 anni, non perché siano i bamboccioni sgraditi a qualcuno, ma per stato di necessità. Prché allora, gravare ulteriormente sulle famiglie?
Altro aspetto negativo è quello che riguarda il risparmio. Infatti l’acquisto del secondo immobile al Sud è una forma di risparmio, che permette contemporaneamente di offrire ai figli almeno la garanzia della casa, vista la precarietà del lavoro.
Siamo di fronte a una tassazione rigida, che non ha previsto una maggiore esenzione per chi sta pagando la rata del mutuo per una casa sulla quale grava comunque un’ipoteca bancaria. Si sarebbe potuto almeno aumentare la detraibilità fiscale del mutuo. E se i proprietari degli immobili non hanno nemmeno il reddito necessario a pagare le imposte sulla propria casa che faranno? Saranno costretti a svenderla, come pure coloro che la concedono in locazione per ricavare una rendita ora non avranno altra scelta che quella di aumentare i canoni di affitto. E mentre da un lato cresceranno gli affitti, dall’altro crolleranno i prezzi degli immobili.
Sarebbe stato più utile consentire la detrazione dall'imponibile del debito eventualmente presente sull'immobile. Ad esempio, quando la banca ha erogato, per un mutuo, il 75% del valore dell'immobile, essa virtualmente parte con la proprietà del 75% di esso e il mutuante, pagando semestralmente le quote d'ammortamento, pian piano diminuisce tale comproprietà fino a finalmente diventare proprietario al 100%, ad ammortamento esaurito (cioè dopo i 15-20-25 anni previsti.) Con quest’odiata Imu si costringe il mutuatario a pagare l'imposta anche per l'istituto mutuante, che invece - per il consueto favore verso il sistema bancario - é esente: ciò non può che avere negative ripercussioni, mentre si sarebbe dovuto favorire la proprietà della casa d'abitazione.
A trarre vantaggio dall’Imu saranno certamente i commercialisti e i Caf ai quali anche le persone con titolo di studio superiore dovranno ricorrere per non rischiare sanzioni per errori di calcolo, soprattutto nella compilazione del Modello F24, uno strumento scomodo di pagamento che creerà non pochi problemi.
Poi c’è il ruolo dei Comuni che hanno facoltà di aumentare o diminuire l’aliquota. Così anche chi non dovrebbe versare l’Imu al proprio Comune perché, ad esempio, ha ridotto l’aliquota o aumentato la detrazione, deve comunque versare la prima rata con le regole stabilite dallo Stato e chiedere poi il rimborso per l’eccedenza. Un meccanismo assurdo.
Ancora qualche perplessità su questa imposta molto confusa: perché non si è tenuto conto della reale capacità contributiva di chi possiede un immobile, vedi il caso di pensionati e precari? Si è colpito senza distinzione. Come verrà impiegato questo nuovo gettito? A quali opere pubbliche sarà destinato? Solo a ridurre il debito dello Stato? E come si pensa, allora, di rilanciare la crescita e i consumi?
Troppi interrogativi senza risposta per questa imposta che colpisce ancora una volta chi già paga, mentre chi possiede oro, quadri d’autore, gioielli ed esporta capitali all’estero nei paradisi fiscali, riesce sempre a farla franca.
 
La Gazzetta del Mezzogiorno 13.6.2012 – Primo piano pag. 5
Felice de Sanctis
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