Banca 121 addio al marchio?
Dopo l’acquisizione da parte del Monte dei Paschi di Siena
17/09/2000 19:23:00
Un saggio della borghesia salentina ama ricordare il caso di Mark Twain. «Un giorno - racconta - il New York Times prese un clamoroso abbaglio, annunciando la morte del celebre scrittore. Letta la notizia, Twain - che madre natura aveva provvisto di ironia - telefonò al giornale e disse: la notizia della mia morte è alquanto esagerata. Ecco anche la notizia della scomparsa del marchio di Banca 121 è alquanto esagerata. Ve lo dico per certo». Il saggio non aggiunge altro, né è possibile scucire una parola di bocca alla «Banca 121», dopo le voci di una possibile vendita del restante 5% delle azioni al Monte dei Paschi di Siena (che possiede già il 95% dell’istituto di credito salentino) e della conseguente scomparsa del marchio. Ma l’impressione è che i giochi, ancora in corsa, non siano terminati e che il marchio della «121», erede diretta della «Banca del Salento», possa essere salvato. Ricapitoliamo la vicenda. Secondo il quotidiano di Siena «Cittadino oggi» il consiglio di amministrazione del Monte Paschi, nella riunione del 14 agosto scorso, avrebbe deciso la definitiva «incorporazione» della banca a causa dei risultati non proprio brillanti dell’internet banking: la possibilità di operare in rete non avrebbe particolarmente entusiasmato i clienti. L’acquisizione del restante pacchetto azionario, comunque, non comporterebbe problemi per il personale: verrebbero confermati i livelli occupazionali, anche i numerosi promotori finanziari verrebbero assorbiti dal gruppo Mps. (Nella foto, l'attrice americana Sharon Stone testimonial della Banca 121). L’operazione di acquisizione della «121» era cominciata nel giugno ’99, quando gli azionisti della banca leccese e in particolare le famiglie Semeraro e Gorgoni, che detenevano i pacchetti azionari più consistenti, avevano chiesto a Mediobanca di valutare le offerte per un’eventuale cessione. Tra i possibili acquirenti c’erano Mediolanum, San Paolo-Imi e Fondiaria. La partita, però, alla fine si giocò tutta fra San Paolo e Mps. Nei primi giorni di dicembre il Monte Paschi presentò la sua offerta di 2mila miliardi di vecchie lire, ma qualche giorno dopo il San Paolo rilanciò a 2.200 miliardi. Quando l’operazione sembrava conclusa, il gruppo senese offrì 300 miliardi in più e si aggiudicò la banca con i suoi 1.800 dipendenti, i 100 sportelli e i 100 negozi finanziari diffusi in tutt’Italia. E il direttore generale della 121, Vincenzo De Bustis,(foto) artefice del successo della banca, passò a dirigere il gruppo Mps. La Gazzetta del Mezzogiorno - 2000
Felice de Sanctis
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