Allarme tariffe Rc auto. Nella giungla delle tariffe il consumatore è sempre più indifeso: se riduce la soglia di attenzione rischia di subire “stangate” a non finire. Ci sono casi in cui il cittadino non può intervenire per modificare eventuali rincari, come quelli decisi dalle varie Authority (che in teoria dovrebbero tutelarlo) o che riguardano i canoni del telefono, dell’acqua, del gas, dell’elettricità o dello smaltimento rifiuti. In altre, invece, il suo potere di intervento, anche se limitato, esiste e può essere utile a ridurre l’onere dell’aumento. Ma per fare questo occorre essere informati delle novità in arrivo e soprattutto dei mezzi che sono a disposizione per difendersi.
E’ il caso della Rc auto. Stanno partendo in questi giorni, e in qualche caso sono già state inviate, lettere delle compagnie di assicurazione che ci informano: “siamo spiacenti, ma la sua polizza non verrà rinnovata”.
Di cosa si tratta? E’ una disdetta unilaterale del contratto? No, è semplicemente l’ultimo escamotage delle compagnie per aumentare le tariffe, in quanto esse sostengono che è cresciuto il numero dei sinistri e, di conseguenza, i premi vanno adeguati. In realtà, si tratta del solito pianto greco, in vista degli aumenti.
I cittadini più a rischio sono quelli che, non avendo fatto incidenti, pagano tariffe più basse trovandosi nelle prime classi del bonus/malus (un marchingegno diabolico che, anziché agevolare, finisce per penalizza fortemente i cittadini, come abbiamo dimostrato qualche tempo fa, ndr) e quelli che si trovano agli ultimi posti sempre nelle classi del bonus/malus, cioè i cattivi clienti, quelli per intenderci, dall’incidente facile. Insomma, tutti o quasi. Si salveranno forse quelli che si trovano nella fascia intermedia.
Ma non si capisce per quale motivo debbano essere penalizzati proprio coloro che sono stati più diligenti. Quando si corre ai rincari non si guarda in faccia nessuno.
Cosa, in particolare, ha fatto scattare questa corsa agli aumenti? L’avvicinarsi della data del 28 marzo, giorno in cui scadrà il cosiddetto decreto “blocca-tariffe”, che il governo ha imposto alle compagnie per evitare un’escalation di rincari. E così le compagnie si stanno attrezzando con una previsione di aumenti che oscilla dal 4 al 10 per cento. Le associazioni dei consumatori, però, invitano a fare attenzione: gli aumenti potrebbero avvenire anche in modo indiretto, revocando sconti e agevolazioni sulle polizze.
Come comportarsi in questi casi? Occorre innanzitutto non farsi intimorire dalla minaccia di non rinnovare la polizza, perché si tratta di un trucco per mettervi a disagio e proporvi una nuova polizza a tariffe “post-blocco”, senza sconti e agevolazioni. Sulle compagnie di assicurazioni vigila l’Isvap (via del Quirinale, 21 – 00187 Roma), che ha attivato un servizio di registrazione automatica che permette 24 ore su 24 sia di ricevere i reclami (nel 2000 sono stati 25mila, tutti di clienti insoddisfatti e di queste proteste ben oltre il 70 per cento riguardava la Rc auto: ritardi negli indennizzi, disdette arbitrarie, problemi al momento della liquidazione del danno ecc.) sia di dare le informazioni (tel. 06.42133000). Per parlare con un operatore si può, invece, telefonare dalle 10 alle 12 dal lunedì al venerdì.
Cosa consiglia l’Isvap nel caso di proposta di disdetta? L’assicurato, secondo l’Istituto di vigilanza ha sempre il diritto di riproporre lo stesso contratto: non dimentichiamo che la Rc auto è obbligatoria per legge e le compagnie non possono rifiutare a nessuno la stipula di un contratto. Se questo non viene accettato, si può chiedere l’intervento dell’Isvap. Il consumatore può anche revocare il contratto, rivolgendosi ad un’altra compagnia. E’ vero che molte compagnie hanno fatto una specie di “cartello” dei prezzi, tant’è che hanno ricevuto multe miliardarie dall’Antitrust, l’autorità che tutela la concorrenza. Ma ci sono margini per trattare. A nessuno conviene perdere un cliente. Perciò, occorre essere psicologicamente preparati ad un confronto considerando di non essere la parte più debole, ma in certi casi, la più forte.
I rincari, comunque, potranno scattare dalla prossima scadenza, per cui chi ha rinnovato da poco la polizza, dovrebbe stare tranquillo almeno per un anno e denunciare eventuali richieste di rincaro che si configurerebbero come abusi. L’Isvap ricorda che la compagnia ha l’obbligo di avvisare il cliente almeno 60 giorni prima della scadenza: se questo non avviene, si può chiedere il rinnovo alle stesse condizioni. Il cliente ha 30 giorni di tempo per comunicare la volontà di non rinnovare il contratto con quella compagnia: se questa comunicazione non viene fatta, però, scatta automaticamente l’aumento, in virtù della norma del silenzio-assenso.
Ci sono, però due eccezioni: nel caso in cui la compagnia ha previsto di affiggere presso la propri agenzia le nuove tariffe, senza comunicarle di persona, vale il principio contrario, quello del silenzio-dissenso, cioè si può sciogliere il contratto senza rispettare il termine dei 30 giorni; l’altra eccezione riguarda un rincaro superiore al tasso di inflazione programmato (nel 2001 è fissato nell’1,7%), anche in questo caso è possibile disdire il contratto in qualsiasi momento tramite lettera raccomandata a/r, ma anche attraverso una semplice comunicazione via fax alla sede dell’agenzia.
E l’assicuratore ha l’obbligo di concedervi il nulla-osta, cioè il documento di rischio (quello che attesta gli incidenti fatti) che serve ai fini della valutazione del bonus/malus.
Un consiglio: conviene sottoscrivere l’assicurazione entro il 28 marzo per sfuggire ai rincari: i prezzi devono essere bloccati fino a quella data. Ma attenti alle volpi.
Felice de Sanctis - La Gazzetta del Mezzogiorno