Non ci lasceremo intimidire
15/10/2004 21:32:00
Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e pubblicateli. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. Citiamo questa frase del giornalista-editore americano del secolo scorso Joseph Pulitzer, fondatore dell’omonimo prestigioso premio giornalistico internazionale, perché fornisce un’idea abbastanza chiara di quello che dovrebbe essere il diritto-dovere di chi fa questo difficile mestiere, che molti, in realtà portano avanti in modo molto superficiale, per mancanza di professionalità, ma soprattutto per carenza di etica. I lettori ci scuseranno se questa volta parliamo di noi, avviene raramente, ma quando viene superata la soglia della tolleranza e soprattutto è in pericolo la libertà di opinione di chi vuole raccontare i fatti senza filtri, né condizionamenti con un giornale libero sia dal potere politico, sia da quello economico, un giornale che vive sul mercato e dal mercato ha tratto il suo successo in questi anni, un successo che evidentemente dà fastidio a più d’uno. Come dà fastidio la nostra libertà e onestà (in passato ci fu perfino un importante uomo politico che, con arroganza, ci chiese: “ogni uomo ha il suo prezzo, qual è il tuo?” E noi rispondemmo che l’onestà era un prezzo troppo alto, impossibile da pagare, e rompemmo i rapporti con lui). Ma parlare di noi, vuol dire parlare di voi, perché siete voi gli unici nostri “padroni” e minacciando noi, minacciano anche voi, il vostro diritto democratico di conoscere quello che avviene in questa città e soprattutto “inganni, trucchi, imbrogli e vizi che vivono della loro segretezza”. In questi anni abbiamo dovuto affrontare difficoltà e problemi anche giudiziari, dei quali vi abbiamo tenuto all’oscuro, perché riteniamo riguardino essenzialmente la nostra sfera privata. Fa parte anche questo di quell’etica professionale che altri non conoscono al punto che finiscono per parlare (o meglio sparlare) di vicende altrui che non li riguardano minimamente. Oggi siamo costretti a lanciare l’allarme per alcune situazioni perché crediamo si stia superando la soglia della normale dialettica fra le parti e soprattutto – temiamo – ci sia un disegno occulto o un regista (una volta si sarebbe detto un “grande vecchio”) che dietro le quinte muove le fila di tutto. E si sta creando a Molfetta come in Italia un clima di intolleranza e dispotismo, di rifiuto delle regole e del confronto con le idee degli altri, considerati non avversari democratici, ma nemici da distruggere. In questo clima, da qualche tempo, infatti, vengono messe in atto vere e proprie azioni intimidatorie nei confronti dei giornalisti di Quindici e del giornale, forse nel tentativo di ostacolare il legittimo e sacrosanto diritto di cronaca, garantito (ancora) dalla Costituzione italiana. La strada scelta da alcuni personaggi della politica e perfino dell’informazione è quella della carta bollata, essendo noi inattaccabili sul piano personale o professionale, perché la nostra storia parla per noi. Perciò si utilizza lo strumento della querela come arma impropria e intimidatoria. Siamo stati vittime anche in passato di queste azioni, anche se all’epoca la caratura politica dei personaggi era ben diversa dagli attuali nani. Oggi la metodicità e sistematicità non può non destare il sospetto di una regia tesa ad orchestrare un attacco scientifico e mirato al nostro giornale, proprio in virtù del fatto che ormai da alcuni anni esso ha acquistato autorevolezza, al punto da fare opinione e da essere unanimemente riconosciuto come leader a Molfetta. Ciò che induce al sospetto di un’azione mirata, è il fatto che alcune notizie pubblicate altrove forse con toni più pesanti e anche quasi diffamatori, non vengano perseguite penalmente. Siamo arrivati al punto che chi è in difetto e farebbe bene a tacere, si erge a censore degli altri, ricorrendo addirittura alla magistratura. Alcuni personaggi politici, che si piccano addirittura di rappresentare un partito presente nella maggioranza di governo, dimenticano che l’interesse per le loro persone non è determinato da curiosità morbosa, ma da legittimo diritto