Tutti s’offrono
In vista della campagna elettorale per le politiche e le amministrative, il «gregge» comincia a muoversi. Si vota il 13 aprile e la geografia politica è destinata a cambiare
15/02/2008 18:09:00
E così il giorno tanto atteso è arrivato: al voto, al voto! Come speravano in tanti nel gregge. E tanti soffrono perché temono di non ritornare sulle ambite poltrone, mentre tutti s’offrono per un posto in lista e soprattutto nella speranza della sistemazione futura. Al momento in cui andiamo in stampa il quadro politico delle candidature e delle alleanze non è ancora definito, anche se appare ormai certa la ricandidatura al Senato del sindaco Antonio Azzollini che si dimetterà e non potrà ripresentarsi al Comune (come in cuor suo sperava) perché l’election day, la decisione del governo di fare in un’unica tornata le politiche e le amministrative, lo ha spiazzato e costretto a scegliere. Intanto pochi si sbilanciano anche in attesa delle decisioni dei loro referenti romani. È il caso, in particolare, di Lillino Di Gioia (nella foto) che attende le decisioni che prenderà Mastella per l’Udeur. Lillino sa bene che si gioca l’ultima partita se decide di ritentare la scalata a Palazzo Giovene, dopo il fallimento delle scorse elezioni dove guidava un centrosinistra che non lo ha appoggiato fino in fondo. C’è da dire che questa volta Lillino è stato doppiamente fortunato, perché le elezioni amministrative anticipate, gli permettono di realizzare subito il suo progetto di grande centro e l’impossibilità di Azzollini a ricandidarsi, toglie dal gioco un pericoloso avversario. Questa situazione rende anche meno vincolanti le attuali alleanze nel centrodestra. Cerchiamo perciò di delineare il quadro completo della situazione, che vedrà la geografia politica attuale completamente sconvolta. Partiamo dal partito di maggioranza relativa, Forza Italia, che ha non poche gatte da pelare con la rinuncia di Azzollini alla carica di sindaco. La soluzione più facile per il leader locale di F.I. è quella di candidare una persona di fiducia, magari anche un parente come potrebbe essere il fratello Nicola, presidente della Cattolica Popolare e già assessore nelle giunte di centrosinistra negli anni Settanta. Non è da escludere nemmeno la candidatura del cognato Pietro Centrone (già candidato sindaco in passato) che, ha dichiarato a Quindici di «non essere candidato nemmeno al condominio del suo palazzo», ma non è detto che, in caso di necessità, non ci ripensi. E poi, si sa, in questi casi smentire è la regola. Fra i due cognati ci sono stati anche contrasti in passato, ma “la ragion di Stato” in questo caso potrebbe prevalere. Resta sempre in piedi la prima ipotesi avanzata da Quindici, quella della candidatura del presidente del consiglio comunale, Ninnì Camporeale di Forza Italia, ma in questo caso dovrebbe rinunciare alla probabile corsa alla Regione, alla quale aspira. Ipotesi più debole è quella che vedrebbe Giusy De Bari in pool position. Ma non è escluso un candidato outsider, di cui oggi è difficile fare il nome. E la partita non si presenta delle più facili. Cosa farà Mimmo Corrieri, che rivendicherebbe il “premio“ per aver “fatto fuori” Enzo de Cosmo e tutto il suo Movimento? Rimasto senza partito, rischia di restare senza voti, soprattutto ora che lo stesso ex sindaco e già parlamentare ha deciso di scendere in campo come capolista del movimento “Molfetta prima di tutto”. Enzo de Cosmo ha già fatto partire una denuncia contro Corrieri per essersi appropriato, a suo parere, del simbolo e ha chiesto anche il risarcimento dei danni. Dulcis in fundo, c'è Carmela Minuto (Udc), che rivendica con forza, anche a prezzo di qualche litigata violenta con il primo cittadino, la sua visibilità e soprattutto la possibilità di candidare una donna (lei) al vertice della città. Altrimenti minaccia di passare al Grande Centro di