La filiera dell’edilizia è sul piede di guerra: vanta 19 miliardi di crediti dallo Stato di cui 9 miliardi spettano ai costruttori dell’Ance (l’associazione di categoria). Ieri il presidente dell’Ance nazionale, Paolo Buzzetti, ha lanciato l’allarme nel D-Day (dove D sta per “decreto ingiuntivo”) ed è deciso a rilanciare il confronto con la pubblica amministrazione per recuperare queste somme, o almeno parte di esse.
In Puglia e Basilicata, di riflesso, la situazione non è delle migliori. Se si considerano le sole Province di Bari e Bat nel 1° trimestre di quest’anno i fallimenti delle imprese edili sono state del 32,1% in più rispetto all’anno precedente. Confrontando questo dato con quello relativo al triennio 2009-2011 quando i fallimenti erano stati appena il 7%, si comprende come siamo di fronte ad un’escalation drammatica, senza precedenti.
«Il trend del settore oggi registra tutti indicatori negativi – dice Domenico De Bartolomeo, presidente dell’Ance Bari e Bat e vice presidente di Confindustria Bari con delega alle infrastrutture e territorio -. Secondo i nostri calcoli, ci sono crediti delle aziende del territorio (circa 250) verso la pubblica amministrazione che raggiungono complessivamente i 44 milioni di euro. Per quanto riguarda il valore della produzione a Bari siamo ad una riduzione dal 3 al 5%, con dati allarmanti di difficoltà di accesso al credito di circa il 40%».
Eppure il settore dell’edilizia è trainante dell’economia pugliese. L’Ance provinciale sta venendo incontro agli imprenditori con un milione di euro di risorse proprie alla Fidindustria, che si traducono in 15 milioni di euro a disposizione delle aziende. Infatti il fondo di garanzia permette di finanziare fino all’80% le imprese che oggi vivono una situazione di panico anche a causa del credit crunch, la stretta creditizia con le banche che non concedono più finanziamenti sia alle imprese che ai privati. Questo si traduce in un blocco dell’attività, dovuto anche all’impossibilità per i privati accedere ai mutui, con conseguente paralisi del settore.
«Ecco perché occorre un’azione forte, condivisa e congiunta da parte dello Stato – conclude De Bartolomeo – perché il settore creditizio dia fiato alle aziende sane. Noi imprese faremo la nostra parte sul piano della legalità, dell’efficienza e dell’eccellenza. Ci stiamo già mobilitando a livello locale: abbiamo attivato in pochi giorni uno sportello con Fidindustria per assistere le imprese in difficoltà e uno sportello dedicato con Equitalia per far fronte alle situazioni più difficili. Stesso discorso con la Cassa edile, impegnata anch’essa a fronteggiare l’emergenza».
Certamente gli scandali e le corruzioni nel settore che la cronaca ha raccontato in questi mesi, non ha giovato al rilancio dell’edilizia, anzi ha creato un senso di sfiducia sia verso gli operatori, sia da parte dell’opinione pubblica. Una conseguenza immediata è stata la maggiore burocratizzazione delle procedure, con l’aumento dei controlli e la farraginosità divenuta eccessiva.
«Il sistema economico pugliese ha nell’edilizia uno dei pilastri fondamentali – dice Angelo Bozzetto, presidente facente funzione di Confindustria Puglia e imprenditore del settore delle costruzioni – per cui una crisi in questo campo ha ripercussioni sull’intera economia regionale. Se non si interviene subito sbloccando i pagamenti e avviando infrastrutture ed appalti pubblici, riaprendo il canale dei mutui a vantaggio dell’edilizia privata, si rischia una debacle del settore con centinaia di persone che perdono il posto di lavoro. Le imprese stanno resistendo alla bufera, ma non si sa fino a quando potranno restare sul mercato. Ecco perché chiediamo alla politica atti concreti sbloccando i fondi e intervenendo sul sistema bancario che fino a ieri ha “goduto” oltre il consentito dei vantaggi di un settore ad alta redditività (ieri c’era la corsa a finanziare le imprese) e oggi non può chiudere le porte anche a imprenditori onesti, che offrono garanzie di serietà.
A questa situazione di stretta creditizia si aggiungono le vessazioni di Equitalia che stanno creando un circuito pericoloso con grande difficoltà per gli imprenditori a mantenere in piedi le aziende e a mantenere i livelli occupazionali. Comprendiamo i vincoli di Basilea 3 per le banche, ma non si può uccidere l’economia per mancanza di flessibilità rispetto alle norme europee. A livello regionale abbiamo aperto un tavolo di confronto con Equitalia, ma anche con la Regione Puglia, che soffre anch’essa dei vincoli del patto di stabilità, stiamo avviando un percorso comune per affrontare l’emergenza e la grave congiuntura economica. Ci auguriamo che il nostro impegno, porti a risultati concreti. Ma è il governo che deve dare segnali immediati, con politiche di sviluppo e crescita prima che sia troppo tardi».
La Gazzetta del Mezzogiorno – Economia – 17.5.2012