Mutui a rischio: temporale estivo o vera crisi?
12/08/2007 23:11:00
di Felice de Sanctis
È un temporale di ferragosto arrivato all’improvviso a turbare le vacanze degli italiani. La crisi dei mutui immobiliari americani che ha scosso le Borse mondiali può rivelarsi come il classico temporale estivo di breve durata oppure avere effetti di più lunga durata con inondazioni e frane di vasta portata.
Mentre è in corso l’esodo ferragostano, si cerca di rimuovere una preoccupazione che è reale, se si considera che un rapido sondaggio fatto da Sky Tg 24 fra le preoccupazioni estive dell’82% degli italiani ci sono al primo posto i timori del cosiddetto «effetto domino» della crisi Usa e teme per le proprie tasche, preoccupazioni che precedono perfino quelle del caro-benzina e degli incendi.
La Banca d’Italia venerdì, dopo il crollo delle Borse, si è affrettata a tranquillizzare i risparmiatori, ma il bombardamento delle notizie che provengono da oltreoceano, non fa dormire sonni tranquilli agli italiani, soprattutto perché pochi hanno capito la natura della crisi. E, la scarsa conoscenza delle situazioni, rischia di alimentare il panico.
Vediamo di chiarire da cosa nasce questo «temporale» finanziario.
A provocare quello che sarebbe diventato un disastro annunciato, è stata la corsa ai mutui immobiliari da parte delle famiglie americane, favorito dal basso livello dei tassi che nel 2004 è sceso all’1%, praticamente quasi gratis. Il problema è stato quello di concedere questi mutui ipotecari detti «subprime» a clienti ad alto rischio e già insolventi, che sono stati addirittura incoraggiati a indebitarsi.
Le banche americane hanno poi «cartolarizzato» questi mutui, cioè li hanno trasformati in obbligazioni, titoli e altri prodotti finanziari che hanno venduto su altri mercati ad investitori alla ricerca di rendimenti alti su titoli a rischio. Basti pensare che un anno fa investire in mutui ipotecari a rischio rendeva il 7% più dei Bot, mentre oggi il differenziale è del 18%.
Quando i tassi sono arrivati quest’anno al 5% i clienti col mutuo a tasso variabile non sono riusciti più a far fronte alle rate, anche perché, nel frattempo le case hanno perduto molto del loro valore iniziale, èd è scoppiata la crisi. Le banche, dal canto loro, invece di esercitare l’ipoteca per vendere un immobile di valore inferiore, hanno preferito scaricare su altri investitori e soprattutto sui mercati finanziari (di qui le crisi delle Borse), i rischi che esse si erano assunti. Una gigantesca speculazione, i cui effetti si cominciano a vedere in questi giorni con lo sgonfiamento della bolla speculativa.
L’Italia non dovrebbe essere a rischio anche perché questa pratica è più americana che europea e, sembra, non siano stati molti gli investimenti fatti dai promotori finanziari italiani su questi mutui boomerang.
L’analfabetismo finanziario di molti cittadini può portare a queste situazioni, soprattutto quando ci si affida ai consigli di qualche «amico» di banca o qualche promotore finanziario che ci promette alti rendimenti (occorre sempre diffidare di queste promesse).
Secondo un’indagine della Cgia di mestre l’indebitamento medio delle famiglie italiane (mutui casa, prestiti per l’acquisto di beni mobili, credito al consumo, finanziamenti per ristrutturazioni) hanno toccato a marzo i 14.800 euro, importo rilevante, ma lontanissimo dagli 84.000 euro (dati 2005) degli statunitensi. Ad essere più indebitate sono le famiglie del Mezzogiorno, a conferma della situazione di divario economico esistente con quelle settentrionali.
Accadrà anche da noi lo sgonfiamento della bolla immobiliare, con effetti devastanti per le famiglie? È difficile fare previsioni, soprattutto in un mercato globalizzato, dove la paura a volte diventa essa stessa causa di turbamenti finanziari. Noi siamo ottimisti: l’Italia non è ancora l’America e da noi, pur con il continuo e crescente ricorso al credito al consumo da parte delle famiglie, che non riescono più nemmeno a risparmiare come una volta, c’è sempre una maggiore resistenza a un’indebitamento oltre le proprie possibilità. Secondo gli economisti, un indebitamento ottimale è quello che si mantiene nel limite del 30% del proprio reddito, per far fronte anche ad eventuali imprevisti del mercato.
Una prima valutazione sarà possibile domani alla riapertura dei mercati finanziari: se non ci sarà un crollo a Milano, vorrà dire che la crisi sarà stata in parte riassorbita, anche se resterà una fase di instabilità. Se invece continueranno gli scivoloni, ci sarà seriamente da correre ai ripari.
Comunque sarebbe utile una maggiore cultura finanziaria e un ritorno alle vecchie abitudini di formiche degli italiani, ma sarebbe anche auspicabile una politica di freno alle «cicale», da parte di chi gestisce i capitali e concede talvolta prestiti con troppa facilità garantendosi dai rischi, a prezzo di precipitare l’ignaro e ignorante risparmiatore che ha avuto fiducia in lui.
La Gazzetta del Mezzogiorno - Economia e finanza - 12.8.2007
Felice de Sanctis