No degli imprenditori a sanzioni più dure: meglio più controlli
Preoccupazione a Molfetta e dintorni
06/03/2008 23:02:00
Felice de Sanctis
Fra gli imprenditori di Molfetta in questi giorni, dopo la tragedia della Truck Center, il problema della sicurezza è l’argomento del giorno.
«Noi ci adeguiamo alle norme con grandi sacrifici, compriamo il materiale, ma poi è difficile riuscire a convincere gli operai ad utilizzarlo», dice Nino Spezzacatena, titolare della ConfSud un’azienda di confezioni che esporta all’estero: «Siamo subissati da norme di adeguamento, da continui aggiornamenti che creano il malcontento fra gli imprenditori - aggiunge - perché costringono ad accumulare debiti e poi magari ci scappa l’incidente e anche se, è dovuto a distrazione o a superficialità dei lavoratori, siamo noi a pagare i prezzi più altri. Nella nostra azienda abbiamo guanti d’acciaio per i tagliatori, ma quanti li usano? Perfino le protezioni di plastica in caso di rottura degli aghi delle macchine da cucire che potrebbero schizzare negli occhi, vengono sistematicamente rimosse. È una continua battaglia, mentre servirebbe una maggiore educazione del lavoratore».
Anche Michele Murolo, piccolo imprenditore, partito come operaio e oggi titolare con un altro socio di due aziende del settore della meccanica di precisione, ReMec e DueA, esprime le stesse preoccupazioni: «Le leggi che ci sono vanno bene, anche la 626, ma la difficoltà sta nel farle applicare e soprattutto nei controlli spesso non realizzati in maniera adeguata. Noi forniamo guanti, scarpe, occhiali a norma, ma gli operai non le usano e non abbiamo noi imprenditori la possibilità di sanzionarli, mentre, in caso di incidente rispondiamo penalmente. Per avere le certificazioni di qualità dobbiamo dotarci di queste attrezzature, ma poi senza controlli, tutto diventa inutile».
Secondo i fratelli Gianni e Onofrio Gaudio della Spazio Design, l’arte di lavorare il legno, c’è una crisi di formazione, a cui si aggiungono i costi elevati dell’adeguamento alle norme di sicurezza. «Il governo, invece di inasprire le sanzioni - dice Gianni Gaudio - perché non pensa a contributi per le piccole imprese sul fronte della sicurezza. Del resto quando vengono gli ispettori, trovano sempre qualcosa che non va, anche se noi cerchiamo di applicare le norme alla lettera. E questo sia perché c’è la convinzione che non siamo in regola, sia perché le norme sono poco chiare e vengono interpretate in modo sbagliato: perfino una targa sulla toilette messa in modo sbagliato, può comportare una multa. Ma serve una cultura da parte degli imprenditori per fare capire loro che investire in sicurezza, è indispensabile in un Paese civile».
E sempre in tema di cultura, interviene Vincenzo Ciccolella, amministratore delegato dell’omonima società florovivaistica, quotata in Borsa: chi non ha la cultura dell’industria, queste cose non può capirle. Ma anche i controlli vanno fatti in maniera mirata: «Non serve fare una ispezione a settimana alla stessa azienda che ha dimostrato di essere sempre in regola e soprattutto di non aver mai avuto incidenti (il Gruppo Ciccolella, ha zero incidenti sul lavoro), mentre vengono trascurate quelle che sono state già segnalate per infortuni e irregolarità».
Tutte considerazioni condivise dal vertice della Confindustria pugliese: «vengono controllate più le imprese che sono in regola - dice Nicola De Bartolomeo, presidente di Confindustria Puglia - che quelle in nero. Occorre invece battersi per la prevenzione e l’educazione fin dalla scuola elementare per radicare una cultura della sicurezza, che sarà naturale applicare una volta entrati nel mondo del lavoro. In Lombardia imprenditori e sindacati hanno sottoscritto un patto per la sicurezza, lo faremo anche in Puglia creando incentivi per le imprese come riduzione dei premi Inail e dell’Irap. La formazione è fondamentale, una mano in tal senso può venire dai comitati paritetici, già presenti nell’edilizia. Questa sono le cose da fare, senza farsi prendere dall’emotività del momento».
La Gazzetta del Mezzogiorno - 6.3.2008 - in primo piano pag. 3