Come giocare in Borsa?
Ma è pura illusione arricchirsi dalla sera alla mattina
02/03/1999
Si parla tanto di Borsa in questi giorni e Piazza Affari macina record su record sulla scia dei titoli informatici che stanno trainando tutto il listino. Il grande entusiasmo che sta suscitando il fenomeno spinge molti risparmiatori a chiedersi se non sia il caso di investire sul mercato azionario. Premesso che l’investimento in Borsa non è come quello in titoli di Stato, perché esiste sempre una grossa percentuale di rischio e che è pura illusione pensare di arricchirsi dalla sera alla mattina, cerchiamo di spiegare cosa occorre fare per acquistare azioni, a chi rivolgersi e quanto costa. Insomma come fare per giocare in Borsa. La funzione principale della Borsa è quella di far incontrare la domanda e l’offerta di titoli mobiliari. Le società quotate a Piazza Affari raccolgono così sul mercato i finanziamenti necessari allo sviluppo delle proprie aziende e i risparmiatori hanno a disposizione una serie di alternative (al deposito bancario o ai Bot) sicuramente più remunerative all’impiego del proprio risparmio. Acquistare o vendere titoli sui mercati regolamentati costituisce il nucleo essenziale dell’attività di intermediazione mobiliare. Fino al 1990 per vendere e comprare era necessario rivolgersi agli agenti di cambio, cioè operatori professionali autorizzati dalla legge ad operare in Borsa. Oggi l’agente di cambio - il cui nome deriva dalle lettere di cambio inventate nel Medioevo dai banchieri fiorentini per pagare a distanza le forniture dei tessuti - non può più operare in proprio, ma deve avvalersi di una Sim (Società di intermediazione mobiliare) a cui la legge del 2 gennaio 1991 ha affidato l’esercizio di tutte le attività di compravendita. In molti casi sono società costituite dagli ex agenti di cambio. Le Società di intermediazione mobiliare - Chi vuole investire in Borsa, perciò, deve necessariamente passare da una Sim operando direttamente oppure chiedere a una Sim di raccolta ordini di fare da tramite con una Sim di intermediazione. Il cliente può contattare la Sim attraverso la propria banca. Le Sim sono società per azioni che hanno l’obbligo di possedere un capitale minimo che va dai 600 milioni ai 3 miliardi, sono soggette al controllo della Consob e della Banca d’Italia, il che offre maggiori garanzie legali e patrimoniali. Lo Stato ha regolamentato tutta l’attività di queste società per dare maggiori garanzie ai cittadini. In caso di disputa, l’onere della prova spetta alla stessa Sim, proprio perché la legge tutela innanzitutto il risparmiatore. A tal proposito ogni Sim deve consegnare al cliente un documento («prospetto») informativo sul quale sono riportati tutti i dati essenziali della società, compreso i servizi che offre e i nomi degli amministratori. Le stesse notizie sono riportare sul contratto, di solito definito «gestione di portafoglio», soprattutto quando il risparmiatore affida alla Sim l’incarico di decidere in maniera discrezionale quali titoli comprare o vendere, ma la società deve rendere conto dei risultati ogni sei mesi, secondo i moduli prescritti dalla legge. Il gestore deve rispettare le indicazioni del cliente in tema di tipologia di investimento. Gli indirizzi delle Sim (e dei promotori finanziari) si possono trovare sulle Pagine Gialle alla voce «Agenti di cambio e Società di intermediazione mobiliare» o sulla Guida Monaci alla voce «Finanziamenti, investimenti». Le banche - Gli istituti di credito sono il veicolo tradizionale e più diffuso dell’investimento azionario. Il risparmiatore, infatti, affida alla banca il mandato di acquistare e vendere titoli. La compravendita avviene nei «borsini» sempre per lotti minimi che variano da titolo a titolo e, nell’ordine, occorre specificare il prezzo e anche il livello di quotazione a cui si vuole rivendere. Per questi servizi si paga alla banca una commissione che si aggira in media (ma può variare da istituto a istituto) intorno allo 0,7 per mille: questa quota deve essere sempre specificata nella documentazione di acquisto o vendita. Inoltre occorre pagare bolli e spese per la tenuta titoli, che partono da 100mila lire. I promotori finanziari - Un altro modo per entrare nel mercato azionario è quello di rivolgersi ai promotori finanziari, che sono il braccio operativo delle Sim. Possono lavorare con un vincolo di dipendenza, ma essere anche liberi professionisti che «sollecitano» il potenziale cliente, proponendogli un tipo di investimento. I promotori sono autorizzati dalla Consob e dotati di apposito tesserino e la Sim di appartenenza autorizzata a quest’attività. In molti casi il promotore è l’ex agente di cambio. Fondi comuni - Quella dei Fondi comuni è la strada più facile e meno rischiosa per arrivare in Borsa e soprattutto alla portata anche del piccolo risparmiatore. Anche in questo caso l’intermediatore è una banca, ma può essere anche un «consulente finanziario», una figura non regolamentata, come quella del promotore. Il consulente non è abilitato, infatti, a vendere prodotti finanziari, ma ha il compito di offrire appunto una «consulenza» sui mercati azionari e sui titoli suggerendo gli investimenti più opportuni. Trading on line - E’ la più recente forma di accesso ai mercati azionari. Viene realizzata attraverso la rete informatica, Internet in particolare. A tale scopo sono sorte società ad hoc, delle Sim on line, come la Fineco, del gruppo Seat, protagonista del recente accordo con Tin.it. Chi vuole servirsi di questo canale deve sottoscrivere un abbonamento con queste Sim e operare via Internet. Partito in sordina, questo canale si va rapidamente sviluppando: sono già 45mila i conti on line attivi. E’ la strada preferita da chi vuol fare da sé e ha una sufficiente propensione al rischio. I vantaggi? Costi più bassi di quelli dei borsini bancari: si arriva perfino a pagare solo l’1,5 per mille ad operazione. Ora potete giocare in Borsa. Buon divertimento, ma attenti a non scivolare: può fare molto male.
Felice de Sanctis
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