La caduta degli dei
15/06/1998 00:13:00
E’ stata proprio la caduta degli “dei” o meglio di coloro che si consideravano degli “dei”, a cominciare dai big Finocchiaro (a lui il termine si addice perfettamente) e Di Gioia, per finire ai Corrieri agli Altomare, ai De Nicolo e a personaggi minori vecchi e nuovi, sempre in cerca d’autore o che speravano di ritornare sulla scena: Ventrella, de Robertis, Mancini, La Ghezza, Troia (che involontariamente ha giocato un brutto scherzo al candidato sindaco Altomare, associando i due nomi sulla scheda fac-simile), Rino Salierno, Matteo d’Ingeo. Insomma la città ha cancellato queste figure e le loro velleità o aspirazioni, dimostrando una maturità eccezionale, che ha sorpreso perfino chi scrive, che non pensava ad una coscienza sociale così avanzata. Questa consapevolezza non può che farci piacere ed è un elemento significativo delle scelte dell’elettorato molfettese che dovrebbe far riflettere tutti. Soprattutto coloro che pensano di fare i conti sull’ingenuità e sulla credulità della gente o sul voto di scambio. I tempi sono cambiati No, cari signori, i tempi sono cambiati non è più possibile “gestire” pacchetti di voti che si possono trasferire da una parte o dall’altra e condizionare a piacimento. E la gente ha dimostrato che non c’è più spazio per chi fa doppi giochi, salti della quaglia, o assume comportamenti politici discutibili, bocciando i vari Salierno, Genchi, d’Ingeo e ridimensionando notevolmente i Visaggio. Sono stati bocciati non solo personaggi in prima fila, ma anche quelli in seconda fila (talvolta anche non candidati), che però hanno avuto un ruolo determinante nelle scelte (sbagliate) del centro-destra, come Pietro Centrone, deus ex machina dell’Unione di Centro o fac totum un po’ confusionari e pasticcioni, all’eterno servizio del capo, come Mario Cantatore. E che dire delle “giovani speranze” che partivano già con una buona dose di arroganza, come Tommaso Poli, che aspira al ruolo che fu di Tommaso Minervini, come delfino o microfono di Finocchiaro, ma che ha rimediato appena 57 voti? Senza parlare di nani, ballerine, pseudo giornalisti, ecc. Non sono serviti a nulla pranzi, cene, festini a go go, concerti, danzatrici brasiliane (quanto spreco di denaro: sarebbe interessante sapere da dove provengono queste risorse). I cittadini, infatti, hanno scelto la partecipazione politica, anche con passione fino a schierarsi in due “fazioni”, quasi novelli guelfi e ghibellini. Un sindaco voluto dal popolo Ecco perché si può tranquillamente affermare che l’elezione di Guglielmo Minervini a sindaco della città è stata voluta dal popolo, non dalle segreterie dei partiti, non dagli ordini di boss o di leader (o presunti tali). Una conferma ci viene dagli oltre 3mila voti di preferenza ottenuti dal candidato dell’Ulivo, voti fuggiti dalle liste del Polo e del Buon Governo, che certamente non rappresentano un successo per i candidati sindaci Annalisa Altomare e Beniamino Finocchiaro (foto), che hanno dimostrato così di non avere voti personali: senza l’appoggio delle liste, non avrebbero raggiunto nemmeno un centinaio di preferenze, come è accaduto a Lillino Di Gioia che con i suoi miseri 150 voti non è riuscito nemmeno ad entrare in consiglio comunale. Certamente questo risultato è frutto anche di una frammentazione di liste (ben 22) che hanno creato una grande dispersione di voti e di questo meccanismo sono rimasti vittime anche due volti nuovi che avevano ben operato nella scorsa legislatura, Nino Sallustio e Dante Altomare, che, invece, andrebbero recuperati. Un altro dato statistico interessante da considerare è quello relativo alla propensione al voto dei molfettesi, cioè alla disponibilità dei cittadini a recarsi alle urne: sono gli elettori del centro-sinistra quelli più portati a votare (più motivati), anche se la maggioranza degli elettori è di centro-destra e in quest’area è compresa la fascia degli indecisi, su cui fa presa il voto di scambio. Inoltre, ancora una volta, Molfetta ha dimostrato di fare storia a sé, votando in controtendenza rispetto al risultato nazionale, che ha visto prevalere il Polo sull’Ulivo: è avvenuto anche alle elezioni regionali, si è ripetuto alle politiche, quando la destra è riuscita a coagulare il maggior numero di consensi. La debacle di Finocchiaro Due parole, infine, sui candidati sindaci Altomare e Finocchiaro. Hanno sbagliato tutto. Finocchiaro lo ha ammesso, parlando addirittura di disfatta, dimostrando onestà intellettuale. Poi, inspiegabilmente due giorni dopo, con un giro di frasi in politichese per giustificare la nuova scelta, ha deciso di appoggiare Annalisa Altomare, “pur non rinunciando alla riserve espresse sulle posizioni politiche e programmatiche delle altre coalizioni” (ancora una volta le nostre previsioni sono state azzeccate). Tutto ciò pur di abbattere il sindaco Minervini. E così - dopo essere stato abbandonato da buona parte delle sue