di cronaca quando le loro azioni riguardano l’interesse pubblico sia politico che economico, quando attengono alla gestione di un bene pubblico realizzato con il denaro dei cittadini onesti che pagano le tasse. Così si usa la carta bollata per intimorire i giornalisti, comprarne magari il silenzio, per poter fare ogni cosa senza controlli. A denunciare questa situazione è stato tempo fa Beniamino Finocchiaro, in questi giorni elevato alla dignità di personaggio illustre nella galleria storica della nostra città. La mancanza di controlli, porta sempre all’allargamento delle irregolarità e perfino dell’illegalità. Denunciando all’opinione pubblica queste situazioni, chiediamo loro solidarietà assicurando che continueremo a fare il nostro mestiere con serietà e professionalità, come abbiamo fatto per oltre 30 anni, anche su fronti molto più qualificati e significativi come giornali ed emittenti regionali e nazionali. Molti lettori ci hanno spesso incoraggiato: “Se non ci fosse Quindici, tante cose non si conoscerebbero” e in realtà, in questi hanno crediamo di aver offerto un contributo utile, contribuendo a migliorare anche la qualità complessiva dell’informazione locale. Riteniamo che rinunciare a richiedere il diritto di rettifica perfino di fronte a possibili, involontari errori dovuti alla fretta con cui si opera ogni giorno, o ai mezzi tecnici non sempre precisi, come le cronache ampiamente dimostrano, per scegliere la strada della denuncia o della querela, abbia solo come obiettivo occulto quello di intimorirci pur sapendo che solo fra 5, 6 o 7 anni i processi potranno arrivare a conclusione definitiva, quando dell’eventuale reato nessuno avrà più alcuna memoria, col rischio perfino di pagare i danni morali e materiali. A tutti coloro che usano questi mezzi legittimi per usi impropri, inventando perfino accuse smentite dagli stessi loro testimoni, con l’obiettivo di sfiancarci fisicamente e magari finanziariamente, diciamo chiaramente che respingiamo questi veri e propri attentati alla libertà di stampa e di opinione, che denunciamo all’opinione pubblica, riaffermiamo il diritto-dovere di cronaca e il legittimo diritto di critica dei redattori e collaboratori di Quindici, il cui unico obiettivo è quello della cronaca dei fatti, accompagnata dalle opinioni nell’assoluto rispetto di quelle degli altri e della loro libertà. A chi crede di intimidirci (perfino a chi ha paura a confrontarsi sul libero mercato dell’informazione) diciamo che queste azioni non ci indeboliscono, anzi rafforzano la nostra convinzione di essere nel giusto e di servire la verità, come ci ricordava sempre un indimenticabile pastore, e ci spronano ad andare avanti. Del resto non è la prima volta che Quindici e i suoi giornalisti subiscono attacchi e aggressioni verbali e non (insulti, scritte sui muri della città, lettere false e anonime costruite ad arte per diffamare, atti vandalici alla nostra sede e così via). Sono azioni che non fanno onore alla nostra città, dove il senso civico negli ultimi anni è precipitosamente crollato. Come non abbiamo paura delle aggressioni, non abbiamo timore della giustizia, anzi abbiamo fiducia nella magistratura – alla quale, invece, chiediamo noi di indagare a fondo sulle vicende che riguardano la cosa pubblica, impegnandoci a fornire tutti i documenti e gli elementi utili in nostro possesso, perché si possa procedere a far luce su aspetti illeciti ancora nascosti -, perché crediamo che, come è avvenuto in passato, saprà riconoscere la nostra buona fede pur di fronte a possibili involontari e inevitabili errori e sancirà la nostra assoluta libertà nell’esercizio del diritto di cronaca, senza riserve, né dolo, al solo servizio dell’informazione e della democrazia. Ci piace concludere con una frase, anch’essa significativa, che abbiamo citato altre volte, ma che riteniamo, come dicevano i latini (reperita iuvant) utile ripetere: “Se non direte mai cose che facciano dispiacere a qualcuno, non potrete affermare di avere sempre detto la verità” (Albert Schweitzer). QUINDICI - 15.10.2004
Felice de Sanctis
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