Dieci anni sono tanti soprattutto nella vita di un giornale locale osteggiato fin dal suo nascere e che ancora oggi deve difendersi da aggressioni continue. Quando nel lontano dicembre 1994 decidemmo di dar vita a “Quindici giorni a Molfetta” non ci nascondevamo le difficoltà economiche, politiche, di tempo, sociali. Eravamo, però, ottimisti, sicuramente decisi e soprattutto sorretti da grande speranza e buona professionalità, che non ci hanno mai abbandonato nel corso di questi anni. Eravamo pronti anche alle critiche, come scrivemmo allora, non al massacro, come è anche avvenuto.
Ma la nostra costanza è stata premiata: siamo passati dalle 200 copie iniziali alle 2.000 attuali, da 12 a 32 pagine di grande formato, abbiamo creduto anche nell’incognita Internet fin dal primo momento, inserendo il giornale in rete già dal 1996, ottenendo ampi riconoscimenti, quando nemmeno i grandi quotidiani, con le loro enormi risorse, avevano avuto il coraggio di scommettere o credere in quello che si è rivelato un potente mezzo di comunicazione, soprattutto sul piano della libertà e della diffusione delle notizie in tutto il pianeta.
Oggi ci ritroviamo ad essere quasi un piccolo “gruppo” editoriale, anche se su base volontaria, con un mensile (nato quindicinale, ma trasformato dopo pochi mesi, appena ci siamo resi conto che si trattava di una forma improponibile a livello locale) e in sinergia un quotidiano locale in internet, Quindici on line, che sta riscuotendo sempre maggiori consensi, superando gli 8.000 accessi al mese con visitatori da ogni parte del mondo e con proiezioni anche nel nord barese, dove, dopo il fallimento di altre imprese editoriali, ben più forti e quotate della nostra, siamo saldi sulle nostre posizioni e riscuotiamo l’attenzione di amministratori ed enti di quest’area che ci chiedono di ospitare le loro notizie.
Ci siamo riscoperti capacità imprenditoriali che non pensavamo di possedere e soprattutto abbiamo accresciuto notevolmente la nostra credibilità tra le istituzioni, gli operatori economici e i cittadini. Quello slogan “libertà e verità” che ci ha portato a subire aggressioni e insulti fin dal primo numero da parte di un’improbabile concorrenza (ricordate la squallida vignetta del cimitero con la tomba e la croce col nome della nostra testata, che squalificava chi l’aveva pubblicata?) che ricorre perfino agli attacchi giudiziari per distruggerci, inventando false accuse: ognuno si esprime col proprio linguaggio.
Volevamo fare un giornale diverso e pensiamo di esserci riusciti, migliorando anche il panorama complessivo dell’informazione locale. Questo non lo diciamo con presunzione, ma con soddisfazione perché crediamo nel libero mercato e nella concorrenza, riteniamo che dal confronto emerga la qualità e noi su questo piano siamo risultati vincenti, come ormai ci viene largamente riconosciuto dall’opinione pubblica.
Siamo un giornale diverso, certo. Siamo un giornale leader che fa opinione, ma scomodo. Come diceva Papini: “Un giornale non merita di vivere se in ogni numero non dispiace a qualcuno”. Scegliemmo come simbolo un ventilatore, “per smuovere l’aria” e, come dice l’artista molfettese Gaetano Grillo, che ci ha dedicato il bel quadro che vedete in copertina “abbiamo smosso l’aria per 10 anni!”.
E non è poco in una città conformista, abituata alla routine che abbiamo contribuito a scuotere, dando anche voce al Palazzo, che allora era isolato. Allora non c’era lavoro, oggi la zona artigianale e quella industriale sono una realtà. Allora l’edilizia era bloccata e noi esordimmo proprio con un’inchiesta sulla casa, un dossier in cui si parlava di responsabilità di politici e costruttori, di denunce ignorate e di colpevoli silenzi, di giri di affari miliardari e arricchimenti illeciti, di speculazioni, ricatti e rendite parassitarie con l’ombra dell’usura. Nessuno, fino ad allora, aveva avuto il coraggio di scrivere quelle verità.
Oggi assistiamo alle prime condanne di costruttori che pretesero soldi sottobanco dagli acquirenti, anche se non tutta la speculazione è venuta a galla. Affrontammo subito il problema della “pesca senza pace” e dello sfascio della Sanità e della Usl: fummo facili profeti di fronte alla situazione attuale del nostro ospedale condannato al ridimensionamento, anche per quelle situazioni lasciate incancrenire per anni.
Oggi contiamo le 100 copertine, ogni copertina una denuncia: “Cannonate sulla Usl”, “Molfetta frana”, “Un mercato che scoppia” “Chiuso per bombe” e così via.
Ricordo il primo editoriale. In sede di bilanci, occorre sempre guardare indietro a quelli che sono stati i proponimenti e credo che abbiamo mantenuto le promesse restando liberi, con un solo padrone, come scrivemmo allora, i Lettori e a voi oggi dobbiamo dire grazie per un traguardo raggiunto, come ringraziamo gli abbonati, gli sponsor pubblicitari, i titolari delle edicole, la tipografia Ciccolella “Nuovo centrostampa” che pazientemente ogni mese, aspetta l’ultimo minuto utile per permetterci di dare le notizie sempre aggiornate. Questo mensile, infatti, viene fatto quasi col ritmo di un quotidiano, riuscendo talvolta anche a dare “buchi” agli stessi quotidiani. Quanti argomenti sono stati trattati solo da noi, quanti anticipati, quanti approfonditi con inchieste e servizi. E questo grazie ai valenti redattori e collaboratori vecchi e nuovi che mi permetterete in questa occasione di ringraziare pubblicamente per il loro impegno volontario, ma fatto sempre con passione e professionalità che non temono confronti e ci vengono invidiate.
Infine, permettetemi un ringraziamento alle autorità e ai politici. Con loro abbiamo avuto sempre un confronto dialettico, non sono mancati scontri e polemiche, ma sempre con lealtà. Oggi li ringraziamo per aver accolto i nostri suggerimenti, per aver accettato democraticamente le nostre osservazioni che non hanno avuto mai come obiettivo le persone, ma le istituzioni, interpretando istanze di un’opinione pubblica che crediamo di rappresentare, di una società civile che è stato il nostro primo motore e speriamo possa esserlo ancora nei nostri prossimi 10 anni.
Celebriamo questo compleanno a gennaio, perché coincide con la numerazione di questo numero: Anno X, n. 1. Ma fino a dicembre avremo occasione di ricordare questo decennale, con un inserto che troverete ogni mese al centro del giornale, che potrà essere raccolto a fine anno e rilegato. Proporremo anche manifestazioni culturali e dibattiti sulla libertà di informazione, come quello con il giornalista Marco Travaglio, previsto per i prossimi giorni. Gli spazi di liberà e di critica si vanno sempre più riducendo e noi di Quindici a distanza di 10 anni, celebriamo un traguardo raggiunto, ma lanciamo la sfida per i prossimi 10 anni a continuare, con il vostro aiuto, a far girare vorticosamente le pale del nostro ventilatore per smuovere ancora l’aria, come significativamente esprime Gaetano Grillo nel suo quadro con quelle lettere con i colori dell’arcobaleno mosse dal vento per cacciare tutti quei fumi nefasti che stanno appesantendo l’aria della libertà e della democrazia.
QUINDICI - 15.1.2004
Felice de Sanctis