Si comincia il nuovo anno sempre con gli auspici migliori e le speranze di cambiamento in senso positivo della propria vita e di quella della comunità. Dopo il bilancio consuntivo dell’anno precedente, è d’obbligo quello preventivo, cominciando a riempire il libro dei buoni propositi.
Lo ha fatto anche il sindaco Antonio Azzollini e la sua amministrazione di centrodestra, ma, contrariamente a quello che abbiamo rimproverato al suo predecessore, di vedere una città ideale che non c’era, il buon Tonino è più realista, non immagina quello che non c’è (tranne il porto), ma si accontenta di quello che c’è. Nella sua vena un po’ populistica, il sindaco-senatore, per non scontentare nessuno, tende a conservare (anche il peggio) più che a innovare, a costo di ignorare i problemi. Questo ci sentiamo amichevolmente di rimproverargli. E la vicenda delle esplosioni, mai così violente, nella notte di San Silvestro, ne sono una dimostrazione: per Forza Italia non è successo nulla, sono state accese solo delle innocue fontanine (emblematica è la vignetta del nostro Michelangelo Manente).
Analizziamo meglio la situazione complessiva, provando a guardare la città dall’alto. La prima cosa che si nota sono i cantieri diffusi: la città cresce, le aree urbane aumentano, ma è una crescita disordinata, senza un progetto complessivo e soprattutto razionale dal punto di vista urbanistico. Per non parlare dei servizi, assolutamente inesistenti, mentre solo ora, a costruzioni avvenute e a insediamenti familiari completati, si comincia a parlare di un piano dei servizi. Ci chiediamo perché Molfetta si porta dietro questo triste destino, di dover realizzare a posteriori le opere di urbanizzazione, mentre negli altri Comuni questa è una prerogativa prioritaria: si fanno prima le strade, le reti idriche, fognarie, elettriche, quella del gas e quant’altro e solo dopo aver completato le strade e i servizi, la gente va ad abitare. È il prezzo da pagare, da sempre, alla lobby edilizia?
Perché ci si deve arrangiare, in attesa di tempi migliori, che sono sempre troppo lunghi, costringendo tutti a vivere tra i disagi. Insomma, si specula sul bisogno di case, si vende sulla carta e si costringono le famiglie ad andare a vivere in zone che sembrano cantieri ancora aperti. E parliamo di servizi minimi, non del cosiddetto «arredo urbano», un termine quasi sconosciuto per la nostra città.
E passiamo agli altri cantieri, quelli del centro, dove si è scelto di rifare le piazze, anche dove era inutile: perché, con quali obiettivi concreti? A che servono oggi le piazze, se non si crea prima l’aggregazione? Oggi la gente non riesce più a socializzare, è questo il vero dramma e un’amministrazione comunale dovrebbe preoccuparsi di questo prima di investire soldi (questa spesa per l’assessore Mimmo Corrieri, preoccupato delle finanza comunale in dissesto, non è considerate superfua) in qualcosa che verrà abbandonata all’incuria e all’opera demolitrice dei vandali.
E qui tocchiamo un altro nervo scoperto della città: l’assoluta mancanza di vigilanza e controllo e soprattutto di sanzioni da parte della polizia municipale, complice anche la ristrettezza dell’organico, ma anche una scarsa capacità deterrente. Anche in questi casi, è meglio lasciare tutto così com’è, far finta di nulla, evitare contrasti o scontri impopolari che incidono negativamente sul piano elettorale. Anche a rischio di ciò che è avvenuto durante i mondiali, quando bande di giovinastri l’hanno fatta da padroni al lungomare, divenuto da tempo terra di nessuno, quasi “dato in concessione” a bande di giovinastri intoccabili e impuniti, come avviene tuttora a piazza Paradiso.
Sulla sporcizia della città non ci fermiamo, lo abbiamo fatto tante volte, che è inutile ripetersi, anche se questo argomento va inserito nell’agenda del sindaco (e anche in quella dei cittadini chiamati ad essere più civili e responsabili).
