Alberto Sordi, un premio alla carriera
La Fondazione Bonino celebra gli 80 anni dell'attore a Messina
24/09/2000 03:40:00

Dal nostro inviato
MESSINA - Spesso la classe imprenditoriale del sud è accusata di non reinvestire gli utili in tecnologia e formazione professionale e soprattutto nelle migliori energie umane della nostra terra, costringendole spesso ad emigrare per cercare quelle affermazioni professionali negate in casa, ma valorizzate altrove. Certo, «nessuno è profeta in patria» (salvo poi a tributare gli onori a un «figlio» diventato celebre), ma il sud – per la carenza di risorse pubbliche ma anche per una certa mentalità privatistica dura a morire che non ha coltivato una cultura d’impresa, preferendo la rendita all’investimento – è rimasto indietro e spesso i suoi talenti migliori per mancanza di fondi sono costretti a ripiegare sull’insegnamento su un posto pubblico. È l’altra faccia del sud assistito. Ma non tutto il Mezzogiorno è così. Lo dimostra il premio Bonino Pulejo di Messina che sfida questa logica assistenzialistica e reinveste gli utili di attività imprenditoriali legati in gran parte all’editoria in una meritoria iniziativa che punta a valorizzare le risorse locali da un lato e dall’altro fornire loro i mezzi per raggiungere livelli di formazione professionale impossibili per chi non possiede redditi elevati. E questo non nell’era della privatizzazione e della cultura liberistica ma ben trenta anni fa quando era assolutamente impensabile la creazione di una Fondazione privata che offrisse borse di studio a giovani neo-laureati per stage di perfezionamento. Nel clima profondamente statalista dell’epoca, Uberto Bonino (imprenditore deputato della costituente e fondatore della Gazzetta del Sud) e sua moglie Maria Sofia Pulejo capirono che la ventata statalista sarebbe presto passata lasciando dietro di se vuoti difficili da colmare. Così, nel 1972 Bonino profondamente convinto di poter coniugare l’efficienza del settore privato con le finalità «sociali» dell’impresa (una specie di Adriano Olivetti del sud), decise di istituire la Fondazione che già nel ’73 assegnò le prime borse di studio per un valore di 24 milioni. Da allora a oggi la Fondazione ha erogato borse di studio per oltre 8 miliardi, da qualche anno la Fondazione, oggi presieduta da Nino Calarco, direttore della Gazzetta del Sud, ha istituito anche un premio internazionale per le lettere, le scienze, le arti e la cultura. Il riconoscimento nelle scorse edizioni è stato assegnato tra gli altri al premio Nobel per l’economica James Buchanan, allo scienziato Luc, Montagnier (scopritore del virus hiv dell’Aids); al sociologo Ralf Darendorf, al maestro Riccardo Muti. In questa 25ª edizione l’ambito riconoscimento è andato all’attore e regista Alberto Sordi «per il suo impegno artistico, la sua capacità di rappresentare con sottile introspezione psicologica e con raffinata ironia l’Italia del dopo guerra, con tutto il suo carico di contraddizioni e di speranze. Sordi – si legge ancora nella motivazione – ha saputo esprimere con grande umanità i pregi e i difetti di un’intera nazione, non dimenticando mai che il cinema può essere, più di altri mezzi di comunicazione, efficace testimone della storia e del costume». «Il nostro ente no profit – ha detto il presidente Calarco nel corso della cerimonia di premiazione nel teatro Vittorio Emanuele di Messina, alla quale hanno partecipato tra gli altri il Ministro dell’Università Ortensio Zecchino, il Presidente della Regione Calabria, il vice Precidente della Regione Sicilia – vive e si potenzia grazie e soprattutto agli utili dei bilanci annuali della Ses editrice della Gazzetta del Sud quotidiano che viene diffuso in due regioni che lo stretto, ma soprattutto la storia e le problematiche dello sviluppo, uniscono. La Fondazione unendo le rendite alle entrate annuali derivanti dal reddito della Ses ridistribuisce i profitti sul territorio di diffusione della Gazzetta del Sud offrendo un modello dinamico di rilievo, restituzione che avviene anche attraverso diverse forme, gli annuali borse di studio ai laureati della Sicilia e della Calabria; la ricerca e l’assistenza sanitaria del Centro Studi Neurolesi; il corso universitario di Informatica tra i primi nati in Italia. Dopo la cerimonia preceduta dalla proiezione di alcuni spezzono di film di Alberto Sordi, c’è stata una simpatica intervista all’attore romano della giornalista Gloria Satta, capo servizio spettacoli del Messaggero. Il popolare attore, che il 15 giugno compie ottant’anni ha annunciato l’istituzione di una Fondazione per giovani artisti e ha rivelato alcuni segreti della sua vita professionale e privata, dalla scelta di non sposarsi e non avere figli «perché ero troppo impegnato con il lavoro»; a quella di scegliere il cinema per la gente dopo essere stato bocciato all’accademia di Filodrammatici «perché non capivo per quale motivo avrei dovuto perdere il mio accento romanesco: gli insegnanti mi rimproveravano di dire "guera" invece di guerra e "fero" invece di ferro. Così la mia scuola è stata la vita». Infine la fede: «sono credente e praticante e questo mi ha aiutato nella vita».

Felice de Sanctis - La Gazzetta del Mezzogiorno
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