Lillino Di Gioia. A questo movimento potrebbe aggregarsi anche An, partito scontento per la mancata sostituzione dei due assessori “ribelli” Mauro Magarelli e Annamaria Brattoli: gestire la campagna elettorale in una posizione di forza, non è un fattore a cui si possa rinunciare facilmente. Sempre sul fronte della destra, l'ex assessore di An, Mauro Magarelli potrebbe fare da catalizzatore per alcune alleanze più allargate che coinvolgerebbero anche l'Udc e i socialisti. Ma questi ultimi hanno già il loro candidato sindaco, Tommaso Minervini, al quale non dispiacerebbe bissare la precedente esperienza, magari aggregando oltre l'Udc anche l'Udeur e qualche frangia scontenta del centrodestra. E aggiungere al «gregge» anche i repubblicani di Pietro Uva. Sul fronte del centrosinistra le cose sono altrettanto complicate, tenuto conto che il Partito Democratico non ha avuto il tempo di consolidare la propria presenza sul territorio e deve optare per un candidato nuovo e credibile. Tramontata l'ipotesi di Mimmo Cives, ventilata qualche giorno fa, non resta che la candidatura di Mino Salvemini (Nino Sallustio non sembrerebbe disponibile a ripetere la negativa esperienza del passato, anche se l'ex partito della Margherita non rinuncerebbe a cuor leggero a proporre un proprio candidato, considerata la sua maggiore presenza nel Pd rispetto all’ex Ds). Giovanni Abbattista, portavoce e segretario in pectore del Pd, al suo esordio in politica, difficilmente potrebbe scendere in campo, ma non è escluso che possa rappresentare il volto nuovo che caratterizza il Pd. Ma qui la partita è ancora tutta da giocare proprio perchè il Pd è ancora in fasce. Non c’è neanche il tempo di organizzare le Primarie, ma, tutto sommato, per il Pd è la soluzione migliore, perché può evitare il pericolo che venga fuori un candidato sindaco non gradito all’intera coalizione, col rischio di una nuova sconfitta, in una situazione non facile di attuale oggettiva debolezza. Sul fronte dell’Arcobaleno, il partito della sinistra antagonista, tutto tace. Nell’improbabile ipotesi che dovesse andare da sola potrebbe giocare la carta della candidatura di Antonello Zaza, assessore provinciale ed ex consigliere comunale. Difficile pensare che, come avverrà a livello nazionale, il Pd possa correre da solo a Molfetta. Determinante sarà la scelta dell’assessore regionale Guglielmo Minervini. Ma c’è anche l’incognita Franco Visaggio: che farà l’ex assessore comunale eletto con il centrodestra alla Regione e passato poi col centrosinistra di Vendola? Ma il ritorno di Tommaso Minervini, col quale sembra aver ripreso i rapporti di un tempo, potrebbe farlo optare per una scelta di campo di questo tipo. Non si conoscono ancora le strategie che vorrà mettere in atto Tommaso Minervini per essere eletto ancora una volta alla guida della città: se un’alleanza trasversale tra le forze socialiste, che lo sostengono e il cosiddetto grande centro di Lillino Di Gioia (Udeur), dell’Udc (ma la Minuto non rinuncerà facilmente alla sua aspirazione a fare il sindaco) e forse anche di An, in forte dissenso con Azzollini oppure se chiedere l’appoggio anche del neonato Partito Democratico, sostegno molto improbabile. Non è da scartare nemmeno un possibile accordo tra i due Minervini, che spiazzerebbe tutti i giochi dei partiti minori. Ad avere seri problemi con la discesa in campo di Tommaso Minervini sarà il partito di Azzollini, Forza Italia, che resterebbe da solo e quindi si configurerebbero tre grossi Poli: Tommaso, Forza Italia e Partito Democratico. E lascerebbe fuori la sinistra Arcobaleno. Insomma, nessuno ha la vittoria in tasca, nemmeno chi ritiene che la strada sia in discesa e vede tutti i sondaggi favorevoli. E, intanto, tra chi soffre e chi s’offre, lo spettacolo va a cominciare. Quindici 15.2.2008
Felice de Sanctis
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