Altro argomento importante, sul quale si sta facendo tanto chiasso (col rischio che alla fine resti tutto come prima), è quello dell’ospedale. I primi a sollevare il problema sono stati Lillino Di Gioia e i suoi amici dell’Udeur. A ruota il Partito Democratico si è accorto che era un argomento al quale i cittadini erano sensibili e si è mobilitato per chiedere anch’esso che il nostro nosocomio non fosse declassato a livello regionale. Avuta assicurazione dal commissario regionale della Asl di Bari, Lea Cosentino, che non ci sarebbe stata alcuna penalizzazione, il Pd si è precipitato a inondare i media di comunicati stampa per contestare gli «amici» dell’Udeur (che a Roma stanno nel centrosinistra e a Molfetta non si capisce ancora dove) e dire che il nosocomio sarà rilanciato. Temendo di essere scavalcati, gli «uderini» si sono affrettati a chiedere un consiglio comunale ad hoc per protestare contro la penalizzazione dell’ospedale. Risultato finale: zero. Eppure il nostro ospedale e il suo personale stanno facendo grandi sforzi (e va dato atto che questo avviene con successo), per dimostrare di essere un centro che merita la fiducia dei molfettesi, senza costringerli a vagare per gli altri ospedali della provincia, almeno per i reparti che a Molfetta sono presenti e funzionano. Insomma, anche questo è un argomento dell’agenda molfettese per il 2008.
Potremmo continuare ancora, ma avremo occasione, nel corso dell’anno, di affrontare i vari argomenti. Vogliamo solo porre un accento sulla rissosità politica all’interno del centrodestra che ha visto prima lo scontro all’interno di An, con l’abbandono di assessori e consiglieri, poi la furibonda lite del sindaco con la sua vice Carmela Minuto sulla gestione dell’Asm (per risanare i conti, il Comune è stato costretto a ceder immobili alla municipalizzata) affidata all’Udc. Infine la richiesta di dimissioni degli assessori di Alleanza nazionale, Mauro Magarelli e Anna Maria Brattoli, da parte del presidente cittadino del partito Francesco Armenio, che non si sente rappresentato in giunta da due ex. E la contestazione del sindaco, tutta interna al centrodestra, è esplosa in modo eclatante qualche giorno fa, con l’esposizione in pieno centro, a Corso Dante, ancora sulla muraglia di fronte alla Cattedrale, di un lenzuolo gigante, in cui si è letto per un’oretta, prima che fosse rimosso: «Molfetta ha votato la destra!! Siamo stanchi della dittatura di Forza Italia e del sindaco».
Insomma, non sembra cominciato bene l’anno per il sindaco Azzollini che, in compenso, ha rimediato due consiglieri comunali in più per il suo partito (portando a 13 la sua rappresentanza): Giovanni Mezzina e Luigi Roselli, i fuorusciti ed espulsi dal Movimento «Molfetta prima di tutto» di Enzo de Cosmo, che ha perso anche l’assessore di riferimento, Mimmo Corrieri.
Inizio d’anno magro anche per il centrosinistra con questo Partito Democratico ancora in fasce, che avanza lentamente, con scarsa visibilità e soprattutto con poca presenza fra la gente.
Sembra che la politica a Molfetta si faccia, ormai, solo con comunicati stampa, per la gioia di qualche foglio locale da «copia e incolla» e di siti internet che si moltiplicano come funghi: senza rischi, con pochi contenuti, nessuna opinione e molte veline. Non è una bella prospettiva anche per l’informazione che, anziché fare inchieste e approfondimenti, diventa megafono del Palazzo e del suo ufficio propaganda a costo zero. Non è la quantità quello che conta, ma la qualità e questo vale sia per la politica, sia per tutto il resto. Molfetta appare sempre più, parafrasando Robert Musil, una città senza qualità. L’augurio che facciamo al sindaco e soprattutto a Molfetta è proprio quello di tornare alla qualità di una volta, per fermare il degrado in atto, che appare inarrestabile.
Quindici 1.1.2008
Felice de Sanctis