liste, compreso i “fedelissimi” Socialisti uniti contro i quali si è scagliato con la solita veemenza – ha deciso di schierarsi con Annalisa. E ha perso due volte. Perché la città ha votato contro di lui, a favore di Minervini. Inoltre ha fatto perdere voti al Polo, i cui elettori non hanno gradito questo accordo. Insomma, una debacle completa. E’ lui un povero Cristo: è stato costretto ad abbracciare l’altra candidata, definita qualche giorno prima “inetta, burattino nelle mani di Lillino Di Gioia, pupazzo nelle mani di un comitato di affari che va strillando nelle piazze e sulla quale si fanno ironie plebee”... e ci fermiamo qui. Che dire, poi, della patetica riconciliazione con Enzo de Cosmo col quale ha fatto a gara nel tessere elogi delle rispettive amministrazioni. La politica fa questi miracoli, i due personaggi si sono insultati duramente per anni (“suino verticale”, “ippopotamo”: le metafore sugli animali risalgono a quel tempo) e poi, per pura necessità elettorale, si sono abbracciati, con una penosa caduta di stile che non fa onore ad entrambi. E ci dispiace. Finocchiaro, evidentemente, non ha imparato nulla da Salvemini, di cui vanta di considerarsi discepolo: occorre saper uscire di scena con dignità e al momento giusto. Annalisa, candidato debole Pesante sconfitta sul piano personale anche per Annalisa Altomare. Come avevamo sostenuto fin dall’inizio della campagna elettorale, perciò, lei si è rivelata un candidato debole e il risultato elettorale lo ha confermato: non può considerare come propri i voti di lista del primo turno, mentre nella seconda tornata per gli avversari di Minervini è stato giocoforza votarla. Il Polo e il suo candidato hanno sbagliato completamente la campagna elettorale, condotta con aggressività, urlando nelle piazze contro l’avversario, senza proporre programmi alternativi, anzi l’unico merito che si può attribuir loro è di aver copiato tutto (nelle loro fila hanno un maestro del genere). Ma la gente riconosce le patacche. Annalisa Altomare, alla maniera di Vanna Marchi, ha cercato di vendere il suo prodotto urlando e schiamazzando nelle piazze e in televisione in modo quasi isterico, ma le sue parole sono apparse prive di contenuti, più slogan commerciali che discorsi politici. E così è scivolata. Per fortuna che per “i suoi primi 40 anni” le avevano regalato un casco. Il risultato è negativo anche per i due deputati del centro-destra, Amoruso e Azzollini, sconfitti nel loro collegio di Molfetta e Bisceglie, segno che la loro politica non è stata credibile, forse sarebbe ora di cominciare a pensare più alla pensione che alla ricandidatura. In quest’analisi del voto, permetteteci solo un’autocitazione: il sondaggio di Quindici si è rivelato fondato, dalle cartoline dei lettori era emersa la percentuale del 45% per Minervini e del 19% per Finocchiaro, mentre il Polo (c’è stato uno sfasamento col cambio di candidato) era attestato al 33%. E’ la risposta migliore per chi ha denigrato o sottovalutato il sondaggio e che conferma la credibilità del nostro giornale, la serietà dei suoi Lettori che coprono tutte le categorie sociali e politiche. La resa dei conti Ora per il Polo è tempo di resa dei conti. Le prime fratture si sono già manifestate e c’è chi versa sale sulle ferite altrui. Ora ci si augura che in consiglio comunale gli sconfitti riescano a fare un’opposizione costruttiva, ricca di contenuti e non di capricciosi ostruzionismi. Il consiglio comunale che viene fuori da queste amministrative è fatti di personaggi nuovi alla politica, speriamo che accanto alla ventata innovativa riescano a dare un contributo efficace alla massima assise cittadina. Auspichiamo anche che la giunta, la “squadra” di assessori del sindaco sia di buon livello e nel segno della continuità: ci saranno certamente alcune riconferme accanto ai nuovi “innesti”, per dare una svolta definitiva al cambiamento. Già circolano alcuni nomi, ma non li riveleremo, non vogliamo partecipare al toto assessore, finendo nel pettegolezzo. Lasciamo ad altri questo sport a loro più congeniale. Sappiamo che ci sono già delle difficoltà e che le pretese di alcuni costringeranno il sindaco ad una faticosa mediazione. Ci auguriamo che prevalga il senso di responsabilità di tutti: la vittoria è figlia di una coalizione coesa sotto l’Ulivo, occorre, perciò, non tradire il patto con l’elettorato con eventuali beghe opportunistiche. Speriamo che lo stesso sindaco riesca da un lato a far trionfare la politica, quella vera, dopo averle ridato dignità spazzando via corrotti, maneggioni, portaborse, affaristi ecc., dall’altro a non prevaricare le forze politiche con le quali è necessario armonizzarsi sotto il segno dell’Ulivo, che in questi casi è vincente. “La più grande virtù politica è non perdere il senso dell’insieme”, come insegnava il filosofo francese Emmanuel Mounier. QUINDICI - 15.6.1998
Felice de Sanctis
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