FELICE DE SANCTIS
NEW YORK - Pericolo scampato, ma vacanza rovinata. Passa la paura e subentra la rabbia per i giorni perduti e i voli cancellati, che impediscono a molti pugliesi di rientrare in Italia. Il terribile uragano Irene che poteva portare disastri a New York e' passato quasi inosservato alle prime ore del giorno con forte vento e piogge. I meteorologi lo hanno già declassato a tempesta tropicale.
Gli alberghi cominciano a svuotarsi, i turisti escono piano piano per strada: prima i più "coraggiosi" e poi via via tutti gli altri. Ma fuori e' sempre il deserto: negozi chiusi, trasporti bloccati ad eccezione dei taxi che beneficiano dell'assenza di mezzi pubblici, azzerando i tassametri per praticare tariffe forfettarie, anche di 10 dollari a persona, prendere o lasciare: business is business, il motto della Grande Mela favorisce la speculazione. E così vedi le auto gialle girare vuote, perché la gente preferisce andare a piedi, piuttosto che piegarsi a questa richiesta. Del resto, cosa fare con musei, gallerie, ristoranti tutti chiusi (ad eccezione di qualche cinese). Serrate anche le stazioni ferroviarie dove si potrebbe sempre rimediare un mezzo shopping. L'unica prospettiva per non restare ammassati in hotel, e' quella di fare una passeggiata in questa Grande Mela forzatamente spenta da una prudenza delle autorità oggi forse considerata eccessiva, ma comprensibile. Dopo tragedia di New Orleans con l'uragano Katrina arrivato quasi nello stesso periodo, fine agosto 2008, il presidente Obama non voleva correre rischi di fronte a fenomeni della natura sempre imprevedibili.
Girando per la città dopo la "tempesta", abbiamo notato un grande movimento di decine auto in centro attorno al grattacielo Axa: pompieri, polizia, ambulanze, tutti i mezzi di soccorso si sono precipitati sul posto. Sembrava che Irene avesse fatto la sua vittima. In realtà era un falso allarme, finito poi con foto con i turisti appena usciti dagli alberghi e accorsi numerosi al suono delle sirene.
La città si e' rianimata di gente, la lunga notte di paura e' passata e tutti cercano di scaricare lo stress di questa attesa trascorsa a guardare dalle finestre la luce del giorno che pian piano si spegne e che il vostro cronista ora può raccontarvi.
Nelle strade ieri sera hanno circolato solo taxi, ambulanze, macchine dei pompieri e della polizia, e di qualche privato, incosciente o temerario. Un'atmosfera da coprifuoco che ha reso l'attesa ancora più snervante, nelle hall degli alberghi non attrezzati per l'emergenza e trasformati in bivacchi, come le stazioni ferroviarie o gli aeroporti durante gli scioperi. Si cenava seduti per terra (non c'erano poltrone sufficienti per tutti), con qualche panino rimediato nei pochi negozi rimasti aperti. Ci si interrogava su come potrebbe essere il "mostro" della natura in arrivo e si guardavano tutte le simulazioni grafiche offerte dalla Cnn e dalle altre reti tv americane. L'argomento del giorno si offriva alle più fantasiose interpretazioni e, come nelle partite di calcio, diventavano tutti esperti di "hurricane", rigorosamente pronunciato in inglese, per non dimenticare di essere in Usa. C'e ' stato anche chi ha scommesso sull'uragano e qualche temerario che si e' avventurato per strada per "conoscere" da vicino la terribile Irene. Dall'alto dei grattacieli, si guardava giù la città che si addormentava e che si sarebbe svegliata con lo scampato pericolo.
Nessuno sapeva quanto sarebbe durato ancora, mentre dalle tv, gli esperti spostavano sempre in avanti l'ora dell' "impatto". E l'ansia cresceva, col nervosismo di chi vedeva un'altra giornata persa nella hall di un albergo. E i pugliesi sono apparsi i più ansiosi di tutti. Vacanza rovinata per qualcuno, terminata in anticipo per qualche altro, rinviata per altri ancora rinunciando a qualche giorno del programma, perché la situazione non potrà tornare alla normalità prima di lunedì sera.
Che aspetto strano, spettrale ha ora New York, irriconoscibile questo sabato sera, quasi surreale, anche per il fumo che fuoriusciva dai sotterranei della metropolitana e si perdeva nella fitta e costante pioggia, che sembrava annunciare l'arrivo di Irene. Piove, piove, piove, e tutti dietro i vetri delle case o degli alberghi guardavano curiosi all'esterno delle loro "prigioni" nelle quali si era forzatamente rinchiusi per paura della tempesta. Ci si consolava con decine di computer che spuntavano in ogni dove, grazie al collegamento wi-fi: sono stati soprattutto i giovani ad ammazzare il tempo con Facebook, il social network protagonista di queste ore, per raccontare sensazioni e timori ad amici lontani.
E così si e' fatto tardi, nell'attesa di incontrare Irene, poi si e' crollati per la stanchezza e si andati a dormire. Nella notte il terribile "mostro" e' passato quasi inosservato, graziando la città che non dorme mai e che per una notte aveva scelto di dormire per paura.
Ma oggi e' un altro giorno, la vita continua con la sua confusione, i suoi rumori, i suoi stress da traffico, ma tutto sommato più accettabili di un lungo ansioso silenzio di una notte di paura.
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La Gazzetta del Mezzogiorno 29.8.2011